Ragazzini arabi negli ospedali israeliani: due casi recenti

Il bambino ferito in Siria giunto in Israele a dorso d’asino; il 14enne di Gaza salvato dai medici di Haifa con uno speciale trapianto di rene

Il bambino siriano arrivato al confino con Israele a dorso d’asino

Il bambino siriano arrivato al confine con Israele a dorso d’asino

Un ragazzino siriano di 12 anni gravemente ferito nei pressi di Damasco è stato portato allo Ziv Medical Center di Safed durante lo scorso fine settimana. Non è certo la prima volta che un bambino ferito arriva dalla Siria in un ospedale israeliano, ma finora nessun paziente aveva mai attraversato la frontiera in questo modo. Il ragazzo ha infatti raccontato al personale dell’ospedale che era stato portato dal fratello sino al confine con Israele a dorso di un asino.

Il ragazzino è rimasto gravemente ferito diverse settimane fa, quando un colpo di mortaio ha centrato la sua casa, alla periferia di Damasco. Ha perso la vista e ha subito gravi ferite a entrambe le braccia e a una gamba. Ha raccontato che la sua famiglia lo aveva inizialmente portato in un ospedale nella valle della Beqaa, nel Libano orientale, dove i medici gli avevano amputato la mano destra e l’avevano poi dimesso dopo un trattamento piuttosto superficiale delle altre lesioni. A causa dei combattimenti in corso in Siria, la famiglia non ha potuto riportare il ragazzo nella sua casa a Damasco. A quel punto il fratello ha deciso di provare a portarlo in Israele. Il ragazzino ha raccontato che lui e il fratello hanno attraversato a dorso d’asino il versante siriane del monte Hermon fino a raggiungere una postazione militare israeliana sul confine, dove i soldati israeliani hanno preso in carico il ferito trasferendolo immediatamente al centro medico di Safed.

“Al momento del ricovero – spiega il dottor Alexander Lerner, capo del reparto ortopedico dell’ospedale – il ragazzo aveva un braccio amputato al gomito e l’altra mano frantumata dall’esplosione. Soffriva inoltre di una frattura comminuta con perdita di tessuto in una delle gambe, oltre ad aver perso la vista. Il paziente è cosciente, anche se ancora agitato: è comunicativo e capisce quello che è successo. Deve essersi sottoposto a un viaggio molto duro difficile per arrivare sin qui”.

Secondo il dottor Lerner, nonostante le gravi lesioni il ragazzino potrà tornare a camminare. “Intendiamo eseguire una serie di operazioni sulla gamba ferita e sul piede – dice – per cercare di evitare l’amputazione e farli tornare a funzionare il più correttamente possibile”. E aggiunge: “Dovrà affrontare un lungo e difficile periodo di trattamento, ma l’obiettivo è quello di restituirgli la capacità di camminare e la funzione della mano danneggiata. Per quello che abbiamo visto e sentito, è un ragazzo coraggioso che è sopravvissuto a un duro travaglio. Pertanto sono ottimista e credo che riuscirà di nuovo a camminare”. (Da: YnetNews, 8.9.14)

Il giovane palestinese M. in compagnia di Mahdi Tarabia, capo infermiere di nefrologia pediatrica all’ospedale Rambam di Haifa

Il giovane palestinese M. in compagnia dell’arabo-israeliano Mahdi Tarabia, infermiere capo nel reparto di nefrologia pediatrica dell’ospedale Rambam di Haifa

M., un ragazzo 14enne di Gaza, ha sofferto per anni di insufficienza renale. Di recente il suo medico ha informato la famiglia che senza un trapianto la vita del ragazzo sarebbe stata in grave pericolo. Ad aggravare la sua condizione c’è il fatto che il sangue di M. tende a coagulare troppo facilmente, riducendo la possibilità di successo di un trapianto. Ed invece, contro ogni previsione, grazie alla donazione di un rene dalla sorella i medici dell’ospedale Rambam di Haifa hanno salvato la vita del ragazzo palestinese.

I dottori avevano spiegato alla famiglia di M. che era solo una questione di tempo prima che il sangue coagulasse anche nell’unica vena inguinale rimasta pervia, quella attraverso cui riceveva la dialisi. A quel punto anche la dialisi sarebbe diventata impraticabile. Per salvare la vita del ragazzo, la sorella ha deciso di donargli un rene. Otto anni fa il ragazzo aveva già ricevuto un rene dal fratello ma il trapianto, eseguito in Egitto, era immediatamente fallito. Alla luce di questa situazione, i medici del Rambam hanno chiarito alla famiglia che le possibilità di successo per M. erano particolarmente basse. Ciò nonostante, la sorella ha insistito per la donazione.

I medici hanno affrontato una grande sfida. In un trapianto normale, i chirurghi rimuovono il rene del donatore per poi collegarlo ai vasi sanguigni del destinatario. Nel caso di M. si temeva di non trovare vasi sanguigni sani in grado di alimentare il rene donato. Per questo i medici hanno lavorato “al contrario”. Prima hanno operato M. per cercare vasi sanguigni utilizzabili e solo quando ne hanno trovato alcuni, hanno rimosso uno dei reni della sorella e l’hanno impiantato in M.

Poco dopo l’intervento, però, è apparso evidente che i vasi collaterali di M. non avrebbero potuto resistere alle esigenze del rene nuovo. Nel giro di due ore, il giovane tornava in chirurgia. Gli esami avevano rivelato che, benché le connessioni vascolari eseguite dai medici funzionassero a dovere, erano proprio i vasi sanguigni di M. che non riuscivano a sostenere il rene trapiantato: una situazione che lo staff del Rambam non si era mai trovato ad affrontare. “Uno scenario da incubo”, ricorda il dottor Ran Steinberg, capo della Chirurgia Pediatrica. Per risolvere il problema, i medici hanno impiantato un connettore sintetico tra la vena d’uscita dal rene e quella che esce dal fegato. L’innovazione ha funzionato e il corpo di M. è riuscito a funzionare con il rene nuovo.

Dopo un soggiorno di otto mesi al Rambam il ragazzo è da poco tornato a casa, a Gaza, ma tornerà all’ospedale israeliano per controlli periodici. “Non ci sono parole per descrivere l’emozione che si prova ad avere successo in una situazione impossibile – dice il dottor Steinberg – Non tutti ci speravano. Appena M. ha iniziato a riprendersi, il sorriso è tornato sui volti di tutto lo staff. M. è un gran bravo ragazzo e ora potrà godersi la normale vita di ogni ragazzino della sua età”. (Da: MFA; 9.9.14)

 

Si veda anche: Più di 700 i feriti siriani curati in Israele dall’anno scorso