Se celebriamo il 27 gennaio, allora celebriamo anche il 14 maggio

Piangiamo i milioni di ebrei assassinati dai nazisti ma facciamo poco o nulla per difendere gli ebrei che oggi sono vivi, e minacciati

Di Fred Maroun

Fred Maroun, autore di questo articolo

Nel 75esimo anniversario della liberazione di Auschwitz, i miei pensieri vanno a Israele. Settantacinque anni dopo la liberazione di Auschwitz l’antisemitismo è in aumento ovunque, anche in Germania dove venne pianificata la Shoà, e sono ancora presenti minacce contro la sopravvivenza dello stato ebraico. Il mondo spesso e volentieri cerca di assecondare e accondiscendere la Repubblica Islamica d’Iran, la principale minaccia contro Israele, mentre Israele viene spesso condannato in modo del tutto sproporzionato.

Ovviamente non sto dicendo che chiunque critichi le politiche di Israele sia un antisemita, né che le critiche alle politiche di Israele non possano essere ragionevoli e talvolta ben meritate. Personalmente ho più volte criticato la politica degli insediamenti israeliani in Cisgiordania e continuerò a farlo. Ho criticato i politici israeliani di destra che rifiutano di accettare l’esistenza del popolo palestinese e il diritto dei palestinesi a uno stato, e continuerò a farlo.

Mai più (clicca per ingrandire)

Ma quando la critica a Israele consiste nel negare il diritto d’Israele ad esistere entro qualunque confine, allora perde ogni legittimità. Eppure gran parte del resto del mondo, mentre si commuove per la liberazione di Auschwitz, continua a permettere che l’Autorità Palestinese finanzi il terrorismo contro gli israeliani, continua a non condannare il terrorismo contro Israele, continua a consentire la marcia dell’Iran verso la costruzione di una bomba nucleare, continua a consentire all’Iran di finanziare il terrorismo contro Israele e continua ad assistere alla crescita dappertutto dell’antisemitismo senza fare granché.

Piangiamo i sei milioni di ebrei assassinati dai nazisti e celebriamo la fine di quel massacro, ma poi facciamo poco o nulla per difendere i 15 milioni di ebrei che sono vivi oggi, compresi i 6,5 milioni di ebrei che vivono in Israele. Gli ebrei morti sono forse più importanti degli ebrei vivi? Aspetteremo che gli ebrei vivi vengano uccisi prima di deciderci a condannare coloro che li vogliono morti?

Quelli che celebrano il 27 gennaio 1945 dovrebbero dimostrare la serietà delle loro propositi celebrando anche, con le parole e coi fatti, il 14 maggio 1948, il giorno in cui Israele dichiarò la propria indipendenza.

(Da: Times of Israel, 28.1.20)