Quell’impalpabile confine fra critica e istigazione all’odio, sicuramente scavalcato dalle menzogne

C'è qualcosa di agghiacciante nella facilità con cui si dà credito ad ogni accusa contro Israele, nell’insostenibile leggerezza con cui si trasforma Israele in un mostro

Di Ben-Dror Yemini

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

L’attentato al Museo Ebraico di Bruxelles ha riaperto la discussione sul nesso tra istigazione all’odio e azioni anti-ebraiche. In passato un comitato a nome dell’Unione Europea cercò di formulare dei criteri per definire la differenza che passa tra critica (legittima) e istigazione antisemita (illegittima). Quei criteri furono poi adottati da diversi organismi, come il partito laburista britannico.

Nel documento si trovano alcuni criteri che sono chiaramente indiscutibili, come la negazione della Shoà o l’attribuire complotti agli ebrei in quanto tali. Ma ve ne sono altri che rendono quel documento particolarmente significativo. Ad esempio, esso indica come antisemita l’atteggiamento di chi tratta Israele secondo standard diversi rispetto agli altri paesi paragonabili, cioè occidentali, che si trovano ad affrontare analoghe situazioni di conflitto. Allo stesso modo, viene incluso nella definizione di pregiudizio anti-ebraico il negare agli ebrei il diritto all’autodeterminazione, così come l’equiparare la politica israeliana a quella dei nazisti.

È appena il caso di sottolineare che il documento, naturalmente, chiarisce che le critiche contro le varie politiche di Israele non costituiscono affatto una forma di antisemitismo. Eppure la distinzione tra critica e istigazione è spesso il risultato di una visione politica. Alcuni sostengono che boicottare i prodotti degli insediamenti israeliani in Cisgiordania sia espressione di antisemitismo, che è ovviamente un’assurdità. Non c’è alcun bisogno di stiracchiare la definizione di antisemitismo. Al contrario, bisogna circoscriverla. E non vi è alcun bisogno di sfoderarla di fronte alle critiche, anche le più chiassose e radicali. Dobbiamo combattere l’antisemitismo, non farlo dilagare.

L'attentato al Museo Ebraico di Bruxelles (4 morti)

L’attentato al Museo Ebraico di Bruxelles (4 morti)

D’altra parte non occorre nessun documento dell’Unione Europea per capire che le lampanti menzogne contro Israele non rientrano nei limiti della critica legittima, e costituiscono invece una pura e semplice istigazione all’odio. Quando Israele viene continuamente accusato di commettere un genocidio contro i palestinesi, questa non è critica, bensì una “calunnia del sangue” (sullo stile di quelle medioevali che accusavano gli ebrei di infanticidi rituali, avvelenamento dei pozzi e cose di questo genere). Quando Israele viene continuamente accusato di essere l’erede di Hitler, o quando le Forze di Difesa israeliane vengono definite “naziste” per la morte di due palestinesi durante una manifestazione violenta, questa non è critica: è antisemitismo.

I tumulti e le angherie del sanguinoso pogrom della Kristallnacht, la Notte dei Cristalli del novembre 1938, non furono l’effetto di critiche contro i comportamenti degli ebrei: furono il frutto di istigazione all’odio basato su una montagna di ingiurie e menzogne. Una parte significativa degli attentati terroristici, tra cui probabilmente quello di Bruxelles, sono il risultato di un analogo lavaggio del cervello che trasforma i “nemici” in veri e propri rappresentanti di Satana, espressioni del Male assoluto.

Durban 2001: critiche o istigazione all'odio anti-ebraico?

Durban 2001: critiche o istigazione all’odio anti-ebraico?

La “strategia di Durban”, dal nome della conferenza indetta dalle Nazioni Unite nella città sudafricana di Durban nel 2001, che doveva essere contro il razzismo e invece si trasformò in un inverecondo festival della menzogna e dell’istigazione all’odio contro un singolo paese, Israele, si va diffondendo da più di un decennio in Occidente in generale, e in Europa in particolare. Da anni ormai il vero campo di battaglia è rappresentato dal mondo accademico, dai mass-media, da internet. Ecco dove agisce l’istigazione, ecco dove è in corso di lavaggio del cervello di molte persone. La combinazione delle parole genocidio, palestinesi e Israele produce più risultati, nei motori di ricerca on-line, che non la combinazione delle parole genocidio, Sudan e Darfur. Il risultato è ovvio. Quasi il 50% degli europei ritiene che Israele conduca una guerra di distruzione contro i palestinesi. Questi europei non hanno visto e ascoltato delle critiche: hanno subito gli effetti di un’industria di falsità e menzogne.

Quando Peter Beinart, una delle star della sinistra ebraica negli Stati Uniti, scrive – come ha fatto alcuni giorni fa – che gli israeliani hanno perpetrato un pogrom, questa è una “calunnia del sangue”. Beinart non è né uno skin-head razzista né uno jihadista, ma così facendo legittima le innumerevoli pubblicazioni che accusano continuamente Israele di ogni possibile “crimine di guerra”, a maggior ragione perché lui è un ebreo che per di più si atteggia a sionista. Beinart ha pubblicato una rettifica, ma c’è qualcosa di spaventoso nella facilità con cui si dà credito ad ogni accusa contro Israele (e non alle sue smentite); c’è qualcosa di agghiacciante nell’insostenibile leggerezza con cui si trasforma Israele in un mostro. Non occorrono masse di teppisti per scatenare una nuova Notte dei Cristalli: basta che alcuni individui se ne assumano il compito, come a Bruxelles.

Quindi, sì: quello che è successo a Bruxelles, e non solo lì, è il risultato di menzogne e istigazione. E la responsabilità ricade anche su certi comportamenti di persone come Beinart.

(Da: YnetNews, 29.5.14)

La pagina "AntiSemitism Working Definition" sul sito della European Union Agency for Fundamental Rights

La pagina “AntiSemitism Working Definition” sul sito della European Union Agency for Fundamental Rights

Nel 2005 l’Osservatorio europeo sui fenomeni di razzismo e xenofobia (oggi Agenzia Europea per i diritti fondamentali) sviluppò una definizione operativa del concetto di antisemitismo in cui si affermava: “L’antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere definita come odio nei confronti degli ebrei: manifestazioni verbali e fisiche dell’antisemitismo sono dirette verso individui ebrei o non ebrei e/o le loro proprietà, verso le istituzioni della comunità ebraica e le strutture religiose”. E aggiungeva: “Tali manifestazioni possono anche prendere di mira lo stato di Israele concepito come una collettività ebraica”. Il documento forniva esempi delle modalità in cui oggigiorno può manifestarsi l’antisemitismo, tra cui: promuovere attacchi a ebrei in nome di un’ideologia o di una religione, promuovere stereotipi negativi degli ebrei, ritenere gli ebrei collettivamente responsabili per le azioni di singoli individui ebrei o singoli gruppi ebraici, negare la Shoà, accusare gli ebrei o Israele di aver inventato o esagerato la Shoà, accusare gli ebrei di doppia lealtà o di una maggiore lealtà a Israele che al proprio paese. Il documento elencava anche i modi in cui attaccare Israele potrebbe essere antisemita: ad esempio, negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione affermando che l’esistenza di uno stato d’Israele è un’impresa razzista può essere una manifestazione di antisemitismo, così come applicare una doppia morale esigendo da Israele comportamenti che non ci si attende né si esige da qualsiasi altra nazione democratica, o ritenere gli ebrei collettivamente responsabili per le azioni dello stato di Israele. Successivamente, nel 2013, la definizione è stata rimossa dal sito web dell’Agenzia per i diritti fondamentali. Un portavoce ha spiegato che non era mai stato considerato un documento ufficiale e che l’Agenzia non ha intenzione di sviluppare una propria definizione di antisemitismo.