Ramanzine che non aiutano

La Clinton è inciampata nella disinformazione anti-israeliana

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_2432Durante la sua visita della scorsa settimana il segretario di stato Usa Hillary Clinton ha rimproverato Israele per l’intenzione della municipalità di Gerusalemme di procedere alla demolizione di un’ottantina di edifici costruiti illegalmente da cittadini arabi nel quartiere orientale della città chiamato Emek Hamelech. Israele, secondo la Clinton, violerebbe in questo modo “gli impegni assunti con la Road Map” con un gesto che non aiuta” i progressi nelle prospettive di pace. Ma sono proprio le dichiarazioni della Clinton durante la sua prima visita ufficiale in questo campo minato diplomatico che è il Medio Oriente che “non aiutano”.
Siamo abituati ai critici di Israele d’oltreoceano che si fanno portavoce delle posizioni arabe senza molto riflettere. Tuttavia, giacché la Clinton è nuova in questo ruolo e rappresenta il più importante alleato d’Israele, ogni sua dichiarazione viene analizzata al microscopio per cercare di indovinare cosa Israele debba aspettarsi dall’amministrazione Obama. Pertanto, ciò che abbiamo sentito desta inquietudine. E l’importanza attribuita al rimbrotto della Clinton da osservatori diplomatici esterni e dai mass-media rende il tutto ancora più allarmante.
Preoccupa il collegamento che la Clinton ha stabilito fra la Road Map e le attività della municipalità di Gerusalemme. Se si dovessero portare questo collegamento alle sue logiche conseguenze, allora qualunque autorità municipale di questo paese potrebbe essere accusata in qualunque momento di scavalcare i limiti arbitrariamente imposti da forze esterne. Il che viola la sovranità d’Israele al livello più basilare.
Oltretutto la municipalità di Gerusalemme ha agito in questo caso con la massima attenzione e in modo legalmente ineccepibile. Ha anzi gestito la faccenda con cautela, moderazione, tolleranza e autocontrollo ben maggiori di quanto avrebbero fatto molte municipalità americane ed europee in circostanze analoghe.
Non che le circostanze altrove possano facilmente essere paragonate a quelle di Emek Hamelech (La Valle del Re, più nota come Silwan): un’area che faceva parte dell’enclave reale dell’epoca del Primo Tempio, forse dello stesso re David, e che ha un valore storico ineguagliabile, comprendendo siti sacri a tutte e tre le religioni monoteiste. “Per via della sua importanza per tre miliardi di fedeli in tutto il mondo – osserva un portavoce della municipalità – Emek Hamelech non è destinata allo sviluppo di abitazioni private, bensì a spazio aperto al pubblico. Questa posizione coincide con decisioni prese durante il periodo del Mandato Britannico e che risalgono al tempo del governo Ottomano”. Gli abitanti degli edifici illegali in questione, spiega ancora il portavoce, “si erano rivolti alla Commissione di pianificazione distrettuale del ministero degli interni, la quale aveva però respinto le loro petizioni e non aveva retroattivamente approvato le costruzioni illegale di edifici proprio perché l’area di Emek Hamelech è destinata all’uso pubblico”.
Quello che il portavoce non specifica è che l’area costituisce un sito di primissima importanza archeologica e che le fabbricazioni illegali, secondo la Israel Antiquities Authority, hanno già arrecato danni considerevoli, speso irreversibili, a reperti di epoca biblica unici al mondo.
Per colmo dei paradossi le costruzioni arabe in questa particolare zona, che sono recenti, non sarebbero state possibili senza le migliorie apportate dagli israeliani. La Valle del Re finiva infatti regolarmente allagata ogni inverno fin quando, vent’anni fa, la municipalità non mise in opera misure adeguate per prosciugarla. Da allora, squatter abusivi arabi hanno iniziato ad ammassarvisi costruendo illegalmente tutta una serie di strutture su quello che era stato dichiarato “parco archeologico”. Si era arrivati in tutto alla cifra di 88 edifici abusivi, sette dei quali sono stati fatti demolire nel corso degli anni. Ora sono in corso i procedimenti giudiziari per arrivare all’abbattimento anche delle altre strutture.
Vari gruppi di patrocinio hanno fatto ricorso alla Commissione di pianificazione distrettuale. Il fallimento del loro tentativo di ottenere un’approvazione retroattiva dell’occupazione di terreno pubblico ha lasciato gli abusivi legalmente scoperti. Ed è esattamente dal quel momento che Raed Sallah, leader del Movimento Islamico israeliano Ramo Nord e simpatizzante di Hamas, ha suonato la carica organizzando raduni di protesta che sono culminati in uno sciopero generale arabo. Come prevedibile, l’estremista ha ottenuto immediato sostegno all’estero. Ma ciò che disturba è che persino il segretario di stato americano abbia ritenuto di dover fare da megafono all’incendiaria propaganda di Sallah. Sarebbe stato molto meglio se avesse piuttosto preso nota del fatto che, delle 28 sentenze giudiziarie di demolizione finora attuate nel 2009 a Gerusalemme, ben 11 sono state attuate a Gerusalemme ovest. Inoltre la municipalità ha fatto di tutto per offrire a questi sfrontati trasgressori della legge compensazioni e immobili alternativi come se le loro pretese su un sito archeologico fossero in buona fede.
Guardando al futuro, il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat ha senz’altro il dovere di onorare la promessa fatta in campagna elettorale investendo maggiori risorse nei quartieri arabi della città e rendendo più agevole ai cittadini arabi l’ottenimento delle necessarie licenze edilizie. Ma nel caso di Emek Hamelech, Barkat ha perfettamente ragione quando dice che Hillary Clinton è stata mal consigliata dalla “disinformazione” araba palestinese.

(Da: Jerusalem Post, 8.03.09)

Nella foto in alto: case abusive di Silwan sopra il sito archeologico di Emek Hamelech