Quando l’Unione Europea raggira gli israeliani e vìola gli accordi che essa stessa ha firmato

Con il pretesto dell’assistenza umanitaria, l’UE dichiara nero su bianco di voler aiutare i palestinesi con “mezzi politici e finanziari” a impossessarsi dell'Area C a scapito del negoziato

Di Jenny Aharon

Jenny Aharon, autrice di questo articolo

Secondo un documento “confidenziale da non far circolare”, redatto dalla missione UE a Gerusalemme est e trapelato il mese scorso, l’Unione Europea progetta di aiutare i palestinesi a impossessarsi dell’Area C (in Cisgiordania) nonostante abbia sempre affermato di attenersi a una posizione imparziale, rispettosa del diritto e degli Accordi firmati. Quello che nel documento appare come un vero e proprio raggiro ha suscitato severe reazioni in Israele.

In base gli Accordi interinali di Oslo, la Cisgiordania è divisa in tre parti: le Aree A, B e C. Israele mantiene piena giurisdizione nell’Area C per quanto riguarda la sicurezza, l’ordine pubblico e tutte le questioni relative alla gestione del territorio, compresa la pianificazione e la zonizzazione urbanistica.

Per comprendere ciò che è emerso con il documento e la reazione di Israele, è importante capire il contesto. L’UE si atteggia sempre a potenza neutrale quando esprime le sue opinioni (leggi: critiche e condanne) sulle politiche di Israele in Cisgiordania. E insiste sempre sul fatto che le sue posizioni si basano sul meticoloso rispetto del diritto internazionale, delle leggi e della Carta dell’UE e su quanto previsto dagli Accordi di Oslo, sottoscritti dalla stessa UE in qualità di garante. Oggi questa affermazione viene seriamente smentita dal documento trapelato, che mostra una UE attivamente impegnata ad assistere i palestinesi nell’assumere il controllo dell’Area C, la stessa area che è demandata al controllo di Israele in base agli Accordi interinali di Oslo che l’UE sostiene di rispettare.

A questo punto, agli occhi degli israeliani le carte sono scoperte e l’inganno è smascherato. Non si può incolpare l’UE per cose che non ha detto o fatto, ma il documento trapelato dimostra in modo inequivocabile che l’UE cerca espressamente di aggirare le leggi che agli altri chiede di rispettare.

Il documento UE “da non fa circolare”

Dal documento, che risale al giugno 2022, si apprende che l’UE intende “mobilitare mezzi politici e finanziari” per “rafforzare la presenza palestinese in Area C” e “preservare l’Area C come parte di un futuro stato palestinese”, “integrandola con le Aree A e B”; che la UE lavora per mappare il territorio al fine di accampare diritti arabi palestinesi in queste zone, suggerendo il ricorso per questo scopo a ong locali; che la UE esorta i propri funzionari a “monitorare l’attività archeologica israeliana nell’area” e che intende promuovere “un approccio più coordinato al fine di massimizzare la capacità di espandere il coinvolgimento nell’Area C”. (jns.org, 21.12.22)

L’UE insiste sempre che Israele si deve attenere agli Accordi di Oslo, e sostiene l’idea che all’interno di queste aree debba essere istituito uno stato palestinese nel quadro di un accordo di pace globale (in cui le parti dovranno concordare modalità e confini). Allo stesso tempo, stando al documento trapelato, cerca di spogliare Israele dei diritti che gli derivano dagli stessi Accordi di Oslo.

E’ qui che entra in gioco il diritto umanitario, vale a dire l’insieme di norme che autorizzerebbero l’UE ad aggirare l’autorità di Israele riconosciuta dagli Accordi di Oslo nell’Area C. In altri termini, l’UE ritiene d’aver trovato in queste norme l’appiglio per finanziare le costruzioni nell’Area C senza violare gli Accordi di Oslo, o almeno così dovremmo credere. Sostiene che le costruzioni sono destinate a fini umanitari e che non sono politicamente motivate.

La firma dell’Unione Europea in calce all’Accordo israelo-palestinse del 1995 che istituiva, fra l’altro, le Aree A, B e C (clicca per ingrandire)

Eppure, guarda caso, le costruzioni dell’UE avvengono proprio in luoghi altamente sensibili al solo scopo di creare nuovi fatti compiuti e predisporre l’area per una presa di possesso da parte palestinese senza alcun accordo di pace definitivo. Molte volte la motivazione politica è evidente, poiché la costruzione viene condotta senza permessi e in luoghi dove Israele non ha altra scelta che demolire: ad esempio una scuola a ridosso di un’autostrada pericolosa o costruzioni in luoghi dove non ci sono infrastrutture e quindi non sono considerati spazi abitabili. La motivazione politica diventa ancora più evidente quando il documento afferma esplicitamente il piano dell’UE volto a frenare le ricerche archeologiche di Israele con il fine evidente di ridurre al minimo e occultare le testimonianze storiche dei legami ebraici con la terra. Inoltre, l’UE non sembra prendere in considerazione la possibilità di costruire nelle Aree A e B dove tutto ciò di cui avrebbe bisogno è un permesso dell’Autorità Palestinese. A quanto pare, in quelle zone non c’è nessun bisogno di aiuti umanitari.

Inutile dire che la notizia del documento trapelato ha suscitato dure reazioni in Israele. L’UE non ha nessuna giurisdizione in questo campo e ha chiaramente abusato del diritto umanitario, violando lei stessa il diritto internazionale. Ora che le sue intenzioni sono state rivelate, l’UE dovrebbe riconsiderare le proprie posizioni, smetterla di cercare di mascherare le sue posizioni politiche con “il diritto” e mettere le carte in tavola in una discussione franca e onesta che è in realtà innanzitutto un dibattito politico e morale e non una questione giuridica. Farebbe bene a farlo prima che le relazioni UE-Israele si deteriorino ulteriormente.

(Da: Jerusalem Post, 28.12.22)