Quella Coppa del Mondo è uno schiaffo in faccia ai palestinesi

I miliardi spesi dal Qatar sono il simbolo perfetto dell’interesse pressoché nullo che le nazioni arabe nutrono da vent’anni (se mai l’hanno nutrito) per la condizione dei palestinesi

Di Sever Plocker

Sever Plocker, autore di questo articolo

Nella settimana che ha preceduto l’inizio della Coppa del Mondo in Qatar, 21 palestinesi sono morti nella striscia di Gaza a causa di un micidiale incendio scoppiato in un’abitazione durante un evento familiare. Tra le vittime ci sono madri e nonne che cercavano di proteggere i bambini dalle fiamme. Il fuoco è divampato velocemente dopo che un generatore difettoso ha incendiato le scorte di benzina che la famiglia utilizzava durante i blackout di Gaza, sempre a corto di energia, lasciando ai membri della famiglia pochissime possibilità di mettersi in salvo.

Per ospitare la Coppa del Mondo, il Qatar ha speso tra i 220 e i 240 miliardi di dollari. Progetti abitativi per i due milioni di abitanti palestinesi nella striscia di Gaza e progetti per dotarli di due centrali elettriche supplementari sarebbero costati 10 miliardi di dollari, solo il 4% di quanto il Qatar ha investito in otto stadi, hotel e infrastrutture di trasporto destinate molto probabilmente a diventare “cattedrali nel deserto” una volta che i giochi saranno terminati, fra un mese.

Nessun operaio edile palestinese ha trovato impiego in questi progetti: non per paura del terrorismo, ma perché le autorità del Qatar non volevano squadernare davanti a occhi palestinesi i mastodontici costi sostenuti per ospitare il più grande spettacolo di calcio del mondo. La sfarzosità della Coppa del Mondo in Qatar è simbolo perfetto dell’interesse pressoché nullo che le altre nazioni arabe e musulmane nutrono almeno da vent’anni per la sorte dei palestinesi. Questa calamita dell’attenzione passerà alla storia del Medio Oriente come il sintomo più chiaro di paesi arabi straricchi di petrolio che voltano le spalle ai loro fratelli palestinesi.

L’abitazione incendiata giovedì scorso a Gaza

I prezzi dell’energia sono schizzati alle stelle a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale, le entrate dei paesi arabi derivanti da produzione ed esportazione di petrolio e gas dovrebbero aumentare da 3 miliardi di dollari a 5mila miliardi di dollari nel 2022 e nel 2023. Si prevede che le loro entrate aumenteranno di 2mila miliardi di dollari in un anno e di 4mila miliardi in due anni. Una minima frazione di queste cifre sarebbe sufficiente per stabilizzare la vita quotidiana a Gaza, garantire sistemi sanitari e scolastici di qualità e garantire infrastrutture idriche ed elettriche per milioni di palestinesi nella striscia.

Non accadrà, ovviamente. I magnati arabi del petrolio e del gas si terranno stretta questa manna o la dilapideranno in opulenti progetti pretenziosi. Giustificano il loro imperdonabile egoismo con la ridicola scusa che tale aiuto ai palestinesi equivarrebbe a interferire nel conflitto israelo-palestinese a favore dello stato ebraico. L’ipocrisia di questa affermazione puzza lontano un miglio. Quegli scialacquatori dovrebbero andare nei campi palestinesi di Gaza a dire ai residenti che non sono disposti ad aiutarli perché perpetuare la loro indigenza, il loro avvilimento e la loro miseria sono la migliore carta del mondo arabo contro i “sionisti occupanti”. Che provino a dire ai palestinesi che la mancanza di aiuti fa parte di un geniale piano politico per aiutarli politicamente. Che provino a spiegare come mai costruiscono ogni anno musei, centri commerciali e stadi per miliardi di dollari nei loro paesi, ma non costruiscono ospedali, centri sportivi e asili per i bambini palestinesi, che costerebbero una minima frazione delle loro spese: praticamente quelli che per loro sono spiccioli. Non convincerebbero nessuno.

E a fronte di tutto questo, il presidente della FIFA Gianni Infantino si presenta con un discorso prolisso, supponente e ipocrita, pieno di inesattezze storiche, in cui chiede che gli attivisti che hanno criticato le autorità del Qatar per i suoi abusi sui lavoratori migranti si scusino con i leader del paese ospitante. E perché mai? Lo dica, per favore. Perché ritiene che gli europei abbiano perseguitato gli arabi per 3.000 anni? Che libri di storia ha letto il signor Infantino, ammesso che ne abbia letti? Se si tratta di scusarsi, gli europei dovrebbero scusarsi con gli ebrei, che il presidente della FIFA si è dimenticato di citare, e coi nativi americani e con gli aborigeni australiani. La FIFA dovrebbe scusarsi con i tifosi di calcio per lo svarione che ha preso decidendo di tenere la Coppa del Mondo in una piccola nazione straricca di gas e antidemocratica, priva di qualsiasi cultura calcistica locale. E i capi del Qatar, visto il loro ostentato menefreghismo, dovrebbero scusarsi anche con i palestinesi, a cominciare dalle vittime dell’incendio dell’altro giorno a Gaza.

(Da: YnetNews, 20.11.22)