Quando si cantavano i Dieci Comandamenti

La grande tradizione della musica ebraico-islamica negli studi di uno dei maggiori musicologi dellUniversità di Gerusalemme

image_1028Le comunità ebraiche dell’Europa e dell’Asia si sono ridotte o sono scomparse, e le loro tradizioni musicali sarebbero estinte se non fosse per lo sforzo coraggioso di poche persone, musicisti e ricercatori.
I frutti di quest’impresa culturale sono evidenti nei convegni annuali sulla musica ebraica organizzati da quasi mezzo secolo dall’Istituto Renanot per la Musica Ebraica di Gerusalemme. Lo scorso 27 dicembre si è svolto il 47esimo convegno all’Istituto Yad Ben Zvi di Gerusalemme, con presentazioni su una varietà di aspetti della musica ebraica, e la sua documentazione, da parte di rinomati ricercatori tra cui Gila Flamm, Israel Adler, Eliyahu Schleifer e Yefet Tsedaka, oltre ai compositori Eitan Avitzur e Andre Hajdu.
Il personaggio più eminente alla prima sessione è il prof. Amnon Shiloah, ricercatore, già capo del Dipartimento di Musicologia dell’Università di Gerusalemme e autore delle voci “musica e danza” dell’Encyclopedia Judaica. Shiloah ha pubblicato centinaia di articoli di musicologia e letteratura etno-musicale in tutto il mondo, oltre a mille voci in enciclopedie e testi di ricerca. Il suo intervento verte sulla tradizione musicale degli ebrei di Damasco.
“Sono nato in Argentina da una famiglia ebraica di Damasco – racconta Shiloah – e i miei genitori tornarono in Siria quand’ero bambino. Tutti i cantori di Damasco erano amici di mio padre, e la nostra vita sembrava stabile. Quando avevo 13 anni, incontrai un emissario di Israele e volevo ritornare con lui. I miei genitori non acconsentirono, così scappai di casa”.
Dapprima Shiloah visse nel kibbutz Afikim, ma poi si trasferì al villaggio Meir Shefaya Youth Aliya, dove studiò indipendentemente finché cominciò a studiare musica e lingua e letteratura araba all’Università di Gerusalemme, dopo di che si recò a Parigi, dove terminò il dottorato e si specializzò in letteratura ebraica medioevale.
I frutti della ricerca di Shiloah sulla musica medioevale sono stati pubblicati l’estate scorsa nella forma del primo disco musicale a documentare le tradizioni vocali della comunità di Damasco: un’antica comunità formatasi ancor prima delle tradizioni vocali di re Davide. La comunità fiorì e poi decadde durante le crociate, ma si riprese con l’arrivo degli ebrei esiliati dalla Spagna e l’ascesa dei cabalisti nella Safed del XVI secolo.
I brani di questo disco hanno atteso molto prima di essere pubblicati, essendo stati registrati da Shiloah 40 anni fa, quando i grandi cantori di Damasco cominciavano ad emigrare in Israele e cantavano per lui dalle profondità del loro animo. Ormai sono tutti morti, ma la musica che era così importante per loro continua a vivere: le melodie usate per insegnare ai bambini l’alfabeto e la pronuncia delle parole, le canzoni speciali cantate sotto il baldacchino matrimoniale, nelle lunghe notti invernali di supplica, nel Shabbat e nelle feste, ed anche canti in arabo, che dimostrano le relazioni sociali e culturali con i dintorni.
Anche un altro dei grandiosi progetti di ricerca di Shiloah è stato pubblicato recentemente: il secondo volume del suo libro “The Theory of Music in Arabic Writings, 900-1900”, che ha gettato le basi per la storia medioevale della musica nel Medio Oriente e in Spagna. Il libro contiene oltre 500 voci su oltre mille pagine, con centinaia di riferimenti bibliografici, un indice dettagliato e apparato di note: un’opera monumentale che ha richiesto 14 anni di lavoro.
Shiloah, che ha catalogato e riassunto i manoscritti della letteratura araba di ricerca sulla musica, tra cui alcuni tradotti dal greco, parlerà del suo libro in un altro convegno, il congresso internazionale “Bridge Between Judaism and Islam” che si terrà nella prima settimana di gennaio all’Università Bar-Ilan.
Il libro di Shiloah fa parte della prestigiosa serie RISM (Repertoire International des Sources Musicales), un progetto che coinvolge 32 paesi e oltre mille ricercatori impegnati a localizzare, studiare e catalogare tutte le fonti musicali del mondo – che cosa è stato scritto e dove – e a presentare queste fonti alla comunità di ricercatori ed esecutori per il loro uso pratico.
Tra i manoscritti vi sono antichi trattati e i temi variano dagli inni ecclesiastici, alla musica ebraica, articoli su di essa (di Israel Adler), teorie sull’antica musica greca e una lista delle biblioteche di tutto il mondo che ospitano questi tesori.
La portata dell’opera di Shiloah la rende ancora più notevole: “Il primo volume fu pubblicato nel 1979 – racconta Shiloah – e comprendeva solo ricerche su biblioteche in Europa e negli USA. All’epoca non potevo ancora recarmi nei paesi arabi o dell’Europa orientale. Dopo che furono aperte le frontiere, riuscii a lavorare nelle biblioteche del Cairo e dell’Università Al-Azhar, in dodici biblioteche in Turchia (poiché lì non c’è una biblioteca nazionale), compresa quella nel palazzo Topkapi, che ospita una delle più belle collezioni di manoscritti che io abbia mai visto. E in Tunisia, Marocco e Uzbekistan”.
Anche Budapest e San Pietroburgo erano sull’itinerario di Shiloah nella sua ricerca di manoscritti ultramillenari in arabo letterario.
“Non è solo la lingua che crea difficoltà – spiega Shiloah – I catalogatori non erano sempre qualificati, e per loro bastava vedere la parola ‘musica’ in un manoscritto per catalogarlo sotto quella voce. La musica, tuttavia, si trova in ogni contesto globale: storia, geografia, chimica, matematica, astronomia. La musica modella l’intelletto, ed è stata usata anche in testi di medicina. Si può leggere di come i medici dovrebbero usare la musica per curare un paziente, e quando dovrebbero chiamare un esperto di musica ad assisterlo.”
Il rapporto tra ebrei nei paesi arabi e la società circostante è riflesso nell’uso del Maqam, o sistema di scala: i gruppi di vari toni in arabo e i loro contesti extra-musicali, come gli aspetti etici o emotivi, anche nel canto della Torah.
“Un tempo i Dieci Comandamenti erano cantati, ognuno in una scala diversa – dice Shiloah – E così pure i capitoli dei Salmi per Shabbat, e ogni Salmo aveva il suo gruppo di toni. Le scale erano anche usate per la terapia musicale, una scala diversa per ogni malattia. Un altro soggetto che mi ha sempre interessato è la musica come chiave per capire il mondo, la relazione reciproca tra musica e vita, e nel mondo antico c’era tra loro una profonda connessione”.

(Da: Ha’aretz, 27.12.05)

Nella foto in alto: il prof. Amnon Shiloah