Quello che manca nella commissione Winograd

E’ raro che qualcuno presti attenzione ai gravi dilemmi morali che si devono affrontare in guerra

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_1779La commissione Winograd ha informato il parlamentare israeliano Zehava Gal-On (del Meretz) che, nel suo rapporto finale, esaminerà dal punto di vista del diritto internazionale il problema di come è stata combattuta la seconda guerra in Libano. Si tratta di un argomento bene accetto e importante da esaminare, ma non è l’unica aerea significativa che mancava nel rapporto preliminare.
Durante la guerra, le forze armate israeliane hanno usato munizioni a grappolo contro le roccaforti di Hezbollah, che erano per la maggior parte profondamente inserite in aree civili. Questo ha spinto gruppi come Human Rights Watch alla facile accusa che “tutte e due le parti del conflitto hanno violato le leggi di guerra”.
Il tentativo di mettere sullo stesso piano l’uso da parte di Israele di certe munizioni contro obiettivi militari con le azioni di Hezbollah, che colpiva deliberatamente con missili i civili israeliani, è un’oscenità che svilisce valori umanitari di base che sono a fondamento delle leggi umanitarie. Questo tipo di livellamento macchia la reputazione di Israele e nello stesso tempo discolpa quelli che orgogliosamente commettono crimini di guerra come loro principale metodo di azione.
E’ precisamente perché questo approccio disonesto è stato tanto frequentemente usato contro di noi e in favore dei nostri nemici che la commissione Winograd dovrebbe esaminare e far luce sui fatti, anche se alcuni sono preoccupanti dal punto di vista israeliano. Che i critici siano o no interessati, abbiamo bisogno di sapere se abbiamo agito secondo i principi nostri e internazionali.
Il parlamentare Ephraim Sneh, ex vice ministro alla difesa, ha definito l’uso delle bombe a grappolo “un errore”. L’ex ambasciatore negli Stati Uniti Danny Ayalon, invece, ha spiegato che le bombe a grappolo venivano usate “solo dopo aver verificato due cose: prima di tutto che le aree verso cui sparavamo… fossero state occupate da Hizbullah; e in secondo luogo, che i civili avessero ricevuto ripetuti avvisi di mettersi al riparo. Dunque, solo a queste condizioni veniva emesso l’ordine di usare le bombe a grappolo e solo dopo che avevamo realizzato quanto a fondo Hezbollah si era infiltrata tra le zone popolate libanesi”.
Queste due prospettive, entrambe di ufficiali superiori israeliani, si devono riconciliare . Questo è un compito appropriato per un organismo investigativo come la commissione Winograd.
Le bombe a grappolo sono ordigni militari progettati per l’uso contro obiettivi militari trincerati. Le bombe non esplose possono uccidere e ferire civili fino a molto tempo dopo la fine della guerra. Ma le munizioni regolari sono di utilità limitata contro combattenti armati nelle trincee e nei bunker.
La commissione deve chiedere: era militarmente necessario usare bombe a grappolo per risparmiare la vita dei soldati israeliani che altrimenti sarebbero dovuti andare di trincea in trincea, subendo molte perdite? I civili erano davvero avvisati con sufficiente anticipo in modo che potessero lasciare la zona prima che esplodessero? Come potrebbero le forze armate equilibrare la necessità di limitare le proprie perdite con la necessità di limitare le perdite civili dall’altra parte, anche quando questi civili sono usati come scudi umani dal nemico?
Sono domande difficili che i gruppi “per i diritti umani” non si sono preoccupati di porre, e ancor meno di affrontare. Ma noi come nazione dovremmo farlo. E’ raro che qualcuno presti attenzione ai gravi dilemmi morali che gli ufficiali (e i leader politici) devono affrontare in guerra.
Questo ci porta a un aspetto correlato, che pure mancava dal rapporto preliminare: la diplomazia pubblica.
I nemici di Israele hanno compreso molto più profondamente della nostra leadership il fatto ovvio che le guerre non sono combattute solo sui campi di battaglia, ma anche davanti al tribunale dell’opinione pubblica. Mentre c’è oggi ampio riconoscimento del fatto che l’estate scorsa le forze armate israeliane non erano pronte militarmente e che il governo ha fallito anche sul fronte delle retrovie, il campo della diplomazia pubblica è un terzo aspetto della negligenza che è stato largamente ignorato.
Il nostro fallimento in questo campo è illustrato da un paese amico come gli Stati Uniti, dove la guerra è stata rapidamente percepita come una guerra “contro il Libano”, piuttosto che contro una divisione paramilitare iraniana abbarbicata al Libano come un parassita. Inoltre, molte delle critiche umanitarie sono state dirette non a Hezbollah per aver dato inizio alla guerra, nascondendosi dietro i civili libanesi e prendendo di mira le città israeliane, ma contro Israele per le sofferenze dei libanesi presi in mezzo alla guerra e costretti a fuggire.
Forse il lato della guerra della diplomazia pubblica non si poteva vincere, ma si sarebbe dovuto combattere in modo sistematico e strategico. Così non è stato. La commissione Winograd non deve ignorare questo insuccesso, perché il silenzio significa acquiescenza e assicura che questi fallimenti saranno ripetuti in futuro.

(Da: Jerusalem Post, 25.07.07)

Nelle foto in alto: Immagini satellitari dei covi Hezbollah insediati nel popoloso quartiere Haret Hreik di Beirut, prima e dopo i bombardamenti israeliani del luglio 2006.