Quella muraglia trasparente che protegge Israele (e la pace mondiale)

La storia non perdonerà chi riuscisse a far saltare la stabilità garantita da Dimona.

Di Ari Shavit

image_2824Secondo i resoconti della stampa estera, il reattore nucleare israeliano di Dimona non avrebbe soltanto scopi civili. Stando ad essi, lì impianto venne costruito agli inizi degli anni ’60 affinché, per la fine di quel decennio, Israele potesse disporre della sua prima bomba atomica: dunque Israele sarebbe di fatto una potenza nucleare, anzi l’unica potenza nucleare al mondo che insiste a comportarsi come se non lo fosse.
Nei termini superficiali della vacua correttezza politica, Dimona è un oltraggio. Dimona non soddisfa le universali richieste di eguaglianza: perché mai a Israele dovrebbe essere permesso ciò che ad altri stati viene proibito? Dimona non è conforme alla domanda di trasparenza oggi di moda: perché mai dovrebbe essere protetta da uno scudo di opacità? Dimona non si adegua ai precetti di chiarezza comunemente accettati: perché mai la comunità internazionale ha accettato che possa mantenersi entro una nuvola di ambiguità?
La risposta a queste domande è questa: perché la comunità internazionale, nella seconda metà del XX secolo, era morale. Non moralista, ma morale. Essa ricordava bene che in Europa, per più di un millennio, il popolo ebraico era stato perseguitato come l’Altro per eccellenza, e che negli anni fra il 1940 e il 1945 un terzo del popolo ebraico era stato sterminato, e che persino Roosevelt e Churchill non avevano mosso un dito per salvare quel milione di ebrei che nel 1944 poteva ancora essere soccorso. Ed era quindi consapevole, la comunità internazionale, d’aver contratto l’obbligo morale di garantire l’esistenza del popolo ebraico (o almeno di permettere che se la garantisse da sé), riconoscendo che il popolo ebraico aveva maturato un diritto esclusivo ad una forma di discriminazione alla rovescia.
Giacché aveva gli occhi aperti, la comunità internazionale vedeva bene che lo stato ebraico era circondato da un mare di odio incontenibile, e che se non fosse stato protetto da un sorta di muraglia trasparente contro la volontà di fagocitarlo, l’esito sarebbe stato un sicuro bagno di sangue (di fatto, un secondo sterminio). Capiva inoltre, la comunità internazionale, che, proprio perché il reattore nel Negev non aveva solo scopi civili, esso avrebbe garantito la pace. È Dimona che ha stabilizzato il Medio Oriente.
La comunità internazionale aveva ragione. Gli ultimi quarant’anni sono stati relativamente tranquilli in Medio Oriente. Dimona non ha impedito la guerra di Yom Kippur, né le guerre in Libano, né le intifade; e non ha posto fine all’occupazione. Ma da quando Dimona ha fatto la sua comparsa sulla scena mondiale, qui non c’è più stata una guerra totale ed anzi sono stati firmati alcuni accordi di pace. Grazie a Dimona non c’è stata una catastrofe. Innumerevoli arabi ed ebrei devono la loro vita a Dimona. E lo stesso vale per gli interessi vitali dell’occidente e degli arabi moderati.
Anche Israele aveva ragione. Nello stesso periodo in cui adottava verso i palestinesi politiche che possono essere considerate insensate, la sua politica riguardo a Dimona è stata estremamente responsabile. A differenza degli Stati Uniti, Israele non ha mai usato armi nucleari. A differenza di Francia e Gran Bretagna, non ha mai imperniato la sua politica di difesa sulle armi nucleari che si riteneva possedesse. A differenza di Cina, India e Pakistan, non ha mai esibito le sue capacità sfoggiando test nucleari. Israele non si è vantato, non ha ostentato, non ha fatto alcun uso improprio della capacità nucleare che gli veniva attribuita. Persino in circostanze estremamente difficili, su questo piano ha sempre agito con considerazione e sangue freddo. Non ha mai sguainato la spada che quei resoconti giornalistici descrivono come potentissima e terribile.
La comunità internazionale del XXI secolo è diversa. Non ha saputo bloccare i programmi nucleari di Mahmoud Ahmadinejad né conseguire in Iran ciò che ha conseguito in Iraq, Libia e Siria. Per questo motivo le appare ora assai conveniente stabilire un collegamento fra l’armamento nucleare invasato e gravido di disastri che si profila all’orizzonte, e l’ambiguità misurata e controllata di Israele, che si è sempre dimostrato responsabile. È un tentativo al contempo stupido e vergognoso. A tre diversi livelli, esso mette in pericolo il futuro degli ebrei, la stabilità del Medio Oriente e la pace mondiale.
La nuova comunità internazionale tende a preferire il moralismo rispetto alla morale, e la presunta correttezza politica rispetto alla giusta responsabilità storica. Ma se cercherà di imporre i precetti alla moda al reattore di Dimona, finirà col procurare a se stessa un disastro incalcolabile. La storia non perdonerà chi riuscirà a far saltare l’ordine basato su Dimona, né chi cercherà di infrangere la muraglia trasparente che protegge lo stato ebraico da tutti coloro che cederebbero volentieri alla tentazione di spazzarlo dalla faccia della terra.

(Da: Ha’aretz, 13.5.10)

Si veda anche:

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https://www.israele.net/sezione,,1401.htm