La Reuters revoca il premio alla reporter di Ramallah che scriveva “io e Hitler la vediamo allo stesso modo sullo sterminio degli ebrei”

Non è certo il primo caso del genere: lettori e organi di stampa dovrebbero farsi qualche domanda sulla qualità delle fonti palestinesi a cui affidano la propria informazione

16 ottobre: le prime segnalazioni su Twitter dei post antisemiti di Shatha Hammad da parte di Gil Hoffman, di HonestReporting, rilanciato da Hillel Neuer, di UN Watch (clicca per ingrandire)

Meno di 48 ore dopo che sono stati rivelati post violenti e antisemiti scritti dalla giornalista di spicco palestinese Shatha Hammad, la Thomson Reuters Foundation le ha tolto il prestigioso premio giornalistico che le aveva appena assegnato.

Domenica scorsa HonestReporting (una ong che monitora i pregiudizi anti-Israele nei mass-media) ha svelato che in numerose occasioni Shatha Hammad ha postato commenti a dir poco inquietanti sui suoi profili social network, tra cui elogi ad Adolf Hitler e a terroristi palestinesi responsabili dell’assassinio di ebrei innocenti, nonché post che negano il diritto di Israele ad esistere.

Nel suo reportage in esclusiva, HonestReporting si domandava come mai la Thomson Reuters Foundation, l’ente di beneficenza dell’agenzia Reuters, e il Fondo Kurt Schork Memorial avessero deciso di assegnare a una persona con questo curriculum il Local Reporter Award 2022, che comprende un premio in denaro di 5.000 dollari e la possibilità di portare in evidenza il proprio lavoro “attraverso una campagna multimediale sui canali social della Thomson Reuters Foundation”. Shatha Hammad era stata anche invitata a partecipare a un dibattito ospitato dalla celebre reporter della CNN Christiane Amanpour durante l’annuale Trust Conference della Thomson Reuters Foundation, a Londra, alla fine di questo mese.

Alla luce della documentazione fornita da HonestReporting, martedì 18 ottobre i due enti hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui confermano d’aver revocato il premio a Shatha Hammad:

“La decisione – si legge nel comunicato – è stata presa in seguito alla scoperta di un post apparso nel 2014 sul feed Facebook di Hammad che sembra citare Hitler suggerendo, nel farlo, di avallarne l’ideologia. La Thomson Reuters Foundation e il Kurt Schork Memorial Fund – continua il comunicato – si oppongono a qualsiasi discorso di odio. Pertanto abbiamo adottato questa misura straordinaria al fine di tutelare l’integrità dei premi Kurt Schork Awards, istituiti per accreditare e celebrare l’opera coraggiosa e intelligente di reportage su conflitti, corruzione e ingiustizia, ad opera di giornalisti di tutto il mondo che rischiano la vita ogni giorno per affermare la verità dei fatti”.

I premi Kurt Schork Awards in Giornalismo Internazionale prendono il nome dal giornalista freelance americano Kurt Schork, ucciso nel 2000 in Sierra Leone mentre lavorava per la Reuters.

I post di Shatha Hammad rivelati da HonestReporting comprendono in realtà decine di espliciti appelli violenti e antisemiti, come quello in cui elogia i “martiri” che hanno assassinato cinque ebrei (definiti “coloni”) nella strage della sinagoga Har Nof di Gerusalemme del 2014 che vide due terroristi palestinesi trucidare i fedeli con asce, coltelli e pistola.

Shatha Hammad fa base a Ramallah (Cisgiordania) e attualmente lavora come corrispondente freelance per Al Jazeera e per Middle East Eye (MEE), un sito di notizie con sede a Londra che copre eventi in Medio Oriente e Nord Africa. I suoi articoli si focalizzano principalmente sul conflitto israelo-palestinese e vengono pubblicati nella sezione “Occupazione” del sito web MEE.

In diversi post del 2014 Hammad firmava i suoi commenti usando il nickname “Hitler”, aggiungendo d’essere “d’accordo” con il leader nazista della Shoà. In un post – scritto originariamente in arabo, ma tradotto in inglese da HonestReporting – Hammad si è definita “amica” e “una cosa sola” con Hitler, spiegando di avere la sua “stessa ideologia, come lo sterminio degli ebrei”, il tutto corredato da una sorridente faccina emoji. La traduzione esatta del post, più accurata della versione di Google Translate che appare automaticamente online, è:

“Io e Hitler siamo amici. Abbiamo influenza l’uno sull’altro e condividiamo la stessa mentalità/ideologia, come lo sterminio degli ebrei”.

In un commento su Facebook del 2016, Hammad faceva intendere che Israele non è un paese legittimo e si domandava se gli ebrei abbiano il diritto all’autodeterminazione.

Gil Hoffman di HonestReporting denuncia i post dei giornalisti Soliman Hijjy (“Quanto sei grande, Hitler”), Hosam Salem (“Colpisci al collo i miscredenti”) e Fady Hanona (“Gli ebrei sono figli di cani. Sono a favore di ucciderli e bruciarli come fece Hitler”). Cicca per ingrandire

Già nel giugno 2020 la giornalista palestinese era stata premiata agli One World Media Awards, dove aveva ricevuto il premio New Voice Award per giovani giornalisti che si sono distinti dando “durante l’anno un contributo sostanziale al giornalismo internazionale”.

Il caso di Shatha Hammad non è che l’ultimo di una serie di giornalisti palestinesi di cui HonestReporting ha esposto le opinioni violentemente antisemite. Lo scorso 11 agosto, la ong ha  rivelato l’agghiacciante curriculum sui social network di Fady Hanona, uno stringer e reporter freelance palestinese che aveva pubblicato diversi articoli sul New York Times. Nei suoi post, Hanona definiva gli ebrei “figli di cani” ed esortava a uccidere ogni “ebreo, israeliano o sionista, o chiunque altro parlasse ebraico”. Solo dopo la documentazione rivelata da HonestReporting, hanno troncato i rapporti di lavoro con Fady Hanona organi d’informazione come New York Times, VICE News, Guardian, SBS Australia, ABC News Australia e, infine, anche la BBC. Il mese scorso HonestReporting ha portato alla luce altri due freelance, Soliman Hijjy e Hosam Salem, che mentre lavoravano per il New York Times, postavano su Facebook numerosi commenti in cui elogiavano Hitler e il terrorismo palestinese. L’anno scorso, HonestReporting ha rivelato che la reporter Tala Halawa aveva twittato “Hitler aveva ragione”, costringendo la BBC a tagliare i legami con la giornalista.

A questo punto sorgono spontanee alcune domande: quanti reporter palestinesi sono degli entusiasti estimatori di Hitler e del terrorismo? Possibile che grandi organi d’informazione mondiali debbano affidarsi a collaboratori di questo tipo? Se non fosse per la costante opera di monitoraggio di ong come HonestReporting, questi giornalisti impregnati di odio anti-ebraico starebbero ancora collaborando con i maggiori organi d’informazione del mondo, e i lettori sarebbero tuttora esposti alla loro “informazione”?
(Da: HonestReporting, YnetNews, israele.net, 18-19.10.22)

Aggiornamenti

Mercoledì 19 ottobre Middle East Eye, sito di news con sede a Londra ma che si ritiene finanziato dal Qatar, ha annunciato d’aver tagliato i rapporti con la giornalista palestinese Shatha Hammad a seguito dei suoi numerosi post di odio anti-ebraico.

Giovedì 20 ottobre, HonestReporting ha riferito che Press TV, emittente di news con sede a Londra ma di proprietà statale dell’Iran da cui è finanziata, ha dedicato un’intera trasmissione al lavoro di HonestReporting accusandola di essere al servizio del governo e dell’esercito israeliano “in una cospirazione calcolata e coordinata per prendere di mira chiunque difenda i palestinesi”. La trasmissione dai chiari toni intimidatori presentava lo staff di HonestReporting con tanto di immagini delle loro famiglie. Il conduttore Chris Williamson ha affermato che la trasmissione rivela “il modo in cui il regime sionista schiera le sue forze a livello internazionale per rimuovere chi critica il loro operato”.
Commento di HonestReporting: “Nelle ultime settimane il regime iraniano ha ucciso più di 200 persone che criticavano le sue politiche nei confronti delle donne, ma ha ritenuto di dedicare un’intera puntata del suo programma “Palestine Declassified” per accusare HonestReporting di complotto e “intimidazione”.
(Da: HonestReporting, 20.10.22)