Quella maggioranza silenziosa fra gli arabi d’Israele

Molti elettori arabo-israeliani non condividono le provocazioni dei loro parlamentari, ma non hanno il coraggio di dirlo ad alta voce

Di Daniel Siryoti

Mira Awad, attrice, cantante, copywriter pubblicitario. Ha rappresentato Israele al Festival della canzone Eurovision del 2009. Araba israeliana.

Mira Awad, attrice, cantante, cantautrice. Ha rappresentato Israele al Festival della canzone Eurovision del 2009. Araba israeliana.

Nel mio lavoro come reporter per Israel HaYom mi reco spesso fra le comunità arabe d’Israele e incontro sia rappresentanti ufficiali che residenti locali. Più e più volte mi è accaduto di constatare che la maggior parte di loro non si identifica con le provocatorie dichiarazioni della parlamentare arabo-israeliana Hanin Zoabi, della lista Balad. Ma non c’è rabbia solo per le parole di Zoabi. Anche gli altri parlamentari arabo-israeliani non sono molto popolari tra la loro gente. Non è che gli arabi israeliani siano diventati sionisti, ma il sentimento diffuso fra loro è che i politici che dovrebbero rappresentarli si occupano troppo dei palestinesi di Cisgiordania e della striscia di Gaza e troppo poco di loro.

Tuttavia, in pubblico l’opinione araba non mostra quasi nessun segno di disaffezione verso parlamentari come Hanin Zoabi. I severi sentimenti che l’opinione pubblica araba nutre verso i suoi rappresentanti alla Knesset si possono ascoltare quasi esclusivamente nelle conversazioni private e nelle chiacchiere tra gli arabi e i loro vicini ebrei nelle città miste.

Più volte ho sentito esponenti arabi affermare che c’è una maggioranza silenziosa nella comunità arabo-israeliana, una maggioranza di persone che si considerano leali cittadini allo stato d’Israele e al contempo si identificano con i palestinesi, non vedendo una contraddizione nell’identificarsi con il nazionalismo palestinese pur rimanendo cittadini israeliani rispettosi della legge. “Sono persone che hanno paura di esprimere le proprie opinioni contrarie alle provocazioni di Zoabi – mi è stato spiegato – Quelli che si sono pronunciati contro il comportamento provocatorio dei parlamentari arabo-israeliani si sono guadagnati durissime reazioni, fino alle minacce di morte”.

Ci sono molti esempi. Di recente un giovane arabo – per inciso, un parente di Hanin Zoabi – ha dovuto persino trasferirsi all’estero a causa delle minacce di morte che ha subito dopo aver pubblicato on-line un video in cui condannava con convinzione il rapimento e l’omicidio dei tre adolescenti israeliani, lo scorso giugno a Gush Etzion, e le dichiarazioni di Zoabi secondo cui i responsabili di quel crimine non sarebbero terroristi.

George Deek, vice ambasciatore d’Israele in Norvegia. Arabo israeliano.

George Deek, vice ambasciatore d’Israele in Norvegia. Arabo israeliano.

Una nota giornalista arabo-israeliana è stata recentemente costretta a chiudere la sua pagina su Facebook a causa dei numerosi insulti e delle minacce di morte che aveva ricevuto dopo che aveva osato criticare il fatto che i parlamentari arabo-israeliani non prendono iniziative nell’interesse del loro elettorato. “In fondo – ha detto la giornalista – non ho fatto altro che pubblicare sulla mia pagina di Facebook un post in cui chiedevo all’opinione pubblica araba di abbandonare l’ipocrisia, di guardarsi onestamente allo specchio e di dire ad alta voce ciò che noi tutti diciamo piano e sottovoce, e cioè che la maggior parte dei parlamentari arabo-israeliani, guidati da Zoabi, causano solo danni alla comunità araba d’Israele, alimentano tensioni tra popolazioni che vorrebbero vivere qui in pace, e non muovono un dito per risolvere problemi come la povertà, la discriminazione, l’incuria, la violenza e l’aumento della criminalità”. La giornalista spiega d’aver deciso di chiudere la sua pagina su Facebook dopo aver visto che alcune delle reazioni più rabbiose provenivano da conoscenti che in realtà, nelle conversazioni private, s’erano detti d’accordo con lei. “A quel punto – dice – sono crollata completamente, e mi sono resa conto che stavo combattendo contro i mulini a vento e che la gente preferisce vivere nella menzogna”.

Per inciso, la stessa Autorità Palestinese non sembra entusiasta delle ingerenze dei parlamentari arabo-israeliani nella politica interna palestinese. Da qualche tempo, Hanin Zoabi è persona poco gradita nella sede dell’Autorità Palestinese a Ramallah, dopo che ha definito “traditore” il presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) per via del coordinamento sulla sicurezza anti-terrorismo in Cisgiordania tra le forze dell’Autorità Palestinese e le Forze di Difesa israeliane.

(Da: Israel HaYom, 21.10.14)