Rohani implicato nell’attentato antiebraico del 1994 a Buenos Aires

L’atto d’accusa argentino lo cita fra i membri del Comitato iraniano che decise la strage (85 morti).

image_3765Il neoeletto presidente iraniano Hassan Rohani era membro dello speciale Comitato del governo iraniano che ordì l’attentato esplosivo del 1994 contro il centro AMIA (Asociación Mutual Israelita Argentina) della comunità ebraica di Buenos Aires, che causò 85 morti e centinaia di feriti (il più sanguinoso attentato di questo genere in tutta la storia dell’Argentina). Ne ha dato notizia giovedì il quotidiano on-line Washington Free Beacon, citando l’atto d’incriminazione stilato dai giudici argentini.
Dopo anni di indagini, nel 2006 l’Argentina ha formalmente accusato il governo iraniano d’aver pianificato l’attentato, e la milizia libanese sciita Hezbollah di averlo materialmente realizzato. Diversi esponenti governativi iraniani sono stati ufficialmente incriminati in relazione a quella strage e sono attualmente ricercati dall’Interpol. Tra questi, l’attuale ministro della difesa iraniano, il generale Ahmed Vahidi.
Stando a quanto riferisce il Washington Free Beacon, l’ex ufficiale dell’intelligence iraniana Abolghasem Mesbahi, che disertò dall’Iran alla fine degli anni ‘90, ha testimoniato che la decisione di lanciare l’attacco venne presa nell’agosto 1993 all’interno di uno speciale Comitato operazioni, collegato al potente Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale. Secondo la testimonianza di Mesbahi riportata nell’atto d’incriminazione emesso nel 2006 dal procuratore governativo argentino, Rohani, che allora ricopriva la carica di Segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale, era anche membro del Comitato speciale quando venne approvato l’attentato contro il centro AMIA, e molto verosimilmente era stato presente alle deliberazioni in merito alla pianificata strage. L’atto d’accusa afferma che il Comitato era presieduto dalla Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, e che la decisione definitiva di procedere con l’attentato venne presa da Khamenei e dall’allora presidente iraniano Ali Akbar Hashemi Rafsanjani. “Circa il ruolo del Comitato nella decisione di effettuare l’attentato all’AMIA – si legge nell’atto d’accusa argentino – [il testimone] Moghadam afferma che la decisione venne presa sotto la direzione di Ali Khamenei, e che gli altri membri del Comitato erano [l’allora presidente Ali Akbar Hashemi] Rafsanjani, Mir Hejazi, Rohani, Velayati e Fallahijan”.
“All’epoca – spiega l’esperto di Iran Reuel Gerecht, ricercatore presso la Foundation for Defense of Democracy – il potere di Rohani derivava direttamente da una persona, e cioè da Rafsanjani. Per quanto riguarda quell’attentato, poiché era Rafsanjani che doveva dare l’approvazione, non c’è dubbio che Rohani ne era a conoscenza. Logicamente la sua approvazione non era necessaria. E’ un subordinato. Ma di certo era a conoscenza di tutte le discussioni che hanno portato alla strage”.
Rohani, che viene dipinto come un riformatore moderato da molti mass-media e da sostenitori del regime iraniano nonostante la sua stretta relazione con Khamenei, appoggiò anche la sanguinosa repressione delle proteste studentesche del luglio 1999 (la “tragedia del 18 di Tir”), e successivamente si vantò d’essere riuscito a ingannare l’Occidente quando era negoziatore sul nucleare iraniano, permettendo al programma nucleare del suo paese di progredire.
Secondo Gerecht, è difficile determinare esattamente quale ruolo Rohani abbia avuto nell’attentato all’AMIA di Buenos Aires. Ma, aggiunge l’esperto, nulla nel suo background suggerisce che possa aver avuto degli scrupoli morali all’idea di fare strage di quelli che percepisce come i nemici della Repubblica Islamica. “Con tutta probabilità – conclude Gerecht – ne avremmo sentito parlare se Rohani avesse preso la parola per dire: non fatelo, è un’infamia. Certamente si sarebbe saputo”.
La motivazione specifica per l’attentato del 1994, secondo il pubblico ministero argentino Alberto Nisman, era quella di “punire” l’Argentina per aver sospeso la cooperazione nucleare con l’Iran. Una volta presa la decisione di agire contro il paese, spiega Nisman, venne selezionato un obiettivo ebraico, anche questa una classica strategia del regime iraniano: “Quando decidono di agire contro un paese, viene comunemente presa di mira la comunità ebraica: è il loro primo obiettivo”.

Nell’immagine in alto: foto delle vittime dell’attentato all’AMIA di Buenos Aires.

(Da: YnetNews, Times of Israel, Jerusalem Post, 20.6.13)

Si veda:

L’atto di incriminazione del pubblico ministero argentino sull’attentato all’AMIA (in inglese):

http://www.peaceandtolerance.org/docs/nismanindict.pdf

DALL’ARCHIVIO DI ISRAELE.NET:

31/05/2013 – Alberto Nisman, il pubblico ministero argentino che ha incriminato un gruppo di funzionari iraniani per aver progettato l’attentato del 1994 contro il centro culturale ebraico a Buenos Aires (85 morti), ha accusato l’Iran di ”essersi infiltrato” del Sud America e aver creato reti clandestine per effettuare attentati terroristici nella regione. Nisman accusa Mohsen Rabbani, ex addetto culturale dell’Iran a Buenos Aires, uno dei sospettati per la strage a Buenos Aires, d’aver operato costantemente nel corso degli ultimi due decenni per sviluppare una rete clandestina in Brasile, Paraguay, Uruguay, Cile, Colombia, Guyana, Suriname e Trinidad e Tobago.

24/05/2013 – Iran. Fra gli otto candidati, approvati dal Consiglio dei Guardiani per succedere a Mahmoud Ahmadinejad con le elezioni presidenziali del prossimo 14 giugno, figurano Mohsen Rezai e Ali Akbar Velayati, entrambi accusati d’aver partecipato alla pianificazione dell’attentato del 1994 contro il centro ebraico AMIA a Buenos Aires (85 morti e 300 feriti). Rezai è sotto mandato di cattura internazionale Interpol. L’Argentina ha accusato le autorità iraniane di aver architettato l’attentato, realizzato dal gruppo terroristico libanese sciita Hezbollah.