Sconfiggere il terrorismo è possibile

Il grande pericolo del disimpegno non è la perdita di territorio, ma la perdita di credibilità.

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_245Zakariya Zubeidi, caporione delle Brigate Martiri di Al Aqsa a Jenin, si è detto disposto a dare ordine di cessare gli attentati contro Israele in cambio della fine delle incursioni israeliane nella città e del ritiro dalle zone circostanti. E’ un’ottima notizia, alla quale il governo israeliano è bene che risponda aumentando le operazioni militari contro i terroristi a Jenin e dintorni.
L’offerta di Zubeidi non è un ramoscello di pace. Non è una manifestazione di pragmatismo, di moderazione o di buona volontà. E’ solo il riconoscimento indiretto di una imminente sconfitta del terrorismo. Le Brigate Al Aqsa e altre fazioni terroristiche palestinesi sono state devastate dalle continue azioni delle Forze di Difesa e dei servizi di sicurezza israeliani contro esecutori e mandanti del terrorismo. Intere leve di terroristi sono state arrestate, eliminate o costrette a nascondersi impiegando le loro energie per salvare la loro vita più che attentare a quella altrui. La loro capacità di raggiungere e colpire obiettivi israeliani è stata drasticamente ridotta dalla costruzione della barriera difensiva. L’uccisione di capi Hamas come Ahmed Yassin e Abdel Aziz Rantisi non è stata seguita, di fatto, dai fiumi di sangue minacciati, quanto piuttosto da uno dei periodi più lunghi di (relativa) calma che Israele abbia conosciuto negli ultimi quattro anni. Se l’intifada sembra quasi finita, come qualcuno oggi osa sussurrare, è perché le Forze di Difesa israeliane stanno vincendo, nonostante da diversi anni ci sentiamo ripetere la predica che le operazioni militari non servono per vincere in un conflitto, che qualunque “escalation” da parte di Israele non fa che innescare la reazione terroristica da parte palestinese, che muri e barriere sono inutili, e che ai palestinesi (anche ai terroristi?) bisogna non incutere paura ma dare speranza. (…)
E’ incoraggiante registrare un atteggiamento molto incisivo da parte delle Forze di Difesa israeliane proprio in coincidenza con la storica decisione del governo israeliano di rimuovere insediamenti dalla striscia di Gaza e parte della Cisgiordania settentrionale. Il grande pericolo insito nel disimpegno, infatti, non è rappresentato dalla perdita di territorio, cosa che in certi casi può costituire un vantaggio. Il vero pericolo è rappresentato dalla perdita di credibilità.
Tanto più ci avviciniamo al momento in cui ci tireremo fuori, tanto più diventa necessario impegnarsi in una campagna anti-terrorismo sempre più determinata. Nessun abitante del futuro stato palestinese deve nutrire il minimo dubbio sulla volontà e sulla capacità d’Israele di difendere se stesso e i propri cittadini di fronte ad aggressori che volessero approfittare dell’occasione. Così come – è appena il caso di dirlo – anche nessun cittadino israeliano dovrebbe avere alcun dubbio di questo genere.

(Da: Jerusalem Post, 15.06.04)