Quando cadono le maschere

Ecco come la Giornata della Terra fa a pezzi i sogni dei pacifisti

di Yoaz Hendel

image_2792Negli ultimi anni la cosiddetta Giornata della Terra si è trasformata nell’occasione ufficiale per fare a pezzi i sogni dei fan della pace in Medio Oriente. È la giornata in cui cadono le maschere e, al posto delle consuete chiacchiere ben condite su collaborazione e coesistenza, scopriamo la spaccatura che c’è fra lo stato ebraico e i suoi cittadini arabi, o perlomeno quelli di loro che gridano più forte.
C’è chi ama cullarsi nelle illusioni, come se il sanguinoso conflitto che qui ci circonda fosse davvero una mera questione di territorio: una disputa razionale fra due popoli per la terra, per il congelamento delle costruzioni e per qualche quartiere della parte est di Gerusalemme. Come se fosse vero che, una volta avviati negoziati e risolti questi disaccordi, vedremmo sorgere l’alba di un nuovo Medio Oriente: arabi ed ebrei che vivranno gli uni accanto agli altri nei loro rispetti e tranquilli stati.
Ma poi ecco che arrivano quelli che dovrebbero condividere con noi questo stato (tranquillo) e ci ricordano che essi non hanno alcuna intenzione che avvenga nulla del genere; e ci ricordano che essi razzolano con quelli che si considerano nostri nemici mortali. È importante dirlo con estrema chiarezza: coloro che scendono in piazza sbandierando le immagini del capo di Hezbollah, Nasrallah, e dell’ex comandante militare del gruppo, Mugniyeh, di fatto sbandierano il loro sogno di porre fine allo stato ebraico.
Le manifestazioni che abbiamo visto martedì scorso nel raduno arabo a Sakhnin, lo zelo anti-israeliano, l’istigazione da parte del Movimento Islamico e soprattutto la mancanza di solidarietà fra i cittadini arabi israeliani verso il loro stesso stato, hanno molte motivazioni. Tutte hanno necessariamente a che fare che l’establishment ebraico. Secondo il consueto riflesso condizionato “incolpa gli ebrei”, ora noi dovremmo vedere qui le parole trascuratezza, discriminazione, pregiudizio: la storica narrazione dei peccati che hanno dato vita alla Giornata della Terra. Ebbene, è tutto vero. Abbiamo trascurato l’applicazione della legge nelle comunità arabe, abbiamo creato discriminazione quando li abbiamo esentati dai loro doveri di cittadini, e per anni abbiamo dimostrato pregiudizio permettendo che la loro gioventù venisse cresciuta e formata da persone che vogliono metterla in conflitto con lo Stato in cui vive.
Il contratto fra uno stato e i suoi cittadini è relativamente semplice: si godono dei diritti e si adempiono i propri doveri. La situazione che gli arabi israeliani si trovano di fronte non è più complicata di quella di tante altre minoranze, che adempiono i loro doveri. Esentarne gli arabi israeliani e permettere loro di inscenare “dimostrazioni democratiche” di solidarietà con i peggiori nemici del Paese, alla fin fine compromette il loro diritto di vivere qui una vita normale, e in generale il nostro futuro condiviso in questa terra.

(Da: YnetNews, 2.4.10)

Nella foto in alto: Un dimostrante arabo israeliano esibisce un poster con il volto del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, durante la marcia del 30 marzo a Sakhnin per l’annuale Giornata della Terra