Scenari imminenti

In caso di morte di il Arafat, gli Usa potrebbero cogliere l'occasione per bilanciare la loro politica in Medio Oriente.

image_426Secondo il capo dell’intelligence militare israeliana Aharon (Farkash) Ze’evi, la politica degli Stati Uniti verso Israele è destinata in ogni caso a restare una politica “di amicizia”. Tuttavia, ha aggiunto Ze’evi, che parlava alla commissione esteri e difesa della Knesset nel giorno in cui si tenevano le elezioni americane, se il leader palestinese Yasser Arafat uscisse di scena, gli Stati Uniti potrebbero cogliere l’occasione per ”bilanciare” la propria politica in Medio Oriente, compreso il tentativo di inquadrare il disimpegno unilaterale israeliano entro la cornice della Road Map.
Secondo la valutazione dell’intelligence militare, Arafat, attualmente ricoverato in un ospedale in Francia, non sceglierà un successore, né cederà i suoi poteri. Finché Arafat sarà in grado di operare, continuerà ad esercitare influenza e a dare ordini.
Se Arafat muore, avverte Ze’evi, il passaggio a un nuovo leader sarà “traumatico” per i palestinesi e dovrà avere luogo lentamente e prudentemente. La cosa può “potenzialmente provocare un terremoto nella società palestinese”, compreso un’eventuale scossone alla vecchia dirigenza proveniente da Tunisi, cosa che offrirebbe una chance alla seconda generazione.
Durante questo periodo il terrorismo continuerà, giacché le varie fazioni ne hanno ancora le capacità e continuano ad averne forti tornaconti. I Tanzim (milizia legata al Fatah di Arafat) sono quelli che svolgono il ruolo maggiore nel determinare se vi sarà o meno un cessate il fuoco.
Nella sua relazione alla commissione della Knesset, Ze’evi ha indicato Mahmoud Abbas (Abu Mazen), ex primo ministro palestinese, come la persona che probabilmente subentrerebbe ad Arafat al vertice dell’Autorità Palestinese. Abu Mazen ha incontrato Arafat appena prima che questi venisse trasportato in Francia, e gli ha chiesto di passare i poteri. Dopo il rifiuto di Arafat, Abu Mazen e l’attuale primo ministro palestinese Ahmed Qurei (Abu Ala) si sono incontrati e hanno deciso di assumere la dirigenza sulla base la gerarchia dell’Olp, nella quale Abu Mazen è il numero due, anziché di quella istituzionale dell’Autorità Palestinese. Secondo Ze’evi, Abu Ala riconosce in Abu Mazen una figura di maggior peso.
Per quanto riguarda i gruppi di potere nell’Autorità Palestinese, Ze’evi ritiene che essi continueranno a muoversi come adesso a meno che Abu Mazen non imprima forti cambiamenti politici. Hamas è preoccupata dalla possibilità dell’uscita di scena di Arafat, ma aspetterà che la nuova dirigenza prenda il suo posto ed è probabile che in questa fase faccia mostra di “responsabilità nazionale”. In realtà, Hamas è considerata un anello debole dalla piazza palestinese dopo l’uccisione dei suoi capi, e tuttavia ancora abbastanza forte da doverla tenere in considerazione.
Secondo Ze’evi, Arafat è affetto o da un’infezione virale suscettibile di terapia (sebbene difficoltosa), o da leucemia, o da cancro allo stomaco. Le sue condizioni fisiche sono piuttosto gravi, tanto che a tratti non è in grado di reggere la conversazione o perde conoscenza, ma si riprende dopo aver assunto i farmaci.
Secondo Ze’evi, alcuni funzionari palestinesi citano frasi che Arafat non ha mai detto. Il riferimento è, in particolare, al ministro delle finanze Saleem Fayad, secondo il quale Arafat avrebbe ordinato di pagare regolarmente gli stipendi di novembre. Secondo Ze’evi, le discrepanze si spiegano con i giochi di potere ad opera di coloro che si posizionano attorno ad Arafat con un occhio al dopo-Arafat.

(Nina Gilbert su Jerusalem Post, 2.11.04)

Nella foto in alto: il capo dell’intelligence militare israeliana Aharon Ze’evi