Quattro imprescindibili politiche mediorientali per ogni futura amministrazione americana
Quali che siano i risultati delle elezioni presidenziali statunitensi, l'amicizia e l'alleanza tra Washington e Gerusalemme deve continuare
Di Amir Avivi
Dal punto di vista dell’impegno americano per la sicurezza di Israele e della regione, ci sono quattro questioni cruciali che dovranno essere affrontate da qualsiasi nuova amministrazione statunitense.
Rafforzare l’alleanza Usa-Israele come fattore di stabilità in Medio Oriente. Il legame tra Stati Uniti e Israele, specialmente nel campo della sicurezza, è di prim’ordine e deve rimanere tale. Israele è il più stretto e affidabile alleato dell’America in Medio Oriente e questa straordinaria relazione va a vantaggio dei valori e degli interessi condivisi da entrambi i paesi. La qualità di questo rapporto speciale deve riflettersi in una crescente cooperazione per la sicurezza e in una politica regionale che rafforzi il campo moderato in Medio Oriente quando si impegna a fare la pace con Israele, pur preservando il vantaggio militare qualitativo di Israele. Il vantaggio tecnologico dell’America e di Israele deve essere portato avanti attraverso questa alleanza, contribuendo alla loro leadership nel campo dell’innovazione della prossima generazione come è stato in quella attuale.
Fronteggiare con fermezza l’aggressività dell’Iran e i suoi piani nucleari. L’Iran, principale sponsor statale del terrorismo in Medio Oriente, utilizza gregari in Libano, Siria, Iraq e Yemen per controllare quei paesi e diffondere la sua ideologia estremista. L’Iran continua anche ad arricchire l’uranio e si avvicina ogni giorno di più alla possibilità di sviluppare e produrre armi nucleari. Se ci riuscirà, potrà rappresentare una minaccia esistenziale per tutti i vicini della regione e innescherà una corsa agli armamenti nucleari che metterà in pericolo il mondo intero. Deve essere fermato con ogni mezzo necessario. Revocare le sanzioni imposte al regime e rientrare nel rischiosissimo Piano d’azione globale congiunto (comunemente noto come accordo sul nucleare iraniano) offrirebbe nuovamente a Teheran una via sicura verso l’acquisizione di un vasto arsenale di armi nucleari e gli permetterebbe di lanciare aggressioni e destabilizzare il Medio Oriente.

Le bandiere americana e israeliana bruciate in piazza in Iran durante una delle consuete manifestazioni di protesta sponsorizzate dal regime
Adottare il piano “Pace per la prosperità” come base per futuri negoziati tra Israele e palestinesi e promuovere gli Accordi di Abramo. Il piano americano “Pace per la prosperità” ha dimostrato di saper avvicinare Israele e stati arabi. Tra la presentazione del piano e la fine di gennaio, due di questi stati – Emirati Arabi Uniti e Bahrein – hanno firmato trattati di pace con Israele e un terzo, il Sudan, ha accettato di normalizzare le relazioni. Questo è ovviamente solo l’inizio, come hanno segnalato altri paesi a maggioranza araba e musulmana. Se da un lato il piano risponde alle più basilari preoccupazioni nazionali e di sicurezza d’Israele, dall’altro prevede anche una statualità palestinese a condizione che i palestinesi scelgano di abbandonare la via del terrorismo e dell’istigazione. Non occorre disperarsi per il rifiuto del piano da parte dell’Autorità Palestinese. Auspicabilmente emergerà una nuova generazione di leader disposti a imboccare la via della pace.
Uno dei pilastri del piano è il rispetto di un principio fondamentale della sicurezza di Israele, che è quello di potersi difendere da solo. È e deve rimanere un interesse comune di Israele e Stati Uniti che Israele abbia confini sicuri e difendibili, come la Valle del Giordano, protetti esclusivamente dalle Forze di Difesa Israeliane con il sostegno delle comunità israeliane nell’area. È imperativo che la futura amministrazione americana consolidi ulteriormente il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, mantenga l’ambasciata americana a Gerusalemme, rispetti la sovranità d’Israele sulle alture del Golan (al confine con la Siria ndr) e riconosca il suo diritto e la sua necessità per la sicurezza di applicare la sovranità lungo la Valle del Giordano ed estenderla alle comunità ebraiche in Giudea e Samaria quando i tempi saranno maturi. Che Israele sia forte è la chiave per la stabilità e la prosperità in Medio Oriente. E garantisce agli Stati Uniti un alleato affidabile su cui contare nei momenti di necessità.
È anche della massima importanza che la prossima amministrazione di Washington continui a promuovere gli Accordi di Abramo per incrementare l’impulso verso la pace e la normalizzazione delle relazioni tra stati arabi e Israele a beneficio di tutti coloro che perseguono pace, sicurezza e prosperità. Ed è necessario fare leva sugli Accordi di Abramo per promuovere la pace tra Israele e palestinesi sulla base dei principi proposti nel piano degli Stati Uniti, e mostrare tolleranza zero per il terrorismo a cominciare dalla politica palestinese di remunerare i terroristi e dal suo indottrinamento all’odio e alla violenza.
Frenare le destabilizzanti ambizioni della Turchia. Volendo ripristinare le glorie dell’Impero Ottomano e diffondere l’ideologia islamista estremista, la Turchia sotto il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha perseguito un’ambiziosa politica interventista in Medio Oriente che include il sostegno all’organizzazione terroristica Hamas e ad altri gruppi islamisti estremisti. Gli Stati Uniti devono mettersi alla testa degli sforzi volti a frenare questo comportamento destabilizzante.
Quali che siano i risultati delle elezioni presidenziali statunitensi, l’amicizia e l’alleanza tra Washington e Gerusalemme deve continuare.
(Da: jns.org, 3.11.20)