Quando l’Italia “vendette” ebrei e israeliani ai terroristi

Dalle rivelazioni di Cossiga la conferma che la resa ai terroristi è sempre legata al pregiudizio anti-ebraico

Da un articolo di C. Glick

image_2279Alla fin fine la jihad globale e l’erratica reazione dell’occidente all’aggressione dell’islamismo estremista contro la nostra civiltà hanno sempre a che fare con l’odio per gli ebrei. Questa verità, mai del tutto celata all’osservatore, è emersa negli ultimi mesi in tutta la sua brutalità con le sbalorditive rivelazioni fatte dall’ex presidente italiano e senatore a vita Francesco Cossiga.
In una lettera al Corriere della Sera dello scorso agosto, Cossiga riconosceva apertamente che durante i primi anni ’70 l’allora primo ministro italiano Aldo Moro aveva sottoscritto un accordo con l’Olp di Yasser Arafat, e le varie organizzazioni ad essa affiliate, in base al quale l’Italia permetteva ai palestinesi di muovere terroristi, gestire covi e immagazzinare armi sul suolo italiano in cambio dell’immunità da attentati terroristici per l’Italia e gli interessi italiani nel modo.
Cossiga ammetteva anche che il governo italiano continuò a coprire i palestinesi anche quando questi assassinarono degli italiani. Anzi, per la prima volta in quella lettera dava atto che il più grande attentato terroristico che abbia mai avuto luogo sul territorio italiano – la strage alla stazione dei treni di Bologna del luglio 1980 che uccise 85 persone – era stata opera dei terroristi del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina di George Habbash, affiliato all’Olp.
A quell’epoca Cossiga era primo ministro. Subito dopo l’attentato, egli addossò la colpa della strage ai neo-fascisti. Per dirla con le sue parole di allora, “a differenza del terrorismo di sinistra, che colpisce il cuore dello stato nei suoi rappresentanti, il terrorismo nero il terrorismo nero ricorre essenzialmente al delitto di strage perché è la strage che provoca paura, allarme, reazioni emotive e impulsive”.
Nell’agosto scorso Cossiga ha invece sostenuto che la strage fu opera dell’FPLP, spiegando che in realtà la bomba esplose accidentalmente. Vale a dire che i palestinesi non intendevano uccidere dei non ebrei: per questo le autorità italiane continuarono a coprirli.
Venerdì scorso Cossiga ha ulteriormente sviluppato le rivelazioni fatte al Corriere della Sera, con un’intervista concessa a Menachem Ganz, corrispondente da Roma di Yediot Aharonot. In essa, Cossiga ammette che l’Italia permetteva ai palestinesi di attaccare impunemente non solo obiettivi israeliani, ma anche obiettivi ebraici. Ed effettivamente in almeno due, forse tre occasioni gli italiani furono collusi con attentati di terroristi palestinesi contro ebrei.
Il 9 ottobre 1982 sei terroristi aprirono il fuoco sui fedeli che uscivano dalla principale sinagoga di Roma. Decine di ebrei furono feriti e il piccolo Stefano Taché, di due anni, fu ucciso. Poche ore prima dell’attacco erano state ritirate le auto della polizia italiana incaricate della sicurezza della sinagoga.
Di nuovo, nel dicembre 1985, terroristi palestinesi aprirono il fuoco al desk della El Al all’aeroporto di Roma-Fiumicino. Dieci persone rimasero uccise. Quello stesso giorno altre sette persone venivano ferite in un attacco simultaneo al banco El Al dell’aeroporto di Vienna. Secondo Cossiga, i servizi di intelligence italiani erano stati avvertiti in anticipo dell’attentato, ma non si erano presi la briga di passare l’informazione agli israeliani. Spiega Cossiga a Yediot: “Non venne colpito nessun obiettivo italiano; all’aeroporto attaccarono la compagnia aerea israeliana. I morti furono tutti israeliani, ebrei e americani”.
C’è poi il dirottamento della nave da crociera italiana Achille Lauro al largo delle coste egiziane, nell’ottobre 1985. Terroristi palestinesi agli ordini di Abu Abbas (Muhammad Zaidan) si impadronirono della nave, uccisero a bruciapelo il passeggero ebreo americano Leon Klinghoffer, costretto su una sedia a rotelle, e lo gettarono in mare ancora vivo. Dopo la loro resa, gli egiziani liberarono i dirottatori e li misero su un aereo diretto in Libia. Ma quando i jet americani costrinsero l’aereo ad atterrare in una base NATO in Sicilia, gli italiani impedirono agli americani di prendere in custodia i sequestratori e lasciarono andare libero il loro capo, Abu Abbas. Ancora oggi in Italia quel confronto a Sigonella viene ricordato come una vittoria sull’arroganza degli americani. In realtà, fu la capitolazione di fronte alle minacce degli killer palestinesi. Come spiega Cossiga, “dal momento che gli arabi erano in grado di nuocere all’Italia più degli americani, l’Italia si arrese a loro”.
Cossiga afferma inoltre che l’accordo fra il suo paese e i palestinesi è stato recentemente allargato fino ad includere i terroristi Hezbollah. Dopo la seconda guerra in Libano (estate 2006), l’Italia ha accettato di guidare le truppe Onu UNIFIL incaricate di impedire che Hezbollah riprenda il controllo sul Libano meridionale e di fermare le sue manovre per riarmarsi. Ma, dice Cossiga, “posso affermare con assoluta certezza che… l’Italia ha un accordo con Hezbollah in base al quale le truppe UNIFIL chiudono un occhio sul riarmo di Hezbollah finché non vengono fatti attacchi contro i soldati della forza Onu”.
Il corrispondete israeliano da Roma Menachem Ganz nota mestamente che, sebbene queste dichiarazioni di Cossiga abbiano indotto la comunità ebraica italiana a chiedere al primo ministro Silvio Berlusconi di aprire un’inchiesta sulle collusioni del governo coi terroristi palestinesi, è assai improbabile che un’inchiesta del genere veda presto la luce. Ganz spiega che Berlusconi stesso non è immune dal quel pregiudizio anti-ebraico che ha spinto i suoi predecessori a “vendere” i loro concittadini ebrei al terrorismo. Quando si rivolge agli ebrei italiani, ad esempio, Berlusconi spesso parla del governo israeliano come del “vostro governo”, rivelando in questo modo il suo sentimento secondo cui gli ebrei non possono essere autentici cittadini di un paese che non sia Israele.
La convinzione tipicamente anti-ebraica ebrei equivalga a sionisti e che pertanto tutti gli ebrei in quanto tali siano bersagli legittimi nella guerra contro Israele – una guerra che in sé non è altro che l’ennesimo round della plurisecolare guerra contro gli ebrei – permette agli antisemiti di celare il fatto che la loro retorica anti-israeliana non è altro che il vecchio odio anti-ebraico riciclato. Gente come i leader iraniani Mahmoud Ahmadinejad e Ali Khamenei, i terroristi palestinesi dell’Olp e la loro progenie di Hamas e Hezbollah, si limita quasi a minacciare i “sionisti”, fingendo così di non essere autentici antisemiti, ma nella loro testa sionisti ed ebrei sono la stessa cosa. E questo loro sottile, letale inganno viene ben volentieri fatto proprio dai loro compagni di viaggio occidentali: da professori universitari come Juan Cole, Steven Walt e John Mearshimer, da statisti come Brent Scowcroft e Zbigniew Brzezinski, da decisori occidentali e capi di stato europei, fino ad un allarmante numero di politici americani. […]

(Da: Jerusalem Post, 7.10.08)

Vedi su il testo completo (in italiano) dell’intervista di Francesco Cossiga a Yediot Aharonot
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