Salviamo anche il Giordano

L’alternativa più ovvia ad un canale Mar Morto-Mar Rosso è affrontare la fonte del problema del Mar Morto, cioè il prosciuganmento del Giordano.

Da un editoriale del Jerusalem Post

Il Mar Morto si sta riducendo rapidamente. Come dice la Banca Mondiale, “il livello dell’acqua del Mar Morto è sceso di oltre 20 metri in meno di 50 anni. Il tasso attuale di diminuzione è di circa un metro all’anno. Le conseguenze sulla regione sono varie, numerose e presto potrebbero diventare irreversibili.”
La soluzione, secondo Israele, Giordania, Autorità Palestinese e Banca Mondiale, sta nello spendere circa 5 miliardi di dollari per collegare il Mar Rosso con il Mar Morto. Si tratta di una variante di un’idea vecchia e famosa, ma per quanto comprensibilmente affascinante sul piano internazionale, non è davvero un’ alternativa possibile.
L’idea affascinante di collegare i diversi mari della regione risale al 1902, quando Theodor Herzl suggerì di costruire un canale dal Mediterraneo al Mar Morto e utilizzare il dislivello di 400 metri per generare energia idrica. Nel 1955, gli USA affrontarono il Piano Johnston per la gestione dell’acqua della regione, che proponeva un collegamento Mediterraneo-Mar Morto oppure Mar Rosso-Mar Morto.
Al verice ambientalistico mondiale del 2002 a Johannesburg, Israele e Giordania chiesero alla Banca Mondiale di studiare il progetto. Eppure, dopo aver effettuato nel 2004 uno studio da 15 milioni di $, la Banca non riuscì a convincere i paesi donatori a finanziarlo.
Come mai la Banca non è riuscita a trovare una somma relativamente modesta per questo studio? Evidentemente c’è un alto grado di scetticismo, e con buone ragioni.
Poiché una grande massa di terra separa il Golfo di Eilat dalla valle di Arava, un collegamento Mar Rosso-Mar Morto richiederebbe la stazione di pompaggio più grande del mondo per portare l’acqua per 170 metri d’altezza. L’acqua scenderebbe poi per 570 metri fin al Mar Morto, generando energia lungo il percorso.
Uno studio preliminare suggeriva che questa energia idrica sarebbe stata sufficiente ad alimentare sia la grande stazione di pompaggio sia un grande impianto per la desalinizzazione, lasciando ancora energia in più. Ora, perfino la Banca Mondiale afferma che non solo non ci sarebbe energia in più, ma bisognerebbe trovare dei fondi per fornire “le ulteriori necessità di energia” per alimentare gli impianti di pompaggio e desalinizzazione.
Inoltre, una delle maggiori caratteristiche del piano, secondo il suo principale promotore, il Presidente Shimon Peres, è una serie di “laghi turistici” artificiali con acqua di mare, per trasformare la valle di Arava in una “fiorente parcolandia”.
Non vogliamo raffreddare l’ardore di Peres nel promuovere progetti audaci, specialmente in un momento in cui la lungimiranza sembra fare difetto. Ma i gruppi ambientalisti fanno gravi critiche a questo piano, che rischia di danneggiare l’ecosistema naturale con gravi costi, mentre sembra esserci un’alternativa più semplice e migliore.
Ad un’udienza tenuta questa settimana dalla Banca Mondiale vicino a Gerusalemme sui “termini di riferimento” per il suo studio, i gruppi ambientalisti si sono fortemente opposti al progetto, chiedendo che la Banca Mondiale studi seriamente le alternative. L’alternativa più ovvia è quella di affrontare la fonte del problema del Mar Morto, cioè il prosciugamento del fiume Giordano.
Fino agli anni ’50, circa 1,3 milioni di metri cubici d’acqua all’anno scorrevano dal Giordano nel Mar Morto. Da allora, Israele, Giordania e Siria hanno deviato il 95% di questo flusso. I risultati sono terribili, come spiega una ricerca dei Friends of the Earth Middle East: “Deviando l’acqua dolce dai tributari del fiume Giordano e sostituendola con l’acqua di fogna, non solo il Mar Morto è stato rovinato, ma il Giordano, importante culturalmente e storicamente, è stato trasformato in poco più di un canale di scolo aperto.” Nemmeno i gruppi ambientalisti esortano a riportare il Giordano o il Mar Morto ai livelli precedenti, ma a stabilizzare il Mar Morto più o meno al livello attuale. Questo implicherebbe portare il flusso del Giordano a circa 800 milioni di metri cubi l’anno.
L’ex commissario per le acque Dan Zaslavsky valuta che costerebbe circa 800 milioni di $ costruire impianti di desalinizzazione che permettano ad Israele di ripristinare i 400 milioni di metri cubi l’anno che sta utilizzando prendendoli dal Giordano. Maggior quantità d’acqua potrebbe essere riportata nel Mar Morto riducendo i 350 milioni di metri cubi l’anno che assorbono i bacini industriali di evaporazine. Israele potrebbe trovare un altro modo di finanziare gli agricoltori oltre a sovvenzionare l’acqua, riducendone drasticamente l’uso agricolo.
Il Mar Morto ha bisogno di essere salvato. Ma invece di cercare somme esorbitanti per un progetto ecologicamente rischioso e antieconomico che farebbe del Giordano una fogna, la Banca di Israele e la Banca Mondiale dovrebbero studiare ed applicare l’alternativa naturale che potrebbe salvare sia il Mar Morto sia la sua sorgente a una frazione del costo.

(Da: Jerusalem Post, 13.08.07)