Rivlin rimette il mandato alla Knesset e mette sotto pressione le trattative fra Gantz e Netanyahu

Scaduto l’incarico al leader di Blu-Bianco, il presidente d’Israele non passa il mandato a Netanyahu e lascia intravedere la minaccia di una quarta tornata elettorale

Manifesti della campagna elettorale di Benjamin Netanyahu e Benny Gantz il mese scorso a Bnei Brak, presso Tel Aviv

Dal momento che i partiti Blu-Bianco e Likud non sono riusciti a trovare un accordo di coalizione entro la mezzanotte di mercoledì, il presidente d’Israele Reuven Rivlin ha informato giovedì mattina il leader di Blu-Bianco Benny Gantz, nella sua veste di presidente del parlamento, che demandava alla Knesset il compito di trovare il nome del politico cui dare l’incarico di formare il nuovo governo. A questo punto, in base a quanto prevede la legge israeliana, entro 21 giorni una maggioranza di parlamentari può raccomandare per iscritto al presidente il nome di un parlamentare, il quale avrebbe a sua volta 14 giorni di tempo per formare la nuova coalizione di governo.

In una lettera a Gantz, Rivlin ha spiegato che “alla luce della situazione che la terza tornata elettorale ha prodotto, nella quale nessuno dei candidati gode del sostegno della maggioranza dei membri della Knesset in modo tale da potersi garantire la fiducia del parlamento e formare un governo, neanche nella forma di un governo di unità nazionale, ed essendo obbligato dalla Legge Fondamentale del 2001 a realizzare il più presto possibile un governo che goda della fiducia della Knesset, non vedo altra possibilità che affidare il compito alla Knesset, che ha il diritto di agire ai sensi dell’articolo 10 comma a di detta Legge. Mi auguro – conclude Rivlin – che i membri della Knesset riescano a formare una maggioranza tale da dare vita a un governo il più presto possibile e impedire una quarta tonnata elettorale”.

Pertanto, se nei prossimi 21 giorni almeno 61 parlamentari firmeranno un documento di formale sostegno a un loro collega, quella persona riceverà l’incarico di formare il nuovo governo. Altrimenti, il paese dovrà andare di nuovo alle urne.

Passando il mandato alla Knesset, commenta Raoul Wootliff su Times of Israel, in sostanza Rivlin concede a Netanyahu e Gantz altre tre settimane per siglare un accordo fra loro, o per tentare altre combinazioni di governo teoricamente possibili. D’altra parte, sottolinea Jeremy Sharon su Jerusalem Post, la scelta di Rivlin di non conferire l’incarico a Netanyahu, come avrebbe potuto fare, e dunque di accorciare il tempo a disposizione, è dettata dalla volontà di accrescere la pressione su entrambe le parti affinché scendano a compromessi.

Gantz e Netanyahu sull’albero: “Ehi, dove stai portando la scala?” – Il presidente Rivlin: “La riporto alla Knesset”

Tra lunedì e martedì si erano registrati alcuni progressi nella trattativa fra le due formazioni, ma l’accordo non è stato raggiunto entro la scadenza. Alcuni esponenti di Blu-Bianco citati mercoledì dalla tv Canale 12, temono che Netanyahu non sia realmente interessato a fare l’accordo e che punti a una riconferma elettorale. Secondo un recente sondaggio, il Likud potrebbe ottenere una netta maggioranza in caso di una quarta elezione anticipata, e gran parte dell’opinione pubblica giudica complessivamente positiva la gestione da parte del governo Netanyahu della crisi da coronavirus. D’altra parte, i contraccolpi che sta subendo l’economia del paese (la disoccupazione è passata in meno di due mesi dal 4% al 26%) fanno pensare che tra pochi mesi che le eventuali elezioni potrebbero aver luogo in un’atmosfera molto diversa. E non è né nemmeno chiaro come potrebbero tecnicamente tenersi se la pandemia non dovesse recedere.

Per quanto concerne il Likud, la preoccupazione principale riguarda ciò che potrebbe accadere al momento della rotazione al timone, prevista dopo un anno e mezzo, quando Gantz diventerebbe primo ministro con Netanyahu nel posto di vice. La posizione di vice primo ministro è assimilata a quella di qualsiasi altro ministro e la legge israeliana impone ai ministri formalmente incriminati di dimettersi dalle loro cariche (mentre non prevede questo obbligo per il primo ministro in carica). Il Likud chiede di modificare la legge per impedire che Netanyahu, una volta diventato vice, sia costretto a dimettersi. Blu-Bianco considera questa modifica un tentativo di aggirare la giustizia. Fonti di Blu-Bianco citate mercoledì sera dalla tv Kan insistono che il loro partito “non permetterà a Netanyahu di trasformare l’accordo di coalizione in un accordo per la sua immunità”. Netanyahu, incriminato per tre presunti casi di corruzione e abuso d’ufficio, si proclama innocente e afferma d’essere vittima di un tentativo di destituirlo per via giudiziaria contro la volontà dell’elettorato. L’inizio del processo a suo carico, inizialmente previsto per il 14 marzo, è stato rinviato al 24 maggio a causa delle misure anti-coronavirus, ma ancora non è chiaro come potrebbe svolgersi se le costrizioni dell’emergenza sanitaria non dovessero cambiare.

Un altro punto chiave di disaccordo è la preoccupazione di Netanyahu che la Corte Suprema, chiamata ad interpretare la legge attualmente in vigore, possa deliberare che un politico formalmente incriminato può sì rimanere primo ministro, ma non può diventare primo ministro. Se così fosse, Gantz resterebbe primo ministro per tutta la durata del governo di coalizione. A quanto risulta, Netanyahu ha cercato di ideare una sorta di garanzia legislativa che Gantz non assumerebbe la carica di primo ministro nel caso la Corte si esprimesse in questo modo.

Non basta. Gantz è attualmente il presidente della Knesset e controlla l’agenda parlamentare. Una minaccia che incombe sulle trattative per la coalizione è che, se il Likud interrompe i colloqui, Gantz e i suoi parlamentari di Blu-Bianco possono tornare a fare blocco con i parlamentari anti-Netanyahu e far passare una legge che impedisca tout-court a una persona incriminata (vale a dire Netanyahu) di ricoprire la carica di primo ministro.

Come che sia, conclude Times of Israel, un accordo Netanyahu-Gantz darebbe a Israele il suo primo governo stabile dal dicembre 2018 e garantirebbe un prezioso periodo di calma politica nel mezzo di una crisi sanitaria globale che sta comportando un devastante prezzo economico e sociale.

(Da: Times of Israel, Jerusalem Post, Israel HaYom, 16.4.20)