Quando venne ucciso il primo sindaco ebreo di Tiberiade

Era il 1938 e le violenze arabe stavano irrimediabilmente distruggendo la convivenza fra le comunità della città

Da un articolo di Eli Ashkenazi

image_2526Ottobre 2008: i cieli sopra Tiberiade hanno cominciato ad ingrigirsi nel pomeriggio, segnalando l’arrivo della pioggia. All’ingresso settentrionale della città la gente che si affretta verso la fermata dell’autobus si imbatte, di fronte alla filiale locale della Bank Leumi, in un gruppetto di persone che ascolta il racconto del drammatico assassinio avvenuto in quel luogo 70 anni prima. Il 27 ottobre 1938, un assassino sparò e uccise il primo sindaco ebreo della città, Zachi al-Hadif.
“L’assassinio di al-Hadif fu il culmine di un’ondata di uccisioni di ebrei a Tiberiade” racconta al gruppo Haim Hatzav, un abitante della città. Hatzav ha recentemente cominciato a organizzare dei tour che seguono gli eventi di quei mesi tumultuosi quando nel quartiere Kiryat Shmuel della città furono assassinate19 persone, tra cui dieci bambini. Sta anche girando un film su quegli avvenimenti.
Zachi al-Hadif era nato nel 1890 in una famiglia i cui antenati erano arrivati a Tiberiade nel 1740, ricorda il nipote Haim al-Hadif. “Fu eletto sindaco nel 1924 perché era accettato sia dagli arabi che dagli ebrei, e divenne il primo sindaco ebreo di una città mista”, dice al-Hadif.
Secondo l’ex sindaco di Tiberiade Shlomo Zachar, molte cose accaddero per la prima volta durante il mandato di al-Hadif: fu introdotta l’elettricità, fu installato un sistema idraulico, fu disegnata una mappa della città e fu costruita una passeggiata sulla riva del lago.
Tuttavia, la rivolta araba scoppiata in Palestina del 1936-39 alterò in modo drammatico le relazioni tra le comunità. Al-Hadif fu avvertito da un amico arabo che la sua vita era in pericolo e i membri dell’Haganah, la forza paramilitare di autodifesa ebraica, gli offrirono protezione. Ma al-Hadif rifiutò testardamente dicendo: “Gli ebrei non scappano né abbandonano le loro posizioni. Il municipio è il mio posto. L’ho ottenuto onestamente e vi resterò a testa alta”.
Prima di essere ucciso, al-Hadif era sfuggitp ad almeno un altro tentativo di assassinio. “Avevo sette anni e mia sorella ed io eravamo a casa di nostro zio – ricorda ancora il nipote di al-Hadif – Improvvisamente si sentirono degli spari nella nostra direzione e nostro zio ordinò a suo figlio di portarci a casa. Mio cugino ci prese in braccio e corse, mentre sentivo i proiettili che ci fischiavano attorno”.
I rapporti tra ebrei e arabi continuarono a deteriorarsi. Il 2 ottobre 1938 una banda di trenta arabi dei villaggi circostanti scese nel quartiere di Kiryat Shmuel, subito fuori dalle mura della città. “Venne appiccato il fuoco alla sinagoga, il suo guardiano fu ucciso mentre teneva fra le braccia i rotoli della Torah – scrisse Oded Avishar nelle cronache della città – Diciannove persone furono uccise quella notte, tra cui due famiglie al completo”.
Ma prima che finisse il periodo del lutto ebraico per i morti, la città fu colpita da un’altra tragedia: l’assassinio del sindaco. “Subito prima di mezzogiorno – racconta Hatzav ai suoi ascoltatori – Al-Hadif lasciò il municipio accompagnato dal suo vice arabo e da Itzhak Ben-Zvi (che in seguito sarebbe diventato presidente d’Israele) per andare alla Anglo-Palestine Bank. A quel punto il figlio del proprietario di un ristorante si avvicinò ad al-Hadif, gli sparò e lo uccise”.

(Da: Ha’aretz, 29.10.08)

Nella foto in alto: una veduta di Tiberiade nel 1928