Quelli che continuano a scherzare col fuoco

Pur di ripristinare la calma, Israele ha accettato di far entrare a Gaza enormi somme in contati dal Qatar: ma a quanto pare non serve

Editoriale del Jerusalem Post

Serra israeliana a Netiv Ha’asara incendiata venerdì sera da un terrorista palestinese infiltrato da Gaza

Più di sei mesi fa, un editoriale del Jerusalem Post lanciava un avvertimento sugli episodi di terrorismo incendiario e su quella che allora si presentava come una modalità di aggressione ancora relativamente nuova per Hamas. I palestinesi avevano iniziato a usare dispositivi incendiari appesi ad aquiloni come un’arma semplice ma devastante, facendoli atterrare a caso nei campi delle comunità ebraiche attorno alla striscia di Gaza. Da allora, l’“intifada degli incendi dolosi” è cresciuta fino a includere tutta una serie di aerostati incendiari e persino un paio di casi accertati di utilizzo di falchi con inneschi legati alle zampe. Migliaia di ettari di alberi e colture sono stati distrutti con queste armi a bassissima tecnologia. Gli incendi hanno causato un danno enorme alla fauna selvatica, sia per gli animali uccisi direttamente dalle fiamme, sia per quelli i cui habitat sono andati distrutti. Interi raccolti e beni agricoli sono stati rovinati. Gli incendi praticamente incessanti hanno anche generato un serio rischio per la salute dei residenti nella zona occidentale del Negev, in quell’area che i giornali israeliani chiamano otef ’Aza (letteralmente “l’involucro di Gaza”).

La settimana scorsa, diverse centinaia di studenti israeliani delle scuole del sud, che non hanno mai realmente saputo cosa significa vivere in pace e tranquillità, hanno organizzato una marcia di cinque giorni fino a Gerusalemme per richiamare l’attenzione del Paese e delle autorità sulla loro situazione. Mentre le condizioni di vita di bambini e ragazzi palestinesi a Gaza sono abbondantemente documentate dai mass-media internazionali, l’angoscia e i traumi di quelli israeliani su questo versante del confine passano del tutto inosservati.

Studenti delle comunità israeliane ai confini con Gaza in marcia verso Gerusalemme per sensibilizzare il resto del Paese sulla loro situazione

Venerdì, nel giorno in cui i giovani concludevano la loro marcia, è risaltata in tutta la sua evidenza la sconcertante situazione che vige fra Israele e Gaza: tutti in Israele hanno potuto vedere le immagini di alcune grosse valigie letteralmente ricolme di dollari in contanti, portate giovedì a Gaza da un inviato del Qatar attraverso un valico israeliano. Il denaro, circa 15 milioni di dollari, deve teoricamente servire a Hamas per pagare gli stipendi, anche se ovviamente è di fatto impossibile controllare dove finiranno tutti quei soldi (quando è già molto difficile seguire il percorso delle tonnellate di cibo, carburante e altre forniture umanitarie che vengono trasportate quotidianamente nella striscia di Gaza attraverso i valichi israeliani).

La distribuzione a Gaza del denaro dal Qatar è stata fortemente attaccata dall’Autorità Palestinese di Abu Mazen, che tempo fa ha congelato il pagamento degli stipendi nel tentativo di indebolire, ed eventualmente rimuovere dal potere, il suo arci-nemico Hamas mettendo in ginocchio la popolazione palestinese di Gaza, per cercare di riprendere il controllo sulla striscia persa nel 2007. Nel frattempo a molti commentatori e politici israeliani, sia di sinistra che di destra, non è sfuggita l’analogia fra le valige di dollari consegnate a Hamas per “comprare la tranquillità” e il pagamento di una vera e propria “protezione” in stile pizzo mafioso.

Le valige piene di dollari in contati (15 milioni) consegnate dal Qatar a Gaza attraverso il valico israeliano di Erez

Comunque, non ha funzionato. Lo stesso venerdì, un palestinese è stato ucciso mentre lanciava una carica esplosiva contro i soldati israeliani a guardia del confine, e altri due sono stati arrestati appena avevano tagliato la recinzione per penetrare in Israele.

Venerdì notte, un palestinese si è infiltrato da Gaza e ha appiccato fuoco a una serra del moshav Netiv Ha’asara, procurando danni per svariate centinaia di migliaia di shekel fra attrezzature e sementi, e colpendo qualcosa ancora più prezioso: il già precario senso di sicurezza. Chiaramente, se un infiltrato può raggiungere una serra e darle fuoco, potrebbe anche raggiungere case, asili e scuole. O potrebbe essere sequestrato un cittadino israeliano, civile o militare. Secondo la tv israeliana Kan, il terrorista, che è stato arrestato, si era già infiltrato altre volte in territorio israeliano. E’ probabile che contasse di essere catturato e imprigionato o di essere ucciso e diventare un “martire”: dopo tutto, parte dei fondi del Qatar verranno utilizzati da Hamas per premiare le famiglie dei terroristi, detenuti o shahid (martiri).

E’ in questo contesto che si inserisce lo scontro a fuoco che domenica notte ha visto contrapposti un’unità delle Forze di Difesa israeliane, penetrata nella striscia di Gaza per raccogliere vitali informazioni di intelligence, e un gruppo di terroristi di Hamas, conclusosi con la morte di un tenente colonnello israeliano di 41 anni e di sette terroristi di Hamas, fra cui un capo delle Brigate Izz ad-Din al-Qassam. Ha fatto seguito un’ondata di lanci di razzi palestinesi sulle comunità israeliane: più di 200 fra la notte di domenica e la giornata di lunedì, almeno 13 i feriti israeliani fra cui un 19enne in gravi condizioni. Le Forze di Difesa israeliane, che hanno intercettato una sessantina di razzi col sistema “Cupola di ferro”, hanno poi reagito colpendo più di 70 bersagli terroristici di Hamas e Jihad Islamica nella striscia di Gaza. “Il costante tentativo di colpire civili è inaccettabile, e noi continueremo a rispondere con forza – ha detto lunedì sera il portavoce militare Ronen Manelis – Nelle prossime ore Hamas sentirà tutta la forza della risposta delle Forze di Difesa israeliane. Hamas sta conducendo la striscia di Gaza verso la distruzione”.

Israele si assume un enorme rischio lasciando che i contanti dal Qatar raggiungano Gaza in quantità così grandi e non tracciabili. Il Qatar non ha affatto una reputazione di forza moderata, anzi. E per ora il denaro non ha portato nessuna calma.

Quello che gli studenti israeliani del sud cercano di dirci è che nessuno dovrebbe considerare normale o ammissibile che vi siano continui incendi e attacchi “di basso profilo”. Come sa ogni bambino, scherzare con il fuoco è molto pericoloso.

(Da: Jerusalem Post, 12.11.18)

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