Quelle provvidenziali 17 tonnellate di esplosivo

Il New Yorker racconta come Israele pose fine al sogno atomico del dittatore siriano Assad.

image_3538Nel marzo 2007 degli agenti del Mossad penetrarono nell’abitazione, a Vienna, di Ibrahim Othman, capo della Commissione siriana per l’Energia Atomica, in un periodo in cui americani e israeliani erano preoccupati per i segnali che indicavano un programma nucleare di Damasco. Le informazioni che gli agenti riuscirono a raccogliere erano letteralmente esplosive: diverse decine di fotografie a colori, scattate all’interno di un edificio in costruzione nel deserto del nord-est siriano, indicavano che si trattava di un reattore nucleare segreto al plutonio.
È quanto risulta da un servizio investigativo pubblicato lunedì sul New Yorker a firma di David Makovsky, del Washington Institute for Near East Policy. Secondo l’articolo, le fotografie mostravano la presenza di tecnici nordcoreani all’interno dell’impianto e il reattore, visto dall’interno, presentava “molti degli stessi elementi di ingegneria del reattore nucleare nordcoreano di Yongbyon”.
Nei giorni successivi alla scoperta dell’impianto siriano, l’allora primo ministro israeliano Ehud Olmert “iniziò a ospitare una serie di incontri importanti nella sua residenza ufficiale in Via Balfour, a Gerusalemme”, scrive Makovsky. In aprile, prosegue l’articolo, la Casa Bianca venne informata della scoperta. L’amministrazione Bush, pur convinta della validità del ritrovamento, ritenne che “non vi fossero prove sufficienti per giustificare un attacco preventivo sul reattore di Al Kibar, e così gli israeliani iniziarono i preparativi per compiere un raid da soli”. Forze di Difesa, Mossad e Ministero degli esteri erano tutti a favore di un attacco “col silenziatore” al reattore.
“Poco prima della mezzanotte del 5 settembre 2007 – si legge nell’articolo – quattro jet F-15 e quattro jet F-16 decollarono da basi aeree israeliane. Usando gli strumenti elettronici standard di criptaggio, gli israeliani accecarono il sistema di difesa aerea siriano. Tra le 0.40 e le 0.53 di quel mattino i piloti comunicarono che 17 tonnellate di esplosivo erano state sganciate sull’obiettivo”.
Nonostante il successo dell’operazione, Makovsky precisa che è difficile immaginare l’utilizzo della stessa strategia per colpire gli impianti nucleari iraniani perché questi si trovano per lo più profondamente sottoterra.
Per la cronaca, ufficialmente Israele non ha mai ammesso né smentito d’aver bombardato il reattore siriano.

(Da: YnetNews, Ha’aretz, 10.9.12)