Rendere merito a chi lo merita

Può esserci una vittoria più grande di quella che si ottiene senza perdere vite umane e senza sparare un solo colpo?

Di Uri Heitner

Uri Heitner, autore di questo articolo

Migliaia di terroristi emergono all’alba da decine di tunnel lungo i confini d’Israele, attaccano le comunità vicine, massacrano uomini donne e bambini, prendono in ostaggio centinaia di persone, innalzano bandiere di Hezbollah sulle comunità occupate e proclamano la “liberazione della Galilea”. Contemporaneamente, tutto Israele viene bersagliato da una sventagliata di migliaia di missili e razzi lanciati dal Libano e dalla striscia di Gaza.

Certamente le Forze di Difesa israeliane saprebbero venire a capo anche di questo scenario terrificante, e respingerebbero il nemico fuori dal territorio israeliano infliggendogli durissimi colpi. Ma la vittoria costerebbe a Israele e alle sue forze armate un prezzo di sangue insopportabile. In uno scenario da incubo, Israele sarebbe costretto a battersi contro la peggiore minaccia mai affrontata dopo la guerra d’indipendenza del 1948.

In effetti, il piano operativo di Hezbollah disegnava uno scenario concretamente realizzabile, fino a quando le Forze di Difesa israeliane non hanno lanciato, ai primi di dicembre, l’operazione Scudo Settentrionale volta a sventare i propositi del gruppo terrorista sciita filo-iraniano. Eppure, per qualche strana ragione, molti anche in Israele tendono a minimizzare questo successo, sino al punto di contestare l’uso del termine “operazione”. E’ un’attività del Genio, dicono, che viene svolta all’interno del territorio israeliano: trattori e bulldozer non ne fanno un’operazione militare.

Soldati israeliani impegnati nell’operazione Scudo Settentrionale contro i tunnel di Hezbollah al confine con il Libano

Ma è proprio necessario mandare le nostre truppe in territorio nemico a compiere questa missione perché essa meriti il titolo di operazione militare (e l’attenzione internazionale che meriterebbe)? E’ per forza necessario un attacco aereo o un’audace incursione di qualche un’unità d’élite delle Forze di Difesa israeliane in profondità dentro il territorio nemico?

La teoria militare israeliana dà la massima priorità all’obiettivo di prevenire la guerra. Solo quando questo obiettivo non viene raggiunto e scoppia la guerra, allora e solo allora le Forze di Difesa israeliane puntano a una vittoria rapida e decisiva (portando lo scontro dentro il territorio nemico perché da sempre Israele non ha profondità strategica ndr). La più grande vittoria in guerra è evitare del tutto la guerra. Può esserci un successo più grande che vincere senza perdere soldati e civili, e senza sparare un solo colpo?

Questo è esattamente lo scopo dell’operazione Scudo Settentrionale, e non è affatto semplice. Si basa su informazioni raccolte nell’arco di almeno quattro anni: una straordinaria operazione di intelligence condotta sotto una cortina fumogena di smentite per prendere di sorpresa il nemico. Il fatto che comandanti militari e quadri politici siano riusciti a mantenere segreta per anni la scoperta dei tunnel, fino al giorno del lancio dell’operazione, è in se stesso un risultato notevole. Ed è anche un notevole risultato tecnologico.

La missione è complessa e pericolosa, e potrebbe rapidamente deteriorare fino a ritrovarci in guerra. Ecco perché richiede la più severa disciplina operativa per evitare la possibile escalation. Allo stesso tempo, richiede anche un massiccio schieramento di forze per assicurarsi di poter rispondere adeguatamente nel caso di una reazione da parte del nemico.

Nella foto scattata dal villaggio di Meiss al-Jabal del Libano sud-occidentale, soldati libanesi tengono sotto tiro i soldati israeliani impegnati al di là del confine nell’operazione Scudo Settentrionale, sotto gli occhi dei caschi blu dell’Unifil

L’operazione Scudo Settentrionale ha anche un significato politico, in quanto documenta la violazione libanese delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e rivela le attività che l’Iran mette in campo contro Israele attraverso il suo braccio operativo, altrimenti noto come Hezbollah.

Bisogna rendere merito ai comandanti, ai pianificatori e agli esecutori dell’operazione, sia politici che militari. Non vi è alcuna giustificazione per sminuire l’operazione, ed era infondata l’accusa a governo e Forze di Difesa di non aver preso sul serio le segnalazioni dei residenti locali che sentivano scavare sottoterra.

Se si fosse verificato lo scenario da incubo si sarebbero invocate commissioni di inchiesta, che avrebbero fatto cadere molte teste. Invece è successo il contrario. E adesso si capisce che il trattamento apparentemente sbrigativo che venne riservato al problema nasceva da accorte considerazioni operative: per la sicurezza di tutti.

(Da: Israel HaYom, 18.12.18)