Rapporti Israele-UE: una fattuale valutazione di fine anno

L’Europa, politicamente ostile a Israele, coopera con lo stato ebraico su molti altri piani. In questo articolo, un punto di vista diverso nel dibattito israeliano

Di Dan Catarivas

Dan Catarivas, presidente della Camera di Commercio e Industria UE-Israele, autore di questo articolo

La disposizione prevalentemente negativa, in Israele, nei confronti dell’Unione Europea, evidenziata dal sondaggio Israeli Foreign Policy Index 2019 dell’Istituto Mitvim, si discosta notevolmente dai fatti sul terreno.

L’Unione Europea non è ostile a Israele. Insieme ai suoi singoli stati membri, l’Unione Europea è il principale partner commerciale di Israele. L’Europa rappresenta quasi il 50% delle importazioni israeliane e oltre il 35-40% delle sue esportazioni. Chiunque ignori questa interdipendenza fra Israele ed Europa non è in grado di cogliere un aspetto basilare della realtà. Tanto più che i legami di Israele con l’Europa non si limitano all’interscambio commerciale. Comprendono molte sfere.

Sebbene il Consiglio d’Associazione UE-Israele, il quadro ufficiale del dialogo ad alto livello tra le due parti, non venga convocato dal 2012, Israele e Unione Europea intrattengono molteplici legami sulla base di un piano dettagliato da loro elaborato e una serie di accordi su un’ampia gamma di temi. Ad esempio, Israele trae notevoli vantaggi dal programma UE di ricerca e sviluppo Horizon 2020, a cui partecipa. Si prevede che la Brexit influenzerà il prosieguo del programma Horizon 2020 rendendolo in qualche misura meno vantaggioso per i ricercatori israeliani. Ma negli anni scorsi, grazie a questo programma, è stata forgiata una straordinaria rete di legami tra l’establishment economico e accademico israeliano e le istituzioni e agenzie europee.

Gli israeliani prendono parte a decine di programmi di formazione UE nella pubblica amministrazione e nella governance. Esperti europei trascorrono periodi di oltre un anno nelle agenzie governative israeliane per promuovere l’attuazione di programmi standard europei. Il programma europeo Open Skies ha creato collegamenti aerei senza precedenti tra Israele e il continente, aumentando il flusso turistico in entrambe le direzioni.

Tutti questi sviluppi non hanno avuto molta eco sui mass-media: un fatto deplorevole, visto che molti di coloro che hanno risposto al sondaggio annuale di Mitvim hanno detto che fornire alla gente maggiori informazioni sulla cooperazione israelo-europea potrebbe migliorare la percezione che si ha in Israele dell’ente europeo.

Lo scorso giugno la delegazione UE e la Israel Innovation Authority hanno celebrato la cooperazione scientifica nell’ambito di Orizzonte 2020 che, dall’inizio del programma fino tutto il 2018, ha erogato sovvenzioni per un totale di oltre 742 milioni di euro a 1062 progetti israeliani

Le tensioni tra Israele e l’Unione Europea sono essenzialmente di natura politica e derivano da profonde divergenze su temi come l’occupazione, gli insediamenti e l’assenza di un processo di pace con i palestinesi. Israele accusa Bruxelles e le istituzioni dell’Unione Europea di criticare in modo fazioso le sue politiche e di creare tensioni, e dedica i propri sforzi a sviluppare legami diretti con i singoli stati membri dell’Unione Europea anziché con l’Unione nella sua interezza. Alcuni stati europei agiscono in modo simile su una varietà di questioni. Ma la scelta di dipingere l’Unione Europea sotto una luce esclusivamente negativa è di natura politica, e i decisori politici israeliani dovrebbero rendersi conto di quanto sia sbagliata data la portata e l’importanza dell’Europa per Israele.

L’Europa sta attraversando una crisi interna che mette Israele di fronte a un dilemma, pratico e di principio, circa la sua condotta nei confronti dell’Unione Europea. La crisi europea è multiforme e si riflette ampiamente nelle tendenze populiste non-liberali. La Brexit è un’espressione centrale di questo processo, così come gli sviluppi negli stati di Visegrad, principalmente Polonia e Ungheria, e in altri stati in cui le forze populiste di destra sono in aumento. Ma indipendentemente da queste sfide, non si deve mai perdere di vista il fatto che l’Unione Europea è un progetto che ha avuto successo nell’attuare la sua ragion d’essere: prevenire una guerra pan-europea come la seconda guerra mondiale.

Nonostante tutte le difficoltà, l’Unione Europea è tuttora solida e guidata da forze liberali e democratiche. Sul piano economico, l’Unione Europea è ancora un modello con il quale Israele dovrebbe cercare di avere forti legami. Un’Unione Europea forte è un fatto positivo per Israele innanzitutto dal punto di vista economico, dato che qualsiasi crisi in Europa comporta un impatto immediato sull’economia israeliana. Israele è un piccolo stato che dipende fortemente dal commercio con l’estero. Ha bisogno dei mercati aperti tipici dell’Unione Europea, e non delle pulsioni anti-globaliste alla chiusura che prendono piede negli Stati Uniti e in Russia.

“Israele e Unione Europea possono affrontare insieme le nuove sfide come due entità con valori condivisi”

Insieme alla cooperazione diplomatica ed economica, è possibile e auspicabile un dialogo anche sulle questioni di difesa e sicurezza, alla luce dei passi che l’Europa sta compiendo verso l’istituzione di un’agenzia europea congiunta per la sicurezza. Israele è nella posizione migliore per essere parte integrante di questa impresa, contribuire con la propria esperienza e cooperare con l’Unione Europea.

È importante ricordare che la politica non riguarda solo gli interessi. La sua essenza sta anche nel promuovere valori. Lo stato d’Israele, in quanto stato del popolo ebraico, non può ignorare il suo ruolo in questo senso. Lo stato d’Israele non deve legarsi a forze oscure in Europa, per convenienze a breve termine puramente opportunistiche. Non deve abbracciare i leader populisti o sostenere gli sviluppi in Ungheria, ad esempio, dove si vanno radicando tendenze illiberali antidemocratiche in un modo che ricorda da vicino l’Europa pre-seconda guerra mondiale. Israele non deve ignorare gli abusi o le violazioni dei diritti umani.

Lo stato d’Israele è un attore sovrano e forte che può e deve far sentire le sue opinioni su tali questioni; deve mantenere una bussola morale e rafforzare i valori democratici liberali. Noi non vogliamo semplicemente sopravvivere. C’è una ragione per vivere: si chiamano “valori”, e dovrebbero essere portati anche dentro il discorso diplomatico. Il nuovo ordine mondiale genera molti interessi e sfide comuni, per Israele e l’Europa, ad esempio per quanto riguarda il ruolo della Cina. Israele e Unione Europea possono affrontarle insieme come due entità con valori condivisi.

La nuova Commissione europea eletta per guidare la UE è entrata in carica in questi giorni. Esiste un enorme potenziale per promuovere la cooperazione tra Israele e Unione Europea e i cambi di leadership aprono opportunità per un nuovo dialogo più positivo. Il prossimo governo israeliano deve saper voltare pagina nei rapporti con l’Europa.

(Da: Jerusalem Post, 15.12.19)