Scheda: Sallah Shabati

Le tragicomiche avventure dell’immigrato yemenita il cui nome significa più o meno “Scusate se sono venuto”: un classico della commedia burekas

A cura di Sara Ferrari

image_2401In Israele il nome burekas non evoca soltanto il profumo di appetitosi panzerotti di origine balcanica, ma definisce anche un genere molto radicato nella produzione cinematografica israeliana che ha come protagonisti gli ebrei mizrahim, vale a dire “orientali, provenienti dai Paesi arabi”. Sallah Shabati è forse il più celebre e rappresentativo dell’intero genere burekas.
Scritto e diretto da Efraim Kishon, che in seguito ne trarrà anche un’opera teatrale, il film costituisce un’arguta satira sociale dominata dal personaggio di Sallah Shabati (il superlativo Hayyim Topol). Sallah è un immigrato di origine yemenita il quale giunge in Israele con la certezza di trovarvi un’esistenza migliore. Il nome del protagonista, una sorta di storpiatura della frase “slihah shebati”, cioè “scusate se sono venuto”, tuttavia già anticipa il brusco risveglio che attende il malcapitato. Una volta sceso dall’aeroplano (con un imprecisabile numero di famigliari), egli si rende conto infatti che pronto ad attenderlo non c’è un comodo alloggio bensì un campo di transito, dove sarà costretto a vivere in una misera casupola. L’inattesa situazione e il duro scontro con un modo di vivere che gli è sostanzialmente estraneo gettano Sallah nello sconforto; il suo spirito però non verrà meno e lo sosterrà nel tentativo di accumulare un po’ di denaro, seppur attraverso bizzarri espedienti.
Al di là della sua indiscussa comicità, Sallah Shabati mette argutamente in luce i vizi della società israeliana del periodo e mostra inoltre le profonde differenze sussistenti tra gli ebrei orientali e quelli di origine europea. Gli uni infatti sono descritti attraverso i più ricorrenti stereotipi del genere: pigrizia, chiassosità, arretratezza, furbizia, tanto per citarne alcuni; gli altri invece rappresentano una classe dirigente colta e urbana ma sostanzialmente interessata solo ai propri interessi.
Il film è supportato da un cast di tutto rispetto; oltre al già citato Topol, si segnala anche la partecipazione di Gila Almagor, una delle principali attrici israeliane, e di Arik Einstein, celebre musicista e cantautore.
Una curiosità: nel 1964 Sallah Shabati ha ricevuto una candidatura all’Oscar nella categoria “Miglior film straniero”, ma è stato battuto da “Ieri, oggi e domani” di Vittorio De Sica.

Regia: Efraim Kishon
Produttore: Menahem Golan
Sceneggiatura: Efraim Kishon
Protagonista: Hayyim Topol
Anno: 1964
Durata: 110 minuti
Nazione: Israele
Lingua: Ebraico

SBIRCIAMO NEL FILM…

La canzone Maschiah Ha-Zaqen (in originale, sottotitoli in inglese):