Se la (nuova) ostilità verso Israele si sposa alla (vecchia) ostilità verso gli ebrei

Uno studio britannico dimostra che esiste una correlazione chiara e innegabile tra le più ostili posizioni anti-israeliane e i più tradizionali pregiudizi anti-ebraici

Di Jonathan Boyd

Jonathan Boyd, autore di questo articolo

La maggior parte degli ebrei ritiene che le campagne per il boicottaggio di Israele siano perlomeno “probabilmente” antisemitiche, quando non “decisamente” tali. I dati raccolti nel 2018 da JPR (Institute for Jewish Policy Research) per conto dell’Unione Europea dimostrano che il 75% degli ebrei britannici condivide una di queste due valutazioni. In tutta Europa, la media si attesta sull’82%.

Chiaramente, non tutti gli ebrei sono d’accordo. E anche gli esempi di antisemitismo elencati nella definizione operativa approntata dall’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance) lasciano alcuni margini di dubbio. Innanzitutto, la parola “boicottaggio” non compare nella definizione, né vi compare la parola “apartheid”, un’altra accusa continuamente mossa a Israele dai suoi critici più ostili. In secondo luogo, nel valutare se uno degli esempi fatti dall’IHRA sia antisemita, la definizione afferma chiaramente che si deve “tenere in considerazione il contesto generale”.

Ad una manifestazione in Germania per il boicottaggio di Israele (con bandiere della pace e un cartello che dice “anti-sionismo non è antisemitismo”), una vignetta negazionista che mostra un ebreo, ritratto secondo i tratti del più classico antisemitismo, che “esagera” il peso della Shoà a scapito di tutti gli altri (clicca per ingrandire)

Quindi le cose sono un po’ sfuggenti, su questo tema, come forse è giusto che sia. Almeno in alcuni casi, il sostegno al boicottaggio e persino le accuse di apartheid da parte di non ebrei non sono motivate da malanimo razzista, ma scaturiscono piuttosto dal desiderio di rompere lo stallo in cui versa il conflitto israelo-palestinese, oppure sono meramente impulsive: influenzate dall’opinione di massa e fondate su una visione disinformata e parziale della realtà, ma scevre da pregiudizi anti-ebraici.

Tuttavia, questo nuovo studio del JPR (sostenuto nel Regno Unito dal Community Security Trust e dal Department for Communities and Local Government) indica che questa evenienza è tutto sommato rara: in realtà, quello che si verifica è che più una persona ha convinzioni pregiudiziali anti-ebraiche, come quelle relative alla ricchezza, alla presunta superiorità e a malvagi usi del potere, più alta è la probabilità che quella persona sostenga anche che Israele deve essere boicottato.

I margini di incertezza di cui si diceva conferiscono ai più ostili accusatori di Israele lo spazio per protestare la loro totale innocenza rispetto ai sospetti di pregiudizio anti-ebraico e alle accuse di antisemitismo. Ma questo studio dimostra che esiste una correlazione chiara e innegabile tra le idee anti-israeliane e le più tradizionali idee anti-ebraiche. Naturalmente lo studio non può analizzare la coscienza di ogni singolo individuo, ma può verificare la probabilità statistica. E quello che si scopre con grande chiarezza è che il sostegno alle campagne sul boicottaggio e alle accuse di apartheid tendono nettamente ad abbinarsi con un qualche grado di sentimenti anti-ebraici.

(Da: Times of Israel, 31.1.19)