“Rifiutiamo violenza e terrorismo” ma “celebriamo terroristi e assassini”

Ecco come cambiano le parole dei dirigenti palestinesi quando parlano ai loro giovani e ai giovani occidentali

Domenica 17 marzo 2019 il palestinese Omar Abu Laila assassina a sangue freddo il 19enne Gal Kaidan, sergente delle Forze di Difesa israeliane, e il rabbino Achiad Ettinger, 47enne padre di 12 figli, in un attacco terroristico presso Ariel. Due giorni dopo il terrorista apre il fuoco contro i soldati israeliani giunti ad arrestarlo nel villaggio di Abwein, dove si nascondeva, e viene ucciso dalla reazione dei militari.

Tre giorni dopo, rivolgendosi ai giovani palestinesi, il vicepresidente del movimento Fatah, Mahmoud Al-Aloul, dichiara:

“Ci ha profondamente addolorato prendere congedo da questo martire, prendere congedo da questo combattente che si è auto-sacrificato, di cui siamo estremamente orgogliosi: Omar Abu Laila, questo giovane di cui siamo estremamente orgogliosi. Questo è Omar Abu Laila, che ha messo in atto la sua scelta, che ha messo in atto la scelta del popolo, che ha messo in  atto la scelta disponibile, con la quale rappresenta tutti voi, rappresenta tutti i giovani palestinesi” (Dalla pagina ufficiale di Fatah su Facebook, 23 marzo 2019).

Il giorno successivo, rivolgendosi a un gruppo di studenti dell’Università di Harvard in visita a Ramallah (tradotto in inglese da un interprete), il presidente di Fatah e dell’Autorità Palestinese, Abu Mazen, dichiara:

“Vogliamo conseguire in modo pacifico i nostri diritti e il nostro stato. Noi non sceglieremo un percorso diverso dal negoziato per conseguire i nostri diritti. Diciamo sempre che porgiamo la mano agli israeliani. Noi crediamo nella pace e crediamo nella sicurezza per tutti. Abbiamo stretto accordi con 83 stati del mondo, a partire da Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, stati europei, Giappone eccetera, su un tema: la guerra contro il terrorismo nel mondo, contro il terrorismo in tutte le sue forme, varianti e provenienze” (Dalla tv ufficiale dell’Autorità Palestinese, 24 marzo 2019).

Lo stesso giorno, il quotidiano palestinese Al-Ayyam riferisce altre parole di Abu Mazen, non riportate dalla tv, fra cui la frase: “Escludo l’eventualità della violenza: noi non la useremo, noi non accetteremo nessuna violenza”.

Dunque secondo Abu Mazen (che parla ai giovani occidentali), l’Autorità Palestinese “crede nella “pace” e nella “sicurezza per tutti” e partecipa alla “guerra contro il terrorismo in tutte le sue forme”. Ma secondo il suo vice e possibile successore Mahmoud Al-Aloul (che parla ai giovani palestinesi), l’Autorità Palestinese è “estremamente orgogliosa” di un terrorista che solo una settimana prima ha assassinato due israeliani, e lo definisce “rappresentativo di tutti i giovani palestinesi”.

“Questo non è che l’ennesimo esempio lampante di ipocrisia e doppiezza dei capi dell’Autorità Palestinese – afferma Nan Jacques Zilberdik, analista di Palestinian Media Watch – Le dichiarazioni di Abu Mazen agli studenti americani non solo sono in contraddizione con quelle del suo vice, ma sono anche diametralmente opposte alle sue stesse numerose dichiarazioni che omaggiano i terroristi. Lo scorso 24 luglio, per esempio, Abu Mazen ha detto alla tv palestinese che i terroristi detenuti nelle carceri israeliane sono ‘stelle nel firmamento del popolo palestinese’. Questa doppiezza è una modalità di comportamento ben collaudata nell’Autorità palestinese”.

(Da: PMW Bulletin, jns.org 2.4.19)