Se gli arabi reclamano i bimillenari rotoli ebraici del Mar Morto

Nemmeno presa in considerazione, in Israele, l’“impudente sfrontatezza” della pretesa giordana e palestinese

image_2720La Giordania ha chiesto al Canada di sequestrare e non restituire a Israele una selezione dei Manoscritti del Mar Morto in mostra da sei mesi a Toronto, sostenendo che, in base al diritto internazionale, sarebbero di sua proprietà e che Israele se ne sarebbe illegalmente impadronito nel 1967 quando il Rockefeller Museum, che si trova a Gerusalemme est, cadde sotto controllo israeliano. Finora il Canada ha risposto che non intende essere coinvolto in una disputa che deve essere risolta dalle parti. Lunedì scorso la Giordania ha anche inoltrato una denuncia all’Unesco, ribadendo che i Manoscritti le appartengono.
Yigal Palmor, portavoce del ministero degli esteri israeliano, ha definito “ridicola” la pretesa della Giordania. “I Manoscritti del Mar Morto – ha spiegato Palmor – sono parte intrinseca del patrimonio culturale e religioso ebraico e non hanno nessun attinenza con la Giordania o col popolo giordano. Inoltre, l’occupazione giordana della Cisgiordania e della parte est di Gerusalemme (dal 1949 al 1967) era illegale, in quanto frutto di un’aggressione, e non è mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale. Se non bastasse, sin dalla fine degli anni ’80 il Regno Hashemita ha formalmente rinunciato a tutte le sue rivendicazioni sui territori ad ovest del Giordano. Dunque non si capisce su quali basi cerchi ora di avanzare una rivendicazione di proprietà su dei Manoscritti che con tutta evidenza rappresentano una pietra miliare nella storia della cultura ebraica”.
I giordani non sono gli unici a tentare di mettere le mani sui famosi Manoscritti redatti in ebraico e aramaico più di sei secoli prima della conquista araba della Terra d’Israele. Lo scorso aprile l’Autorità Palestinese aveva cerato di spingere il governo canadese ad annullare la mostra sostenendo che i Rotoli sono stati “rubati dal territorio palestinese”.

I Manoscritti del mar Morto sono composti da circa 900 testi, biblici ed extrabiblici, considerati uno dei più importanti ritrovati archeologici del XX secolo. Inizialmente scoperti per caso da un pastore beduino nel 1947 in una grotta presso Qumran, sulla sponda nord-occidentale del Mar Morto, vennero successivamente arricchiti da quelli rinvenuti in un totale di undici grotte, nella stessa zona, nel corso di varie ricerche proseguite fino al 1956. I testi comprendono alcune delle uniche copie giunte sino a noi di testi biblici redatti prima del 100 a.e.v ., restituendoci una testimonianza unica della vita ebraica all’epoca del Secondo Tempio.

«I giordani – si legge in un editoriale di Ma’ariv (7.1.10) – quei giordani che sedici anni fa hanno fatto la pace con Israele, oggi rivendicano un diritto di proprietà sui Rotoli del Mar Morto perché, dicono, sono stati rubati da Israele in territorio occupato. Ora, è chiaro che qualunque persona normale farà fatica a capire una tale impudente sfrontatezza. Il Regno Hashemita, questa invenzione franco-britannica promossa da Lawrence of Arabia allo scopo di sistemare una dinastia beduina proveniente dall’Hejaz della penisola arabica, questo stato che non ha una vera storia e che per reggersi deve fare affidamento sulle armi dell’esercito israeliano e sull’aiuto di una centrale di intelligence americana, accampa diritti di proprietà su antichi rotoli ebraici che hanno il merito, fra l’altro, di dimostrare quanto le confuse percezioni in fatto di colonialismo e di occupazione siano semplicemente una questione di tempo. Intanto salta fuori che la proprietà dei Rotoli del Mar Morto non viene rivendicata solo dal regno di cartapesta ad est del Giordano, ma anche dall’Autorità Palestinese di Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e Salam Fayyad. E qui pare evidente che i palestinesi hanno sviluppato una grave forma di dissonanza cognitiva, insomma che dovrebbero mettersi d’accordo con se stessi. Sono loro, infatti, che sostengono chiassosamente che in questa terra non esiste nessuna traccia di storia ebraica, che a Gerusalemme non è mai esistito nessun Tempio ebraico eccetera eccetera. Eppure proprio quei Rotoli, di cui rivendicano la proprietà come “palestinesi”, testimoniano fra l’altro (se mai ce ne fosse bisogno) dell’esistenza precisamente di quel Tempio “immaginario”, tanto che ne discutono il grado di purità, suo e dei suoi sacerdoti (per non dire della tesi di alcuni studiosi secondo cui i Rotoli stessi facevano parte del patrimonio del Tempio prima che ne venissero asportati a causa dell’assedio dei Romani). Evidentemente i palestinesi, un popolo di invenzione assai recente, un’accolta di immigrati per la maggior parte giunti in questa terra nel XIX secolo come coloni importati dal viceré d’Egitto Ibrahim Pasha, devono dedicarsi incessantemente alla riscrittura fantasiosa della storia».

UN PO’ DI STORIA
Il primo lotto di sette rotoli venne trovato da pastori beduini nella Grotta 1 nel 1947, in un periodo in cui stava per consumarsi l’aggressione araba che avrebbe dato luogo alla prima guerra arabo-israeliana. Poco dopo la nascita dello stato di Israele, tre rotoli vennero clandestinamente acquistati dal professor E. L. Sukenik, dell’Università Ebraica di Gerusalemme, da un trafficante d’antichità arabo-cristiano di Betlemme. Gli altri quattro rotoli finirono nelle mani di Mar Athanasius Yeshua Samuel, metropolita del monastero siriaco-giacobita di San Marco, a Gerusalemme. Questi nel 1949 si recò negli Stati Uniti con i rotoli, ma passarono cinque anni prima che trovasse un acquirente. Il 1 giugno 1954, Mar Samuel pubblicò un’inserzione sul Wall Street Journal mettendo in vendita “I quattro rotoli del Mar Morto”. L’inserzione attirò l’attenzione di Yigael Yadin, figlio del prof. Sukenik, che aveva appena smesso la divisa di capo di stato maggiore delle Forze di Difesa israeliane per tornare a dedicarsi alla sua vocazione di archeologo. Con l’aiuto di intermediari, il 1 luglio 1954 i quattro rotoli vennero acquistati da Mar Samuel, presso il Waldorf-Astoria Hotel di New York, per 250.000 dollari. Parte della cifra venne coperta da D. S. Gottesman, un filantropo di New York i cui eredi sponsorizzarono successivamente la costruzione del Santuario del Libro, la struttura all’interno dell’Israel Museum di Gerusalemme dove i manoscritti sono conservati e in mostra al pubblico. Questi sette rotoli sono: Isaia A e Isaia B, il Commentario ad Abacuc, il Rotolo della Benedizione, La Regola della Comunità (o Manuale di Disciplina), il Rotolo della Guerra (dei figli della luce contro i figli delle tenebre) e l’Apocrifo della Genesi: tutti in ebraico tranne l’ultimo in aramaico.
Per alcuni anni dopo la prima scoperta, le altre grotte vennero saccheggiate da tombaroli beduini, cosa che ha sicuramente comportato la perdita irreparabile di materiale preziosissimo. Successivamente sono state compiute campagne di scavi sistematiche che hanno setacciato gli otto chilometri di rupi lungo della zona di Qumran. Delle undici grotte che contenevano manoscritti, cinque vennero scoperte dai beduini e sei dagli archeologi.
Nella Grotta 4, ad esempio, vennero rinvenuti 15.000 frammenti di almeno seicento testi compositi. L’ultimo manoscritto venne trovato nel 1956 nella Grotta 2 e comprende il Rotolo dei Salmi, un “targum” (versione) in aramaico di Giobbe e il Rotolo del Tempio, il più lungo dei Rotoli di Qumran. Il Rotolo del Tempio venne acquistato da Yigael Yadin ed è oggi conservato nel Santuario del Libro insieme ai primi sette. Tutti gli altri manoscritti, dai più grandi ai frammenti più minuti, sono conservati nell’edificio del Museo Rockefeller di Gerusalemme.
Il Museo Rockefeller venne costruito fra il 1930 e il 1938 a Kerem el-Sheik, una collinetta appena fuori l’angolo nord-orientale delle mura della Città Vecchia di Gerusalemme, grazie ad una cospicua donazione del filantropo americano John D. Rockefeller. Venne gestito da un Board of Trustees” internazionale fino al 1966, quando venne nazionalizzato da re Hussein di Giordania. Poco dopo, con la guerra dei sei giorni del 1967, passò sotto amministrazione israeliana. Dal 1967 il Museo Rockefeller viene gestito congiuntamente dall’Israel Museum e dell’Israel Department of Antiquities and Museums (successivamente rinominato Israel Antiquities Authority).

(Da: Jerusalem Post, Maariv, jewishvirtuallibrary.org, israele.net, 3-13.1.10)

Nella foto in alto: L’inserzione per la vendita dei Rotoli del Mar Morto, sul Wall Street Journal del 1 giugno 1954