Quando contano i fatti

Israele sarà libero di reagire, dopo il ritiro da Gaza?

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_534Scrive Yediot Aharonot: Scopo dichiarato delle organizzazioni terroristiche è dimostrare che sono state loro, con la loro guerra contro Israele, a costringere Israele a scappare dalla striscia di Gaza. In effetti si tratta di una completa distorsione della realtà. Ma i fatti non sono importanti né per l’esperienza nazionale palestinese, né per gli opinion makers dell’opinione pubblica araba. Dal loro punto di vista, conta solo l’immagine. E cosa succederebbe se, in reazione all’ondata di attentati e missili Qassam, Israele cancellasse il piano di disimpegno? Hamas, Jihad Islamica e le altre organizzazioni terroristiche farebbero salti di gioia. L’occupazione fa il loro gioco e le rafforza. La fine dell’occupazione è ciò che temono di più. La calma, da questo punto di vista, significherebbe la loro fine. Se Mahmoud Abbas (Abu Mazen) vuole salvare il piano di disimpegno e garantire la liberazione della striscia di Gaza e la continuazione del suo governo, deve dichiarare guerra aperta alle organizzazioni terroristiche che operano in quel territorio.

Scrive Hatzofeh: Non c’è alcuna possibilità che Abu Mazen esaudisca la richiesta di Israele di fermare il terrorismo, perché qualunque intervento in questo senso condurrebbe alla sua immediata eliminazione. Congelare i colloqui con i palestinesi sono solo gesti pro forma. Il subdolo Abu Mazen si sta guadagnando l’ammirazione di Europa e Stati Uniti, ed è solo questione di tempo prima che si scatenino le solite fortissime pressioni interne e internazionali su Ariel Sharon perché avvii colloqui, senza condizioni né garanzie, con la nuova leadership palestinese.

Scrive il Jerusalem Post: I cittadini israeliani, in particolare quelli che vivono a Sderot, stanno perdendo la pazienza con la letargica Autorità Palestinese, con l’Egitto e con il loro stesso governo. Abu Mazen ha in programma questa settimana di incontrare i capi-clan del fronte del rifiuto. Se pensa che una apparenza di impeto, cioè incontri su incontri, possa bastare per calmare gli israeliani, è meglio che ci ripensi. La moderazione genera moderazione. Può darsi che Abu Mazen sia effettivamente un pragmatico che capisce che la guerra terroristica palestinese è controproducente. Ma occorre che gli egiziani facciano mostra di leadership dandogli un esempio. Quale momento migliore di questo, ad esempio, di fronte alla violenza degli estremisti (dai libanesi Hezbollah nel nord ai terroristi palestinesi nel sud) per mandare di nuovo l’ambasciatore del Cairo in Israele? (…) Ma come si può sperare che la deterrenza funzioni a Gaza dopo il ritiro? Israele sarà libero di reagire con determinazione alle aggressioni palestinesi senza costrizioni internazionali?

(Da: Yediot Aharonot, Hatzofeh, Jerusalem Post, 17.1.05)

Nella foto in alto: Marcia di protesta, martedì, dei cittadini israeliani di Sderot verso il Kibbutz Mefalsim, al confine fra Israele e striscia di Gaza.