Sauditi pronti a ricevere dal Pakistan le atomiche di cui hanno finanziato la produzione

Un reportage della BBC conferma il pericolo, da tempo segnalato da Israele, che il nucleare iraniano inneschi una rovinosa corsa all’atomica in Medio Oriente

2007: test di lancio di un missile da crociera pakistano in grado di montare una testata nucleare

2007: test di lancio di un missile da crociera pakistano in grado di montare una testata nucleare

L’Arabia Saudita ha investito pesantemente nel programma nucleare pakistano e ritiene di poter ottenere bombe atomiche dal Pakistan non appena lo volesse. È quanto risulta da un reportage della BBC.

Secondo una fonte Nato citata nel reportage, i servizi di intelligence hanno scoperto che ordigni nucleari prodotti in Pakistan sono pronti per essere consegnati in qualunque momento all’Arabia Saudita. Il reportage riferisce che vi sarebbero informazioni di origine israeliana dietro ad alcune recenti segnalazioni di intelligence della Nato e americane circa il fatto che l’Arabia Saudita sarebbe pronta a ricevere partite di testate pronte all’uso per i suoi missili a lungo raggio.

Se quello che le fonti hanno detto alla BBC è vero, il Regno potrebbe impegnarsi in una corsa agli armamenti nucleari per contrastare il suo principale avversario regionale, l’Iran, acquisendo tali capacità dall’unico stato islamico sinora dotato di bomba atomica, il Pakistan. Nel 2011, il principe saudita Turki al-Faisal disse esplicitamente che il suo paese potrebbe dotarsi di armi nucleari se lo farà l’Iran. Nel 2010 il Guardian riferì che ufficiali di intelligence occidentali si erano convinti che il Pakistan ha promesso di fornire armi nucleari all’Arabia Saudita in caso di crisi.

2012: test di lancio di missili balistici iraniani

Da tempo l’Arabia Saudita, come gli altri stati arabi del Golfo, teme le ambizioni nucleari di Teheran, ma ora a quanto pare i sauditi potrebbero essere in grado di sviluppare una propria opzione nucleare prima del loro avversario sciita che sta sull’altra sponda del Golfo Persico. Dopo aver messo in guardia gli americani in privato per anni, l’anno scorso i ripresentanti sauditi hanno diramato un avvertimento pubblico quando hanno detto a un giornalista del Times che “sarebbe del tutto inaccettabile che l’Iran avesse una capacità nucleare, e non l’avesse il Regno (saudita)”.

Il servizio della BBC cita Amos Yadlin, ex capo dell’intelligence militare israeliana, secondo il quale se l’Iran si doterà di armi nucleari “i sauditi non aspetteranno neanche un mese. Hanno già pagato per la loro bomba: semplicemente andranno in Pakistan a prendere ciò di cui hanno bisogno”.

Secondo il reportage, in numerose occasioni l’Arabia Saudita ha avvertito gli Stati Uniti che avrebbe acquisito proprie armi nucleari se l’Iran avesse varcare la soglia della bomba atomica.

La BBC cita anche Gary Samore, ex consigliere del presidente degli Stati Uniti Barack Obama contro la proliferazione nucleare, che dice: “Sono convinto che i sauditi ritengono di avere un’intesa con il Pakistan dal quale, in caso estremo, potrebbero esigere di ricevere armi nucleari”.

A quanto è dato sapere, i sauditi possiedono già missili a lungo raggio in grado di trasportare testate nucleari. Si ritiene che verso la fine degli anni ‘80 abbiano segretamente acquistato dalla Cina decine di missili balistici CSS-2. Stando a IHS Jane’s, una società di intelligence privata specializzata in sicurezza militare e nazionale, la scorsa estate sarebbe stata completata la costruzione di una nuova base saudita con rampe di lancio per missili CSS-2 in linea con Iran e Israele.

Interpellata dalla BBC, l’ambasciata saudita a Londra ha affermato che il Regno ha firmato il Trattato di Non Proliferazione Nucleare e si è adoperato per un Medio Oriente denuclearizzato, ma ha anche aggiunto che “il fallimento delle Nazioni Unite nel fare del Medio Oriente una zona nuclear-free è uno dei motivi per cui l’Arabia Saudita ha respinto l’offerta di un seggio (biennale) al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”. Il ministro degli esteri saudita, conclude l’ambasciata, ha sottolineato come questa inerzia internazionale abbia “posto la regione sotto la minaccia di una bomba a orologeria che non può essere facilmente disinnescata con manovre di aggiramento”.

(Da: Israel HaYom, Jerusalem Post, 7.11.13)