Schermaglie e bugie

Perché la tv palestinese non ha mandato in onda il discorso di Netanyahu all’Onu?

Se ne discute in Israele: commenti sulla stampa israeliana

image_3240Scrive Alex Fishman su Yediot Aharonot: «Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sottolineato come, dopo l’11 settembre, gli estremisti islamisti abbiano massacrato innumerevoli innocenti: a Londra, a Madrid, a Baghdad, a Mumbai, a Tel Aviv, a Gerusalemme e in ogni altra parte di Israele. Il maggior pericolo che minaccia il nostro mondo è che questo fanatismo riesca a munirsi di armi di distruzione di massa. E questo è precisamente ciò che l’Iran sta cercando di fare. Insieme a questo ammonimento, Netanyahu ha fatto trasparire un avvertimento implicito: la comunità internazionale deve fermare l’Iran prima che sia troppo tardi. Se l’Iran non verrà fermato, ci troveremo ad affrontare lo spettro del terrorismo nucleare e la “primavera araba” potrebbe ben presto diventare un “inverno iraniano”. Netanyahu ha cercato di mobilitare il mondo e metterlo in guardia non solo rispetto al progetto nucleare iraniano, ma anche della cooperazione nascosta fra Iran e gruppi terroristi circa gli armamenti nucleari.»
(Da: Yediot Aharonot, 25.9.11)

Scrive l’editoriale di Ha’aretz che «entrambe le parti non si rivolgono più l’un l’altra, né si ascoltano più, cercando piuttosto di spargere in giro argomenti e rimostranze nella speranza di guadagnare qualche punto in più sul terreno della “propaganda” agli occhi di coloro che si sono stancati di qualunque coinvolgimento nel conflitto. I discorsi (di Abu Mazen e Benjamin Netanyahu) non erano che schermaglie in vista del vero passo che conta: la domanda di Abu Mazen al Consiglio di Sicurezza di riconoscimento [unilaterale] di uno stato palestinese.» Conclude l’editoriale: «Il conflitto israelo-palestinese ha viaggiato nella macchina del tempo ed è tornato alla fine del secolo scorso, spazzando via decenni di dialogo, per la gioia degli estremisti di entrambe le parti. Non più la pace, ma il fatto stesso che le due parti conducano un negoziato diretto è di nuovo percepito come l’obiettivo da raggiungere, e pure questo sfuma sempre più in lontananza.»
(Da: Ha’aretz, 25.9.11)

Scrive Dan Margalit su Yisrael Hayom: «In Israele, i tre network televisivi hanno correttamente mandato in onda tutto il discorso di Abu Mazen. Viceversa, a Ramallah, gli schermi si sono oscurati ben prima che Benjamin Netanyahu facesse la sua comparsa (sul podio delle Nazioni Unite). Un piccolo dettaglio, ma che fa una grande differenza. Netanyahu ha parlato di due stati per due popoli. Invece Abu Mazen ha parlato di due stati senza mai parlare di “due popoli”. È il suo modo di segnalare che non esiste alcun popolo ebraico. Il discorso di Abu Mazen – continua l’editoriale – è un’impostura storica. Chi ha causato la Nakba [il “disastro” dei palestinesi provocato dalla guerra del 1947-49]? Chi attaccò lo stato ebraico nel 1947, ancor prima che fosse nato? Chi si rifiutò di riconoscere come confini le linee del 1967 quando erano in vigore? Chi attaccò lo stato ebraico che cercava di difendersi proprio dietro a quelle linee, procurando a se stessi il disastro della guerra dei sei giorni del 1967?». Secondo l’editoriale, Abu Mazen «ha raccontato bugie bell’e buone» e ha sparso «istigazione alla luce del sole.» E conclude: «Abu Mazen non vuole un accordo di pace che proclami la fine del conflitto e riconosca gli ebrei come popolo.»
(Da: Yisrael Hayom, 25.9.11)

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