Se in occidente si ascoltassero di più le vere voci dell’islam

“Giornalisti e politici europei assecondano l’estremismo terrorista pur di non passare per anti-islam” – “In Israele ho visto che nulla di ciò che avevo sentito in Europa sul conflitto israelo-palestinese corrispondeva alla realtà”

In una trasmissione del 3 giugno 2022 sulla tv egiziana Al-Kahera Wal-Nas, il conduttore televisivo egiziano Ibrahim Eissa si è scagliato contro i “giornalisti e politici europei” convinti che la Fratellanza Musulmana rappresenti la vera religione islamica e che di conseguenza, pur di non passare per anti-islamici, ne assecondano e subiscono l’estremismo anti-occidentale finendo addirittura col tacciare di “islamofobia” i veri islamici che invece si oppongono a quel “gruppo di terroristi assassini”:

Ibrahim Eissa: “[I Fratelli Musulmani] controllano tutti i consigli e le organizzazioni che rappresentano i musulmani in Europa. […] Hanno il monopolio di parlare a nome dei musulmani in Europa. Giocano un ruolo importante nel plasmare il modo in cui la stampa occidentale vede l’Egitto. Perché? Perché i giornalisti occidentali, francesi, tedeschi o inglesi, così come i politici, soprattutto di sinistra e liberal, credono che aprirsi ad altre culture significhi accettare quell’estremismo. Non vedono i Fratelli Musulmani come un gruppo estremista e terrorista. Vedono i Fratelli Musulmani come un gruppo che rappresenta una cultura diversa, e dicono: dobbiamo rispettare le altre culture e non dobbiamo etichettarle come estremiste, giacché questa è la loro cultura e sono liberi di sostenerla. Questa logica aperta e liberal ignora il fatto che si tratta di un gruppo di assassini. Hanno paura di dirlo perché non vogliono apparire come anti-islamici. […] Cosa c’entrate voi, americani o francesi di sinistra? Voi non capite niente. Non conoscete questa cultura e non capite questa religione. Anche voi, gruppi per i diritti umani… non capite niente. Parlate dell’estremismo come se fosse la religione [islamica]. Rispettate l’estremismo perché pensate che sia la religione. No signori, non lo è. E come non bastasse, sviluppano teorie su di noi. Dicono: oh, siete l’uno contro l’altro, siete islamofobi. Loro dicono a noi che siamo islamofobi! Ma i membri della Fratellanza Musulmana e gli islamisti con la loro occidente-fobia, e che parlano di una cospirazione crociata globale: quello va tutto bene. È pazzesco. Pazzesco. Il mondo è impazzito.”
(Da: memri.org, 5.7.22)

 

Sofia Swidi, giovane belga musulmana in visita in Israele

Stereotipi infranti: una delegazione di giovani musulmani europei in visita in Israele

La 18enne Sofia Swidi, una musulmana belga che vive alla periferia di Bruxelles, ha visitato Israele ai primi di luglio e ha scoperto, dice, che nulla di ciò che aveva sentito in patria sul conflitto israelo-palestinese corrispondeva alla realtà sul terreno.

“Quello che vediamo nei nostri mass-media sono sempre soldati israeliani armati di mitra che picchiano i palestinesi – afferma Swidi – L’altro giorno abbiamo fatto un giro a Gerusalemme e mi è capitato di vedere una soldatessa israeliana alla fermata dell’autobus: una persona perfettamente normale, solo in uniforme. Era molto dolce, come qualsiasi altra ragazza indipendentemente da dove viene o dalla sua religione”.

Sofia vive a Molenbeek, uno dei comuni diventati famosi come covo di estremisti musulmani. Da lì provenivano gli autori di sanguinosi attentati terroristici in Belgio e in altri paesi europei. “Oggi ci sentiamo un po’ più al sicuro – continua Swidi – Il terrorismo in Europa è diminuito, ma gli stereotipi su di noi esistono ancora. Attentati e terrorismo colpiscono anche noi, ci gettano addosso una cattiva reputazione. C’è la paura di essere etichettati come musulmani terroristi”.

Ebrei e arabi su un tram di Gerusalemme

Sofia è arrivata in Israele nel quadro di una delegazione di 40 giovani leader della comunità musulmana provenienti da Francia e Belgio. Il viaggio è stato organizzato dalla ong educativa israeliana LNET e guidato dall’imam francese Hassen Chalghoumi, noto per le sue opinioni moderate e la sua opposizione all’antisemitismo. I partecipanti hanno anche incontrato il presidente d’Israele, Isaac Herzog.

Tra i partecipanti al viaggio c’era anche Abd al-Hamid Benishu, che negli anni ’90 ha lavorato come poliziotto belga e che a lungo ha messo in guardia contro il crescente estremismo tra i giovani di Molenbeek. “Proviene dalle moschee – dice Benishu, che è nato in Algeria e vive in Belgio da quando aveva 22 anni – C’è un lavaggio del cervello. Oggi predicano in modo più sofisticato, ma i messaggi sono chiari e l’estremismo nelle moschee esiste ancora. Un musulmano non vede se stesso come un cittadino belga ma come un immigrato, parte del collettivo musulmano. Il Belgio è stato troppo tollerante con gli estremisti musulmani per molti anni. Occorrono limiti”.
(Da: jns.org, 11.7.22)

 

Lo scorso 15 luglio, l’influencer saudita Mohammed Saud ha pubblicato sul suo account Twitter un video in cui suona la HaTikvà, l’inno nazionale di Israele, con l’oud, uno strumento tradizionale arabo. La didascalia del post diceva, in ebraico: “Prepararsi alla pace e alla normalizzazione, esercitandosi nel frattempo”:

(Da: memri.org, 15.7.22)