Quella Commissione Onu al servizio della propaganda dei terroristi

Tre commissari dichiaratamente prevenuti contro Israele “dimenticano” di citare Hamas, Jihad, i razzi contro i civili e tutte le proposte di pace rifiutate dai palestinesi

Di Ben-Dror Yemini

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

Si può tranquillamente presumere che il terrorista palestinese che sabato ha gravemente ferito un ebreo a colpi di coltello a Gerusalemme non avesse letto il rapporto della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sulle violazioni dei diritti umani in Israele, Cisgiordania e Gaza che sarà presentato giovedì all’Assemblea Generale. Quel rapporto, comunque, fa parte di una propaganda internazionale che mira a null’altro che demonizzare Israele rendendo un servizio soltanto alle organizzazioni terroristiche come Hamas e Jihad Islamica. Se Israele difendendo la propria popolazione commette “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità”, come sostiene il rapporto, allora per definizione gli attentati terroristici contro gli israeliani sono giustificati.

Tre “attivisti per i diritti umani” e i loro lacchè anti-israeliani hanno presentato il rapporto al Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres dopo un anno di “duro lavoro” svolto dalla Commissione per l’indagare i presunti crimini. Nessuna potenza occidentale ha sostenuto l’istituzione della Commissione, ma un voto a maggioranza dell’Assemblea Generale ha reso possibile la sua formazione.

A differenza di altre Commissioni delle Nazioni Unite, questa è permanente: il che significa che pubblicherà rapporti ogni anno fino a quando non verrà espressamente sciolta. Ciò garantisce un’ottima piattaforma e un reddito ai tre tirapiedi che la compongono e alla macchina propagandistica di Hamas, che ora si ritrova finanziata da un ente internazionale. Pensavamo che l’Onu fosse stata istituita per combattere il razzismo, adesso scopriamo che al contrario lo finanzia.

Dal video-testamento di un terrorista suicida di Hamas: “Siamo una nazione che beve sangue e sappiamo che non c’è sangue più buono del sangue degli ebrei”. Yemini: “Hamas è sicuramente molto soddisfatta del rapporto Onu”

Il capo della Commissione, la sudafricana Navi Pillay, è stata in precedenza tra i firmatari di una petizione che invoca “sanzioni contro lo stato di apartheid di Israele”. Il secondo membro della Commissione, l’indiano Miloon Kothari, ha affermato in un’intervista che “i social network sono in gran parte controllati dalla lobby ebraica o da specifiche ong”. Kothari si è anche espresso contro il fatto che Israele sia membro delle Nazioni Unite. Il terzo membro della Commissione, l’australiano Christopher Sidoti, è affiliato a un’organizzazione che sostiene il movimento BDS (boicottaggio, disinvestimento, sanzioni contro Israele). In base alla definizione di antisemitismo, si tratta di tre antisemiti. Hillel Neuer, direttore della ong “UN Watch”, aveva inoltrato per tempo un dettagliato rapporto di 30 pagine sulla coerente ed estremista posizione anti-israeliana di Pillay. Tutto inutile. Come è possibile che persone come Pillay, Kothari e Sidoti siano state nominate a comporre una Commissione che dovrebbe esaminare in modo obiettivo e imparziale il conflitto israelo-palestinese? Beh, tutto è possibile quando si tratta di Israele.

I risultati del rapporto corrispondono perfettamente alle opinioni espresse dai tre prima ancora di iniziare l’indagine. Gaza, si legge nel rapporto, è sotto occupazione. Spiegazione? La chiusura dei valichi di frontiera tra Gaza e Israele (e l’Egitto ndr). Dal momento che la Commissione opera per conto dell’Onu, il rapporto avrebbe potuto menzionare l’offerta che l’Onu stessa ha fatto ai capi di Gaza: apertura delle frontiere in cambio dell’adesione alle regole di condotta internazionali. Avrebbe anche potuto citare altre offerte, come quella dell’Unione Europea che ha proposto a Hamas una ricostruzione di Gaza in cambio della smilitarizzazione. Hamas le ha respinte tutte. E questo è esattamente il motivo per cui il cosiddetto blocco non è stato ancora revocato. Il rapporto non fa la minima menzione di tutto questo: non deve farlo, perché il suo scopo è mettere nel mirino Israele.

Hamas, indubbiamente molto soddisfatta del rapporto, non è menzionata nemmeno una volta. Altre parole che non compaiono nel rapporto sono: “Jihad”, “terrorismo”, “razzi”. Tra le fonti di informazione della Commissione figurano organizzazioni e organi di stampa dell’estrema sinistra israeliana radicale come B’Tselem (citata 17 volte), Peace Now (12 volte), Ha’aretz (10 volte).

Il punto focale del rapporto è l’occupazione che sta diventando, affermano gli autori, permanente. Magari hanno ragione. Ma come al solito, ignorano completamente tutte le offerte di pace che sono state presentate ai palestinesi nei decenni scorsi, e non fa nessun accenno al fatto che i palestinesi le hanno rifiutate tutte.

Non tutto nel rapporto è propaganda anti-israeliana. La critica verso gli insediamenti ebraici in Cisgiordania è legittima e sostenibile, ma l’argomento è già oggetto di grande attenzione e dibattito all’interno della società israeliana senza alcun bisogno che vi si intromettano i tre commissari pregiudizialmente anti-israeliani.

A volte ci si dovrebbe interrogare sulla disinvoltura con cui gli organismi internazionali, tra cui l’Onu, alimentano preconcetti ostili contro Israele usando il pretesto dei diritti umani. Quest’ultimo rapporto non fa eccezione, anzi. Certo, è redatto in stile giuridico con abbondanza di glosse e note a piè pagina. Alcune delle affermazioni sono persino vere, ma non cambiano il fatto che il rapporto stabilisce un nuovo record in fatto di istigazione contro Israele, scritto da una Commissione composta da tre antisemiti.

E’ così che funziona la demonizzazione. Questo non è il modo di arrivare alla pace. Questo è il modo in cui una Commissione delle Nazioni Unite diventa una macchina propagandista al servizio di chi sostiene il terrorismo.

(Da: YnetNews, 24.10.22)