Quando occorre un Piano B

Come comportasi di fronte a una situazione che si avvicina ai due stati, ma si allontana dal negoziato?

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_1141Nel momento in cui gli israeliani sono pronti a dare un chiaro sostegno al paradigma “due popoli-due stati”, i palestinesi hanno scelto di farsi governare da una leadership che respinge la sovranità se non come una fase verso l’escalation della guerra contro l’esistenza di Israele. Questa nuova situazione pone una sfida non piccola alle politiche di Stati Uniti ed occidente che, sin dal 1967, si sono basate sull’idea di creare due stati attraverso uno scambio “terra in cambio di pace”. Esplicitamente o implicitamente, la risoluzione Onu 242, il trattato di pace israelo-egiziano, la conferenza di Madrid, Oslo, il summit del 2000 a Camp David e la Road Map hanno tutti tentato di guidare le parti verso una pace negoziata lungo queste stesse linee.
Come dovrebbero comportasi Stati Uniti ed occidente di fronte a una situazione che si sta avvicinando ai due stati ma, nello stesso tempo, si allontana dal negoziato? Come può essere ristrutturato un processo di pace attorno a questa nuova realtà?
Questo è il momento in cui occorre un “Ppiano B”: un piano che non sia forgiato sull’assunto principale del piano precedente, e cioè che il mondo arabo avrebbe accettato il diritto di Israele ad esistere. Per quasi quarant’anni l’occidente ha insistito che la guerra araba per distruggere Israele poteva essere tramutata in un negoziato sui confini fra stato d’Israele e stato palestinese. L’aspetto problematico della convinzione che il conflitto fosse un conflitto per i confini anziché per la sopravvivenza di Israele era che spesso portava a rappresentare l’opposizione di Israele a uno stato palestinese come il principale ostacolo alla pace. Le condanne occidentali del terrorismo, in questo contesto, suonavano vacue perché tutta la violenza palestinese veniva comunque interpretata come “resistenza all’occupazione” e pertanto addebitata a Israele. Così, un processo pensato per promuovere la pace finiva generalmente per incoraggiare i palestinesi a continuare e persino incrementare la loro guerra contro Israele.
L’alternativa è che l’occidente si adatti all’attuale biforcazione israelo-palestinese e tratti ogni parte in base all’atteggiamento che essa tiene: ammettere che Israele sta attivamente perseguendo una sovranità palestinese, mentre i palestinesi si allontanano dall’accettare il diritto di esistere di Israele. Piano B significa non fare pressione su entrambe le parti, bensì accettare sostenere senza scuse Israele a fronte dell’intransigente rifiuto arabo, e indicare con nettezza in quel rifiuto il principale ostacolo alla pace.

(Da: Jerusalem Post, 27.03.06)

Nella foto in alto: Un parlamentare palestinese esibisce il Corano durante la seduta del Consiglio Legislativo che martedì a Ramallah ha approvato la fiducia al governo monocolore Hamas.