Salvata la vita di una donna iraniana, da Israele via e-mail

Una dottoressa iraniana ha consultato lo specialista Adi Weissbuch, del Kaplan Medical Center, scongiurando complicazioni che avrebbero messo a rischio la vita di una donna incinta

Di Judy Siegel-Itzkovich

image_3281I leader dell’Iran vedranno anche in Israele un Satana da distruggere magari con armi nucleari, ma la medicina israeliana è considerata eccellente da alcuni medici iraniani, tra cui uno che ha consultato un medico del Kaplan Medical Center (a Rehovot, in Israele), scongiurando in questo modo delle complicazioni che avrebbero messo a rischio la vita di una donna incinta.
Il dottor Adi Weissbuch, dell’unità per le gravidanze a rischio all’ospedale di Rehovot, è stato recentemente contattato con urgenza via e-mail da una dottoressa di un ospedale universitario iraniano, che si è identificata come “N.N.”. Aveva letto un esauriente articolo pubblicato su una rivista medica, in cui Weissbuch scriveva di una rara complicazione genetica della gravidanza e forniva in calce il proprio indirizzo e-mail.
Il consulto era urgente, scriveva la dottoressa iraniana, perché secondo la legge islamica l’aborto è proibito dopo la 18esima settimana di gravidanza, e la sua paziente era già nella 16esima settimana. “N.N.” mandava al medico israeliano una copia dei risultati di laboratorio chiedendo la sua opinione.
Weissbuch ha risposto che, sulla base dei dati, c’erano poche probabilità che la donna potesse avere un bambino sano, e che partorire avrebbe messo in pericolo la sua vita. Il medico di Rehovot aveva discusso un caso molto simile nel suo articolo sulla rivista. Dopo aver ricevuto l’informazione, il medico iraniano ha consigliato alla donna di abortire immediatamente, e lei l’ha fatto.
Weissbuch dice d’aver ricevuto numerose richieste di ausilio medico via e-mail da varie parti del mondo, ma che questa è la prima volta che ne arriva una dall’Iran. “Per me come medico – ci dice – prendersi cura dei pazienti non risponde a nazionalità, sesso o religione. Siamo moralmente impegnati a provvedere le cure appropriate e a consigliare chiunque ne abbia bisogno. Da parte mia, naturalmente, tutta la mia corrispondenza con la dottoressa iraniana riportava ‘Stato di Israele’ sotto il mio nome, ma lei non si è fatta dissuadere da questo fatto”.

(Da: Jerusalem Post, 07.11.12)

Nella foto in alto: Il dottor Adi Weissbuch