Quell’insostenibile silenzio sull’assassinio a freddo di civili israeliani

Ci sono tutti: Onu, Lega Araba, Egitto, Autorità Palestinese, ONG, Amnesty International.

image_3214Scrive Avi Yesawich: «Mentre i razzi palestinesi cadevano a decine sulle città israeliane spargendo il sangue di ebrei innocenti, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite andava in scena un dibattito bizzarro: se promulgare o no una condanna dei recenti attentati terroristici perpetrati vicino a Eilat contro innocenti civili israeliani, bambini compresi. Abbastanza sorprendentemente, uno degli attuali membri del Consiglio di Sicurezza, il Libano, impediva che si arrivasse alla condanna. I libanesi pretendevano infatti una denuncia mitigata e soprattutto “bilanciata”, cioè che comprendesse anche una condanna dei raid di risposta israeliani sulla striscia di Gaza. Poco importa che le Forze di Difesa israeliane abbiano reagito all’aggressione attaccando obiettivi legittimi: capi del gruppo terroristico che aveva realizzato gli attentati, depositi di armi, tunnel per il traffico di esplosivi, cellule che lanciano razzi e mortai per uccidere ebrei in modo indiscriminato. Alla fine non è stata pronunciata nessuna condanna, e nessuno ha battuto ciglio.
La Lega Araba, dal canto suo, ha annunciato una riunione d’emergenza dedicata alla “rappresaglia” israeliana: evidentemente la morte di alcuni assassini a Gaza è una questione più pressante di migliaia di vittime civili in Siria, degli scontri in corso nello Yemen, della guerra civile in Libia.
L’Autorità Palestinese, come al solito, ha emesso un apatico rimprovero per la perdita di vite innocenti, concentrandosi piuttosto sulla censura punitiva contro Israele. Questa è la dirigenza che, a settembre, dovrebbe guidare i palestinesi alla dichiarazione di indipendenza, nonostante l’assenza di qualunque parvenza di unità nazionale e di un adeguato controllo sui gruppi terroristici, nonostante i confini indefiniti, la massiccia corruzione e la pessima gestione economica. Ma il resto del mondo non sembra preoccuparsene più di tanto.
Gli egiziani, senza uno straccio di prova, si sono precipitati a incolpare le Forze di Difesa israeliane per la morte di alcuni agenti egiziani, senza nemmeno pensare che potrebbero essere stati i pazzi fanatici islamisti (che nel Sinai già di recente avevano attaccato forze di polizie egiziane. Centinaia di manifestanti si sono radunati davanti all’ambasciata d’Israele al Cairo invocando l’abrogazione del trattato di pace del 1979. Sembra abbastanza evidente che molti egiziani erano alla ricerca di una ragione per dare addosso a Israele, quand’anche la colpa fosse fasulla. Ma anche questo dettaglio sembra caduto nel vuoto.
Nel frattempo, poche ore dopo il “cessate il fuoco” mediato dall’Egitto e teoricamente accettato da Hamas e dalle altre fazioni palestinesi di Gaza, Israele è stato nuovamente bersagliato da lanci di razzi. Di nuovo, le condanne della comunità internazionale sono state evasive. E dove sono le ONG, i commentatori dei mass-media, i politici e i capi di stato, gli attivisti, i cooperanti e i campioni dei diritti umani? Domanda inutilmente retorica. […]»
(Da: YnetNews, 25.08.11)

Scrive il Jerusalem Post: «L’organizzazione “NGO Monitor”, dedita a monitorare il comportamento delle ONG (organizzazioni non governative), ha duramente criticato la reazione di Amnesty International agli attentati contro civili e militari israeliani della scorsa settimana presso Eilat che hanno causato otto morti e decine di feriti. Gerald Steinberg, presidente di “NGO Monitor”, afferma che il comunicato diffuso da Amnesty International “anziché contenere una forte condanna degli attentati terroristici del 18 agosto scorso, traccia una falsa equivalenza fra l’assassinio a sangue freddo di civili indifesi e atti di auto-difesa mirati contro i responsabili di quegli omicidi”. “Dal comunicato di Amnesty International – continua Steinberg – è impossibile capire che un commando di terroristi ha raggiunto un auto privata e ha brutalmente ammazzato le quattro persone che erano a bordo. In modo del tutto immorale, Amnesty considera egualmente “indiscriminati e sproporzionati” sia gli atti di assassinio a sangue freddo, sia le reazioni di auto-difesa degli aggrediti. Celando i fatti sul terreno, ancora una volta Amnesty si fa beffe del diritto internazionale e dei valori fondamentali dei diritti umani”.
Facendo riferimento alle notizie di stampa secondo cui i terroristi erano travestiti con uniformi egiziane e sono penetrati illegalmente in Egitto e poi in Israele, “NGO Monitor” afferma che quegli attacchi rappresentano “una violazione del diritto umanitario internazionale: se davvero i terroristi sono partiti dalla striscia di Gaza, essi hanno violato la sovranità sia dell’Egitto che di Israele; anche questo un particolare del tutto ignorato da Amnesty International”.
“NGO Monitor” critica inoltre Amnesty International per non aver condannato gli oltre cento razzi lanciati dalla striscia di Gaza contro Israele durante lo scorso weekend, che hanno causato la morte di una persona e il fermento di decine di altre, e per non aver preso atto che “dieci dei tredici morti palestinesi [della reazione israeliana] erano terroristi, mentre gli altri tre si trovavano insieme ai terroristi quando sono stati colpiti”.
Il comunicato di Amnesty International si intitola “Civili a rischio in mezzo a nuovi attacchi su Gaza e Israele”, e non contiene alcun riferimento al diritto di Israele di difendere i propri confini rispetto ad attacchi terroristici. “Senza nessuna prova – conclude Steinberg – i funzionari di Amnesty International danno per scontato che Israele abbia violato il divieto di ‘colpire civili’. In realtà, l’evidenza dimostra che le risposte israeliane sono state estremamente mirate e precise, andando a colpire i terroristi responsabili dei sanguinosi attentati e le loro strutture militari. Nella fretta di condannare Israele, Amnesty International distorce i fatti fino a renderli irriconoscibili”. […]»
(Da: Jerusalem Post, 23.8.11)

Nelle foto in alto: Vittime degli attentati anti-israeliani del 18 agosto scorso, presso Eilat