Ridotti a pensare “magari tornassero gli israeliani”

“Non siamo capaci di comporre le divergenze fra le nostre fazioni”, dice uno studioso palestinese

Da un articolo di Riad Malki

image_1702Quand’anche le fazioni palestinesi in lotta fra loro nella striscia di Gaza arrivassero a un cessate il fuoco, non ci vorrà molto tempo perché il conflitto riprenda, e persino in modo più pesante. Molti si domandano quanto tempo e quante energie si potranno ancora investire in accordi politici che non godono del sostegno dei combattenti nelle strade, specie di combattenti che ignorano i loro stessi leader politici e gli accordi sottoscritti. Che senso ha un cessate il fuoco che non tiene per più di una manciata di minuti? A che scopo affidarsi continuamente alla stessa vecchia leadership su questioni sulle quali da tempo ha perso ogni controllo? Che senso ha preservare una situazione in cui i palestinesi non nutrono più alcuna illusione sulla natura cinica e impotente dei loro leader e su irresponsabili fazioni totalmente indifferenti al sangue palestinese versato?
Queste fazioni vogliono solo distruggere tutto ciò che è stato costruito nel progetto nazionale palestinese, nel corso degli anni, per porre fine all’occupazione e creare uno stato indipendente. Alla luce degli sviluppi dei mesi scorsi nella striscia di Gaza, si può arrivare a una sola conclusione: le lotte interne palestinesi non cesseranno con accordi fra i leader politici. Né si arriverà a una composizione con mezzi militari. Non siamo capaci di comporre le divergenze fra le nostre fazioni perché esse sono più grandi dei nostri leader. E sono più grandi dell’accordo della Mecca, che si basava sul presupposto che un’intesa sulla nomina del ministro degli interni sarebbe bastata per risolvere il problema, senza prendere in considerazione gli obiettivi taciuti dalle due parti, che hanno oscurato gli accordi. Pertanto, nelle attuali circostanze, lo scontro armato fra Fatah e Hamas è destinato a continuare fino a quando non verrà creata una partnership le cui regole siano quelle dettate da Hamas.
Giunti a questo punto, ciò che resta da fare è cercare una nuova realtà che possa riaffermare ciò che è andato perduto da quando sono iniziati gli scontri fra palestinesi, una realtà che ridia speranza al palestinese della strada che oggi dice: “Era meglio ai tempi dell’occupazione, magari tornassero gli israeliani”.
Per evitare il ritorno a Gaza delle forze d’occupazione bisogna schierare una forza multinazionale araba. Il suo scopo non sarebbe quello semplicemente di separare i falchi, bensì quello di porre fine senza mezzi termini agli scontri e impedire che ricomincino, anche se questo comportasse il ricorso alla forza. Obiettivo della forza multinazionale dovrebbe essere quello di porre fine agli spargimenti di sangue, salvare le conquiste nazionali palestinesi, preservare le istituzioni dell’Autorità Palestinese e ripristinare il loro onore agli occhi della popolazione palestinese, smantellare le milizie e mettere sotto controllo le armi nelle mani di organismi ufficiali per la sicurezza. Tali organismi dovrebbero essere riorganizzati e addestrati a proteggere il loro stato contro le milizie armate e contro leader politici che sono diventati un peso sulle spalle del movimento nazionale. Basta mettere armi in mani irresponsabili, basta nascondersi dietro keffiah e passamontagna.
Questa è l’unica alternativa che può evitare il ritorno dell’occupazione, che può fermare il caos e il disordine che corrodono la nostra società minacciando di distruggere tutto ciò che ancora funziona nell’Autorità Palestinese. La forza araba dovrebbe essere composta da soldati giordani ed egiziani [i due paesi arabi in rapporti di pace con Israele], sotto la bandiera della Lega Araba. Solo una forza di questo genere potrebbe salvare il nostro popolo, e ridargli la speranza.

(Da: YnetNews, 21.05.07)

Nella foto in alto: l’autore di questo articolo Riad Malki, direttore generale di Panorama, il Palestinian Center for the Dissemination of Democracy and Community Development con sede a Ramallah (Cisgiordania)