Quanto sa di ipocrisia lo sforzo di preservare ad ogni costo la “narrazione” palestinese

Come mai le dichiarazioni atroci e vergognose degli esponenti palestinesi non suscitano altro che una scrollata di spalle da parte degli occidentali?

Di Judith Bergman

Judith Bergman, autrice di questo articolo

Il quotidiano palestinese Al-Hayat Al-Jadida ha recentemente pubblicato un editoriale in cui si sostiene che “chiunque segua le chiacchiere di Jason Greenblatt, l’inviato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in merito all’accordo del secolo, vede che la sua condizione è molto simile alla sindrome di Down; chiunque guardi l’inviato americano vede che ha caratteristiche interne ed esterne simili a quelle di chi è affetto da sindrome di Down: è basso, ha gli occhi da mongoloide, si agita in modo sfrenato ed è politicamente ritardato”. L’editorialista Omar Hilmi Al-Ghoul, un commentatore fisso del quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese, già consigliere del suo ex primo ministro Salam Fayyad, proseguiva aggiungendo: “L’infermo Greenblatt non è l’unico affetto dalla sindrome di Down, giacché essa colpisce tutti i componenti dell’amministrazione americana. Chiunque esamini i geni generali dei componenti dell’amministrazione Trump vede che si tratta di una creatura politicamente handicappata”.

L’Autorità Palestinese fa e pubblica molte cose vergognose, ma raramente suscita all’estero molta, o poca, indignazione. Una settimana prima dell’editoriale di al-Ghoul, il movimento Fatah, di cui Abu Mazaen è presidente dal 2009, pubblicava sulla sua pagina ufficiale di Facebook una dichiarazione secondo cui gli ebrei “meritavano di essere uccisi” nella Shoà “a causa di ciò che sono”. La dichiarazione non ha suscitato nessuna reazione, da nessuna parte.

In un sermone trasmesso qualche mese fa dalla tv ufficiale dell’Autorità Palestinese, lo sceicco Osama Al-Tibi ha predicato: “Gli ebrei mostrano le loro zanne ogni volta che ne hanno l’occasione. Sono sempre in lotta corrompendo, tramando e complottando contro l’umanità: non solo contro i musulmani, ma contro tutta l’umanità. In essi perdurano questi geni maligni e queste caratteristiche maledette. Li passano di generazione in generazione. L’umanità non potrà mai vivere con loro. Ecco perché Europa, America e altri li hanno sputati fuori fino all’ultimo”. E ha aggiunto: “Il nostro Profeta ce l’ha detto: alla fine dei tempi, i musulmani combatteranno gli ebrei finché gli ebrei non si nasconderanno dietro una pietra o un albero e la pietra e l’albero dirà: ‘oh musulmano, servo di Allah, c’è un ebreo dietro di me, vieni e uccidilo’. Allah colpisci i tuoi nemici, i nemici della religione, contali e uccidili uno per uno e non lasciarne neanche uno”.

Alla tv ufficiale dell’Autorità Palestinese: “Questi sono gli ebrei, che mostrano le loro zanne ogni volta che ne hanno l’occasione”

Queste aberrazioni non provocarono nessuna reazione da nessuna parte, nonostante il puro odio e l’aperta istigazione all’assassino che le contraddistinguono.

C’è una ragione per questa generale mancanza di indignazione. Nulla eccita la sensibilità politica ed emotiva di politici, mass-media e ceti culturali in Occidente quanto quella mitica Isola-che-non-c’è della “Palestina araba indipendente”, un’entità politica che non è mai esistita su nessuna mappa. Nessun’altra causa ha mai beneficiato di così tanto capitale politico e finanziario. L’Autorità Palestinese si stima che abbia ricevuto un totale di 25 miliardi di dollari in aiuti esteri a partire dalla metà degli anni ’90, facendone uno dei maggiori destinatari al mondo di aiuti internazionali pro capite. Nessun’altra causa è stata omaggiata di tanta e tanto tenace attenzione da parte dei leader politici di tutto il mondo, e nessun’altra causa accende così tanto l’immaginazione emotiva dei giovani che vogliono “fare del bene” nel mondo.

Con tutto questo capitale finanziario, politico ed emotivo già investito nella causa della “Palestina”, diventa vitale preservare una “narrazione” che corrisponda al miraggio di un popolo emarginato, puro e senza colpe, defraudato del sacro diritto alla sua mitica patria: una narrazione che non ci si può permettere che venga contraddetta dai fatti. Questa narrazione viene preservata in due modi: non pubblicizzando mai sui grandi mass-media fatti sconvenienti, sia storici sia attuali, che la smentiscono; e pubblicizzando invece sistematicamente risoluzioni, dichiarazioni politiche e sedicenti “rapporti” che la rafforzano, come il recentemente rapporto compilato dal Consiglio Onu per i diritti umani sugli scontri al confine fra Gaza e Israele.

Sia l’Autorità Palestinese che Hamas commettono regolarmente atrocità, non solo contro gli ebrei ma contro la loro stessa popolazione, che per la maggior parte vengono completamente ignorate dai loro paladini occidentali perché farle conoscere equivarrebbe ad ammettere che, quando si tratta di Autorità Palestinese e striscia di Gaza, essi sostengono entità terroristiche che vanno ben oltre i limiti accettabili di una società civile. Ecco il motivo per cui, ad esempio, gli attacchi terroristici contro israeliani da parte di arabi provenienti dall’Autorità Palestinese raramente ricevono più di poche righe nei grandi mass-media internazionali, quando non vengono taciuti del tutto. Sono attacchi letali che vengono ufficialmente incoraggiati e premiati dal regime di Abu Mazen, che retribuisce gli assassini pagando vitalizi mensili ai terroristi o alle loro famiglie, finanziati coi soldi dei contribuenti occidentali: un altro fatto sconveniente che demolirebbe la “narrazione” palestinese.

Questo è il motivo per cui comportamenti come invocare l’assassinio di ebrei, come ha fatto lo sceicco Osama Al-Tibi sulla tv ufficiale dell’Autorità Palestinese, o incolpare gli ebrei della Shoà, non saranno mai accolti da niente di più che uno sbadiglio e una scrollata di spalle da parte delle élite occidentali che hanno fatto della “Palestina” la loro causa prediletta.

(Da: jns.org, 18.3.19)