Quella piccola moneta testimone di un popolo sovrano nella propria terra liberata

Le monete ebraiche coniate durante le rivolte del primo e secondo secolo erano una chiara affermazione di indipendenza in aperta sfida al potere di Roma

Di Tuvia Book

Tuvia Book, autore di questo articolo

La scorsa settimana i mass-media israeliani e internazionali hanno riferito che è stata restituita a Israele una rara moneta d’argento trafugata anni fa da un sito archeologico presso la Valle di Elah. La moneta è una delle uniche due di questo tipo che siano state finora trovate. Si tratta di una moneta d’argento da un quarto di shekel (siclo) coniata a Gerusalemme sul Monte del Tempio nel 69-70 e.v., quarto anno della prima guerra giudaica contro Roma, nota fra gli ebrei come la Grande Rivolta ebraica del 66-73 e.v. La caccia per recuperare la moneta è durata due decenni e ha attraversato svariati paesi. Il suo rimpatrio è stato un evento così importante che alla cerimonia hanno partecipato diversi alti funzionari statunitensi e israeliani, tra cui l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Gilad Erdan, che ha dichiarato: “Questo eccezionale manufatto costituisce un chiaro promemoria del legame plurimillenario fra il popolo ebraico e la Terra di Israele”.

L’importanza di questa moneta, e delle monete dell’altra rivolta in Giudea contro Roma, quella di Bar Kokhba del 132-135/6 e.v., sta nel fatto che forniscono prove archeologiche tangibili della nostra storia e della profonda connessione con Israele. È evidente che nell’antichità il conio di una moneta come questa rappresentava la più lampante affermazione di indipendenza.

Durante la Grande Rivolta (66-73 e.v.) i ribelli ebrei coniarono proprie monete complete di simboli significativi, sia come dichiarazione di indipendenza dal dominio romano sia per ricordare a se stessi la libertà per cui stavano combattendo. Allo stesso modo, durante la rivolta di Bar Kokhba del secolo successivo (132-135 e.v.) gli ebrei coniarono monete sovversive, che circolarono in Giudea per tre anni con lo stesso intento. La differenza era che questi ribelli non avevano più a disposizione il tesoro del Tempio (depredato dai Romani nel 70) e dunque ricorrevano al ri-conio di monete romane. Su alcune di queste monete sovversive è ancora possibile scorgere il profilo raschiato di un imperatore romano.

Il rarissimo quarto di siclo d’argento coniato nel quarto anno (69-70 e.v) della Grande Rivolta ebraica contro l’Impero Romano

Che risalgano alla prima o alla seconda rivolta, si tratta di monete ancora più esemplari rispetto a quelle coniate ex novo durante la Grande Rivolta, poiché in questo caso vennero coniate riciclando monete romane come un voluto oltraggio all’Impero. Osserva lo storico Simon Schama: “Non ci resta molto della rivolta di Bar Kokhba, quell’ultimo spasmo dell’indipendenza ebraica, tranne le monete. Spesso sono di una bellezza struggente, perché rappresentano ciò che era andato perduto”.

I simboli su quelle monete – i vasi sacri del Tempio, gli oggetti rituali come il lulav e l’etrog (rami e frutto usati nella festa di Sukkot) nonché la più antica rappresentazione della facciata del Tempio stesso – proclamavano esplicitamente l’obiettivo dei ribelli: rovesciare il dominio romano, ristabilire una patria ebraica indipendente sotto una figura messianica e ricostruire il Tempio. Alcune monete recavano l’immagine di una palma da datteri, che riecheggiava la menorà (candelabro) del Tempio e simboleggiava la Terra d’Israele, la fecondità che Dio aveva promesso al suo popolo e l’immortalità. La palma da dattero rappresentava quindi redenzione e resurrezione, cioè riscatto e rinascita. Le parole sulle monete sia della prima Grande Rivolta che della Rivolta di Bar Kokhba erano scritte nell’antico alfabeto paleo-ebraico del periodo del Primo Tempio. Sebbene questa scrittura non fosse più di uso comune, era considerata più autentica e patriottica. Le stesse iscrizioni non lasciavano dubbi su ciò per cui gli ebrei stavano combattendo: “Anno primo della redenzione di Israele”, “Secondo anno della libertà d’Israele”, “Della libertà di Gerusalemme”, “Per la libertà di Sion”.

Alcune di queste monete potrebbero essere state forgiate come un’aperta sfida in risposta alle monete della serie Judaea Capta (“Giudea conquistata”) coniate dai Romani dopo la feroce repressione della Grande Rivolta del primo secolo. A quanto risulta, solo gli ebrei forgiarono monete ribelli all’interno dell’Impero Romano: coniate da un popolo sovrano secondo le proprie usanze, che viveva nella propria terra liberata dalla dominazione romana.

(Da: Times of Israel, 16.9.22)

Moneta della rivolta di Bar Kochba (132-135 e.v.). Sul dritto: la facciata del Tempio ebraico. Sul rovescio: un lulav con il testo “Per la libertà di Gerusalemme”

 

Si veda anche: L’antica “moneta palestinese” che dovrebbe delegittimare lo stato ebraico