Quegli amici dei palestinesi, arroganti e un po razzisti

Firmato da accademici e giornalisti, il Documento Olga contiene un messaggio sugli arabi nascosto fra le righe.

Di Ben Dror Yemini

image_321Verso la fine di luglio è stato diffuso in Israele, e in giro per il mondo, una manifesto politico indicato come “il documento Olga” [dal nome della località Givat Olga]. I suoi 103 firmatari, e forse anche i suoi sostenitori, valgono meno di un quarto di un voto al parlamento, ma ciò non toglie importanza al documento. Benché esso non contenga nessuna novità, il suo valore nasce dal fatto che i suoi autori sono ormai diventati personaggi centrali nel discorso su Israele in corso oggi nelle università e nei mass-media. Se mai un giorno Israele verrà bandito come un lebbroso dalla famiglia delle nazioni, sarà anche per opera di costoro. Si tratta di pochi personaggi ma assai influenti, e non si possono trascurare le loro iniziative.
Prima di scagliarmi contro il documento (per la delizia dei suoi sostenitori), desidero iniziare dicendo che, sorprendentemente, mi trovo d’accordo con una buona parte del suo contenuto. Ad esempio, che “Israele è impantanato fino al collo nell’occupazione… mentre continua ad ampliare gli insediamenti e moltiplicare gli avamposti”, e che “i palestinesi, come ogni altro popolo, non sono né demoni né angeli, ma esattamente come noi, esseri umani creati uguali”. Chi potrebbe mai dissentire da questa basilare affermazione umana?
Il problema è che gli stessi autori del documento, tutti protagonisti del cosiddetto discorso post-colonialista, non credono davvero in ciò che scrivono. Non credono che gli arabi siano essere umani come tutti gli altri. I firmatari, che probabilmente guardandosi allo specchio pensano di vedere Nelson Mandela, hanno nascosto fra le righe di questo loro documento – come di tanti altri – il segreto più inconfessabile: essi pensano che gli arabi siano mentalmente handicappati.
Iniziamo dalle pesanti accuse contenute nel documento contro l’impresa, i leader, gli intellettuali e i giornalisti sionisti: “sia di destra che di sinistra”. Tutti costoro sarebbero colpevoli di “arroganza razzista”. Gli autori hanno comprensibilmente eretto un muro che, nel dibattito “progressista” di cui si fanno protagonisti, li separi dalla aborrita “sinistra sionista”.
Dopodiché il documento adotta totalmente la posizione palestinese più estremista, mostrando il più assoluto disprezzo per i palestinesi pragmatici. Sono circa 150.000 i coraggiosi palestinesi, persone davvero di pace, che hanno firmato un altro documento, il progetto Ayalon-Nuseibe, che punta a promuovere la pace fra le opinioni pubbliche israeliana e palestinese, fra l’altro lasciando definitivamente cadere il cosiddetto diritto al ritorno [all’interno di Israele]. Ma questo non importa minimamente ai “progressisti” autori del documento Olga. Essi non lasceranno cadere quella pretesa nemmeno se lo faranno i palestinesi.
Se c’è qualcuno fra di noi che distrugge ogni possibilità di composizione del conflitto, che si adopera per perpetuare l’estremismo e l’intransigenza fra i palestinesi, sono proprio questi fanatici che rifiutano ogni tentativo da parte palestinese di arrivare a un compromesso.
Evidentemente non è solo a destra che nascono gruppi di giovani fanatici. Solo che a sinistra non sono poi così giovani, sono decisamente adulti. Molti di loro sono ben noti accademici, alcuni sono giornalisti.
Come prevedibile, questi fanatici sono contrari a un accordo per la separazione. E in questo modo si allineano sia con Arafat che con i coloni più estremisti.
Più importante, in tema di razzismo, è il fatto che questo documento non contenga nessuna critica – neanche una sola parola – rivolta alla parte araba. Non una parola sul rifiuto di un accordo per la separazione, non una parola sull’ambizione storica di distruggere Israele, non una parola sulla propaganda razzista e antisemita, non una parola sulle stragi e sul terrorismo organizzato. Gli arabi non hanno nessuna colpa.
Anche la persona meno esperta in cose legali sa che vi sono due sole categorie di persone totalmente esenti da qualunque responsabilità: i minorenni e i minorati mentali. E gli arabi non sono minorenni.
Il discorso post-colonialista, a cui appartiene questo documento, ama attribuire ogni e qualunque responsabilità all’occidente, a Israele, al sionismo. Coraggiosi critici arabi, cristiani e musulmani, hanno stigmatizzato questa “esternalizzazione sistematica della colpa” nei loro articoli sullo scomparso Edward Sa’id, il padre dell’archetipo “Occidente colpevole di tutto” (fu lui a imprimere il sigillo dell’approvazione accademica al fanatismo islamico che lo aveva preceduto).
In breve, il nocciolo del razzistico discorso post-colonialista è che non considera gli arabi, come ogni altro essere umano, persone mature e responsabili. Per questo non possono essere incolpati di nulla. Essi sono in tutto e per tutto dipendenti dall’occidente. Qualunque cosa facciano – regime oppressivo e assassini di massa in Iraq, genocidio in Sudan, governi tirannici e tribali, corruzione a tutti livelli, repressione delle donne in una cultura patriarcale – tutto si traduce sempre e soltanto in un atto d’accusa contro l’occidente, cioè il sionismo, Bush, l’America.
Il problema con questo discorso è che non fa che perpetuare l’arretratezza del mondo arabo, insieme alla sua intransigenza. Di conseguenza, perpetua anche le sofferenze degli arabi e dei palestinesi. Se è questo ciò che reclamano questi accademici e giornalisti, allora qualunque palestinese che dica qualcosa di diverso (secondo la cultura araba, che noi non dobbiamo analizzare) diventa un traditore.
Gli arabi, cristiani e musulmani, sono vittime di questo discorso paternalista, arrogante e umiliante. Ma si intravedono i segni di una coraggiosa minoranza silenziosa che rifiuta questo modello. Dobbiamo augurarci, per il loro e nostro bene, che la minoranza diventi presto maggioranza.

(Da: Ma’ariv, 1.08.04)

Nella foto in alto: l’autore dell’articolo

Per “The Olga Document” e “The Ayalon-Nusseibeh Plan”, vedi:

http://www.nimn.org/Perspectives/israeli_voices/000233.php?section=Israeli%20Voices

http://www.mifkad.org.il/eng/PrinciplesAgreement.asp