Quando la “seconda giornalista uccisa da Israele” è una terrorista recidiva

Ghufran Warasneh è stata mortalmente ferita mentre tentava di accoltellare i soldati, un “dettaglio” convenientemente taciuto da innumerevoli attivisti e persino da funzionari Onu

Il tweet di Francesca Albanese, poi cancellato

“Un’altra giornalista uccisa” da Israele. Questa la notizia rilanciata da Francesca Albanese, da poco più di un mese nuova “relatrice speciale per le Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nel Territori palestinesi occupati”,  e da innumerevoli attivisti palestinesi. “La notizia di un’altra giornalista palestinese uccisa colpisce con profondo dolore” si leggeva la settimana scorsa nel tweet di Francesca Albanese, successivamente cancellato, a suo dire accidentalmente. Il tweet invocava rispetto e protezione per i giornalisti, dicendo che “condannare la morte di un’importante giornalista mentre si sorvola sugli altri genera impunità”. “Il regime dell’apartheid israeliano ha appena sparato e ucciso la seconda giornalista palestinese in meno di un mese” rincarava Benjamin Norton, fondatore e direttore della testata on-line Multipolarista. La “notizia” data in questi termini è stata prontamente ripresa e rilanciata da numerosi organi di stampa in tutto il mondo.

In realtà, come era stato immediatamente chiarito dalle fonti ufficiali e dai mass-media israeliani, la palestinese Ghufran Warasneh, 31 anni, già arrestata in passato per un analogo tentativo di accoltellamento, mercoledì primo giugno si è avventata coltello in pugno verso i soldati delle Forze di Difesa israeliane in servizio sulla Statale 60, presso il campo palestinese di al-Arroub (a sud di Betlemme). I militari hanno reagito colpendo Warasneh, che è successivamente deceduta nell’ospedale al-Ahli di Hebron.

Il tweet di Arsen Ostrovsky. Nelle immagini, i coltelli utilizzati da Ghufran Warasneh all’inizio di quest’anno e adesso

“Naturalmente ciò che il ‘relatore speciale’ palestinese delle Nazioni Unite convenientemente omette – ha risposto ad Albanese Arsen Ostrovsky, presidente di International Legal Forum – è che la cosiddetta giornalista Ghufran Warasneh si è lanciata contro i soldati israeliani brandendo un coltello nel tentativo di ucciderli. E non era la prima volta che ci provava”. Stando al network arabo con sede a Londra Alarraby, Warasneh era appena stata assunta come lettrice di notizie e avrebbe dovuto iniziare a lavorare quel giorno. Secondo David Lange, direttore del blog IsraellyCool, indicarla come “giornalista” tacendo i suoi attacchi terroristici è stato un trasparente tentativo di rilanciare le accuse scagliate contro Israele per la morte della giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh, uccisa il mese scorso durante uno scontro a fuoco tra terroristi palestinesi e soldati israeliani a Jenin.

Al momento non è ancora possibile affermare con certezza chi ha sparato il proiettile che ha ucciso Abu Akleh. L’Autorità Palestinese afferma che è stata “intenzionalmente” uccisa dai soldati israeliani, ma continua a rifiutarsi di mettere a disposizione il proiettile per un esame balistico professionale. Venerdì scorso un gruppo bi-partisan di 25 membri del Congresso americano ha esortato l’amministrazione Biden a fare pressione sull’Autorità Palestinese affinché consegni il proiettile, permettendo un’indagine indipendente. “Senza l’accesso al proiettile – si legge nella loro lettera – è impossibile determinare tutti i fatti, e l’ostinata posizione (dell’Autorità Palestinese) non giova a nessuno mentre preclude qualsiasi determinazione finale di responsabilità. La diffusione unilaterale di informazioni non ci avvicinerà alla verità”. Sempre venerdì, l’editoriale del New York Times scriveva: “Nonostante gli appelli e l’ondata di indignazione internazionale … non è stata avviata un’indagine esterna formale e imparziale. Il mondo sa ancora molto poco su chi sia responsabile della sua morte”.

(Da: Jerusalem Post, Haartez, Times of Israel, New York Times, israele.net, 1-7.6.22)

Ari Rosenblum

L’accusa a Israele d’aver intenzionalmente ucciso la giornalista di Al Jazeera è stata commentata da Ari Rosenblum su Times of Israel. «Dunque, fatemi seguire la logica e chiarire le cose: Israele è in grado, stando a notizie dall’estero, di inviare una squadra a Teheran per eliminare un super-terrorista delle Guardie Rivoluzionarie, senza fare vittime collaterali e senza lasciare nessuna traccia. Ma a quanto pare, ha “deliberatamente” ucciso una giornalista nel mezzo di uno scontro a fuoco a Jenin lasciando chiare “prove” forensi che nessuno ha finora potuto vedere tranne l’Autorità Palestinese, e suscitando un’ondata di testimonianze e condanne da parte di “esperti” che in passato hanno falsamente diffamato e accusato Israele. Dunque, cosa sono questi israeliani? Dei super ninja o degli sciocchi incompetenti guidati da qualcuno così stolto da decidere di fare una cosa così devastante in modo pubblico, quando avevano chiaramente la capacità di farla in qualsiasi altro modo? E a che scopo? Che razza di idiota piglia per vero questo scenario? Forse il tipo di idiota imbevuto di teorie complottiste e antisemite come l’Autorità Palestinese e i suoi compagni di viaggio, in questo caso anche la CNN. La morte di Shireen Abu Akleh è stata una tragedia. E’ possibile, forse anche probabile, che sia stata accidentalmente uccisa da un proiettile israeliano, nel qual caso la struttura investigativa delle Forze di Difesa israeliane dovrà individuare le responsabilità. Cosa che sarebbe agevolata se l’Autorità Palestinese cooperasse o almeno mettesse a disposizione il proiettile. Ciò che è anche tragico, sebbene perfettamente prevedibile, è il modo in cui l’Autorità Palestinese sta usando il fatale incidente per dare vita in sostanza a un’ennesima calunnia del sangue, e la perenne disponibilità di mass-media come la CNN di partecipare attivamente a quella diffamazione. La cooperativa investigativa open-source bellingcat, che si è guadagnata buona credibilità negli ultimi anni, ha concluso che si trattava probabilmente di un proiettile israeliano, ma si è ben guardata dal formulare l’accusa malevola, illogica e insensata della CNN e dell’Autorità Palestinese che sia stato fatto apposta.
(Da: Times of Israel, 27.5.22)

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