Quarant’anni di odio (e di fallimenti)

Con la sua ossessione per il potere regionale e l’ostinazione antisemita di distruggere lo stato ebraico, l’Iran sperpera enormi risorse e porta alla rovina se stesso e altri paesi mediorientali

Editoriale del Jerusalem Post

Il presidente iraniano Hassan Rohani e il ministro degli esteri Mohammad Javad Zarif

Il regime iraniano sta sfruttando il 40esimo anniversario della rivoluzione islamica per vantare i presunti successi del suo tentativo di dominare il Medio Oriente e minacciare Israele e gli Stati Uniti. Il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif si è recato in Libano questa settimana e ha incontrato il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, e il presidente iraniano Hassan Rouhani ha arringato adunate di folla a Teheran cercando di rafforzare l’immagine del paese, mentre la popolazione in Iran soffre sempre più sotto il peso di un’economia fallimentare e delle sanzioni statunitensi.

Il comandante delle forze armate iraniane, generale Mohammad Baqeri, ha liquidato la conferenza su Medio Oriente e Iran che si tiene questa settimana a Varsavia definendola “inutile e insignificante”. Ma è chiaro che Teheran sta prendendo molto sul serio l’incontro di Varsavia. “Non riuscirà a influenzare la politica e la forza della Repubblica Islamica”, ha dichiarato Baqeri.

Il segretario alla difesa americano Patrick Shanahan si è recato in Iraq per una visita a sorpresa finalizzata a rafforzare le relazioni Usa-Iraq. Da quando il presidente Donald Trump ha parlato nella base aerea di Al-Asad, lo scorso dicembre, si sono registrati appelli da parte delle milizie in Iraq sostenute dall’Iran per il ritiro delle forze statunitensi. Sono milizie sempre più dominanti un po’ in tutto l’Iraq. Gli Stati Uniti affermano di voler rafforzare la sicurezza irachena, dopo la guerra contro l’ISIS. L’Iran, dal canto suo, mira a erodere la sicurezza irachena e strangolare il paese nei suoi tentacoli. L’Iraq sta già affondando sotto il peso delle pretese iraniane. Il petrolio viene contrabbandato in Iran. Secondo la gente del posto, in Iraq entrano droghe vendute dalle reti del traffico iraniano. A Bassora, gran parte dell’economia è stata spogliata e dilapidata da corrotti capataz locali sostenuti dall’Iran, tanto da provocare proteste anti-regime la scorsa estate.

Missili iraniani sfilano a Teheran con la scritta “morte a Israele” (a fianco dell’immagine del pugno che infrange la Stella di David)

Gli Stati Uniti hanno suscitato polemiche e condanne, in Iraq, quando hanno ipotizzato che, dopo l’annunciato ritiro dalla Siria, avrebbero usato l’Iraq per “tenere d’occhio” l’Iran. Il grande ayatollah Ali al-Sistani ha detto che l’Iraq non deve essere usato per “nuocere ad altri stati”. Ciò potenzialmente indebolisce la posizione degli Stati Uniti in Iraq in un momento difficile. Se l’America lascerà la Siria e dovrà anche faticare per rimanere in Iraq, la forza degli Stati Uniti nella regione ne risulterà minacciata proprio nel momento in cui Teheran pensa di aver vinto in Siria e pensa di poter sconfiggere Washington.

Questo spiega come mai il regime iraniano è così preoccupato per la conferenza in Polonia, e perché sta cercando di sfruttare gli eventi del 40esimo anniversario del regime per inculcare il messaggio che il paese è “florido” mentre gli Stati Uniti stanno fallendo. L’iraniana Press TV martella sul tema che gli Stati Uniti “portano avanti la politica per conto dei sionisti” e che “la politica estera degli Stati Uniti è nelle mani degli israeliani e delle lobby sioniste”. L’Iran cerca in questo modo di approfittare della recente controversia suscitata negli Stati Uniti da una neo-congressista, per diffondere la visione complottista secondo cui la politica degli Stati Uniti è controllata da “ambienti” filo-israeliani: una tesi che si sposa perfettamente con il programma antisemita del regime iraniano, malcelato dietro la pretesa di essere “soltanto contro il sionismo” quando in realtà minaccia di annientamento Israele in quanto stato ebraico.

Perseguendo pervicacemente l’obiettivo di minacciare Israele, l’Iran continua a sperperare enormi risorse in missili balistici e nel programma nucleare. Questa settimana il regime si è di nuovo vantato d’aver incrementato l’arricchimento dell’uranio e di andare avanti con le sue attività nucleari. Tutto questo costituisce un campanello d’allarme che conferma come l’accordo sul nucleare iraniano del 2015 è servito solo per velare in qualche modo l’immutata realtà della Repubblica Islamica. Il regime iraniano non si modera mai. I suoi appetiti non diminuiscono mai, ed anzi aumentano. Più si rafforza in Libano, Iraq e Siria, più vuole dominare, facendosi sempre più arrogante nel cercare di sfidare gli Stati Uniti, Israele e l’intera regione.

Zarif è il portavoce di questa politica. Cerca di dipingere gli Stati Uniti come falliti e di sostenere che tutto ciò che vuole l’Iran e non “sottomettersi” alla politica americana. Sostiene che gli Stati Uniti hanno subito “40 anni di insuccessi per destabilizzare l’Iran con il sangue e il denaro”. E allora diamo un’occhiata al vero bilancio. Ovunque imperversano le milizie iraniane – in Libano, Siria, Iraq e Yemen – non si vedono nuove università né nuove realizzazioni. Dove ci sono alleati degli Stati Uniti – a Tel Aviv, Abu Dhabi o Amman – c’è progresso economico, culturale, educativo. Il regime di Teheran è il vero fallimento, indipendentemente da quante volte continui a gridare “morte a Israele, morte all’America”.

(Da: Jerusalem Post, 13.2.19)