Se le Nazioni Unite vìolano i diritti dei minorenni israeliani

Un rapporto Onu tace i nomi degli autori di un attentato che ha ucciso una ragazzina: per non compromettere le ong palestinesi implicate col terrorismo?

Di Becca Wertman

Becca Wertman, autrice di questo articolo

Per gli standard delle Nazioni Unite, pareva persino un buon rapporto. Lo scorso 15 giugno il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, pubblicava il suo rapporto annuale su minorenni e conflitti armati. In considerevole contrasto con i faziosi attacchi unilaterali a Israele tipici di molte strutture delle Nazioni Unite, il documento di Guterres descrive in dettaglio le violazioni dei diritti subite dai minorenni israeliani, accanto ai minorenni di altre situazioni di conflitto armato che si svolgono in varie parti del mondo.

Tuttavia, un’attenta lettura del testo rivela un errore fattuale grave e inquietante, che maschera efficacemente il terrorismo palestinese e conferma la tradizionale ingiustizia nei confronti delle vittime israeliane. In altri termini, forse a ben vedere il rapporto è negativo come ogni altra pubblicazione delle Nazioni Unite.

Parlando di gravi violazioni in “Israele e stato di Palestina”, il rapporto del Segretario Generale afferma: “Una ragazza israeliana è stata uccisa nella Cisgiordania occupata da un ordigno esplosivo artigianale attribuito ad autori non identificati” (corsivo nostro).

Rina Shnerb, 17 anni, assassinata a sangue freddo il 23 agosto 2019 in un attentato del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina

In realtà è ben noto che la ragazza israeliana, Rina Schnerb, è stata assassinata da una cellula terroristica del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp). Le identità specifiche dei supposti responsabili della grave violazione sono note dal dicembre 2019 (alcune sin dall’ottobre 2019), e sono state pubblicate più volte in rapporti facilmente reperibili. In particolare, il 19 dicembre le autorità israeliane hanno annunciato la scoperta di una rete terroristica del Fplp, composta da una cinquantina di persone, che era attiva in Cisgiordania ed era responsabile di una serie di atti di violenza tra cui l’omicidio dell’adolescente israeliana.

Tra gli arrestati, poi formalmente incriminati ed ora sotto processo, figurano diversi dipendenti di organizzazioni non governative (ong) che collaborano con agenzie delle Nazioni Unite nella regione. Ad esempio, uno di questi individui, Samer A’rbeed, è sotto processo per aver comandato la cellula terroristica del Fplp che ha perpetrato l’attentato esplosivo. Secondo l’atto d’accusa a suo carico, A’rbeed ha preparato e fatto esplodere l’ordigno. Ma ha anche lavorato come contabile per la ong Union of Agricultural Work Committee (UAWC). Il suo collega Abdel Razeq Farraj, “direttore finanziario e amministrativo” della UAWC, è accusato di vari reati relativi al beneplacito dato all’attentato. Un altro di questi individui, Walid Hanatsheh, è sotto processo perché sospettato d’essere il capo delle operazioni “militari” del Fplp e d’aver comandato la cellula terroristica del Fplp che ha effettuato l’attentato esplosivo. Secondo l’atto d’accusa a suo carico, Hanatsheh ha finanziato l’attentato. Hanatsheh era “direttore finanziario e amministrativo” degli Health Work Committees’ (HWC) ed è registrato come membro del Consiglio di gestione della Palestinian NGO Network (PNGO).

Le Nazioni Unite non possono affermare, senza screditarsi, di non essere a conoscenza di queste pertinenti informazioni. Dopo l’attentato, lo stesso ambasciatore d’Israele presso le Nazioni Unite scrisse al Segretario Generale Guterres informandolo che la minorenne era stata assassinata da “terroristi palestinesi”. Le stesse Nazioni Unite hanno riconosciuto d’essere a conoscenza dell’identità di almeno uno degli autori in un comunicato stampa diramato il 18 ottobre 2019 da tre esperti dell’Onu in cui si spiegava che “…le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato il signor Al-Aʼrbeed fuori dal suo posto di lavoro a Ramallah il 25 settembre 2019: è stato arrestato per sospetto coinvolgimento nell’esplosione di una bomba avvenuta vicino all’insediamento di Dolev, nella Cisgiordania occupata, nell’agosto 2019. Una ragazza israeliana di 17 anni è stata uccisa e suo fratello e suo padre sono rimasti feriti”!.

Attribuendo l’attentato dello scorso agosto ad “autori non identificati”, le Nazioni Unite hanno commesso un tragico errore. Incapaci di nominare e smascherare gli assassini della ragazzina israeliana, forse per la preoccupazione di non nuocere ai partner terroristi dell’Onu, le Nazioni Unite falliscono nel compito di monitorare e riferire in modo accurato sulla situazione dei conflitti armati in atto in Israele, Cisgiordania e Gaza. Che le Nazioni Unite continuino a fare affidamento su organizzazioni come UAWC e HWC, e almeno altre sei che hanno legami con il gruppo terroristico Fplp, come loro partner e come fonti di informazione non è solo un fatto immorale: è un fatto che compromette alla base la capacità delle Nazioni Unite di garantire che i diritti dei minorenni vengano tutelati.

Possiamo solo sperare che questo increscioso incidente dimostri una volta per tutte alle Nazioni Unite il danno che deriva loro dal collaborare con organizzazioni legate al terrorismo. Il minimo necessario sarebbe sia un rapporto rettificato, sia un riesame sostanziale delle organizzazioni che le Nazioni Unite scelgono come loro alleate.

(Da: Times of Israel, 14.7.20)