Rispetto della legge e politiche di inclusione

E’ massimo interesse dello Stato contrastare i tentativi di alienare gli arabi israeliani e perseguire invece la loro piena inclusione e integrazione nella società

Di Reuven Berko

Reuven Berko, autore di questo articolo

Reuven Berko, autore di questo articolo

Gli efferati omicidi perpetrati a Tel Aviv venerdì scorso hanno riaperto la questione della posizione degli arabi israeliani rispetto allo Stato. Il tema ha dominato i titoli dei giornali israeliani nonostante le statistiche dimostrino che solo una piccola frazione degli arabi israeliani prende parte ad atti di violenza o terrorismo contro lo Stato.

C’è un clima di diffidenza che pesa sul rapporto fra lo stato d’Israele e i suoi cittadini arabi. La maggior parte degli arabi israeliani è ancora portatrice della traumatica memoria collettiva della sconfitta araba nel 1948, quando non riuscirono a spazzare via Israele nella guerra d’indipendenza. Può darsi che alcuni sognino il giorno in cui le sorti si invertiranno, ma tutti certamente ricordano il pesante prezzo pagato per quel tragico errore storico e nessuno si arrischierebbe a ripetere quell’azzardo, soprattutto in considerazione della instabilissima geopolitica del Medio Oriente attuale.

Marzo 2015: un incontro del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con maggiorenti della comunità arabo-israeliana

Il conflitto israelo-palestinese, e il fatto che non verrà preso in considerazione nessun presunto “diritto al ritorno”, influenza direttamente il rapporto arabi/ebrei all’interno di Israele, e sebbene non di rado si vedano degli arabi israeliani esprimere la loro frustrazione con la violenza, per la maggior parte essi preferiscono di gran lunga mantenere le cose come stanno.

La posizione degli arabi israeliani non è semplice. Coloro che rimasero in Israele dopo il ‘48 vengono ancora additati da molti come “collaborazionisti”. Intanto nelle moschee sono bombardati da campagne di istigazione anti-israeliana, e a quanto pare non possono facilmente sottrarsi all’opera micidiale di indottrinamento per cui devono ringraziare Hamas, l’Autorità Palestinese, lo “Stato Islamico” e anche molti loro parlamentari eletti alla Knesset. Ci sono dei limiti alla possibilità di resistere a una propaganda che esalta continuamente la morte.

L’arabo israeliano medio condanna la violenza, sostiene la pace, persegue la convivenza e vorrebbe veder scomparire la armi illegali che circolano per le strade del suo villaggio. Questi sentimenti moderati, tuttavia, di solito non riescono a tradursi in azione quando arriva il giorno delle elezioni, tant’è che parecchi parlamentari arabi israeliani, con le loro dichiarazioni belligeranti, ipocrite, pericolose e spesso francamente assurde, sono a dir poco tossici. La forza elettorale della Lista Araba Comune va di pari passo con la sua ostilità verso Israele. La maggior parte dei suoi parlamentari si schiera con i rivali e i nemici di Israele, cerca di erodere lo Stato sia a livello nazionale che dall’estero, e preme costantemente per un’escalation pubblica che mette il settore arabo israeliano in rotta di collisione con lo Stato.

Studentesse universitarie arabo-israeliane

Studentesse universitarie arabo-israeliane

La realtà ha dimostrato che gli arabi israeliani sono un settore vulnerabile e tuttavia politicamente realista. Non danno ascolto all’istigazione con la facilità che i fomentatori vorrebbero, e chiedono piuttosto uguaglianza e sicurezza. E’ massimo interesse dello Stato contrastare i tentativi di alienare gli arabi israeliani e perseguire invece la loro piena inclusione e integrazione nella società. Il che significa da una parte imporre il rispetto della legge e, dall’altra, fornire agli arabi israeliani risorse e incentivi attraverso meccanismo inclusivi.

(Da: Israel HaYom, 4.1.16)