Se le potenze si allarmano davvero per l’atomica iraniana

Le ultime rivelazioni diminuiscono di fatto le probabilità di un raid israeliano

di Ronen Bergman

image_2618Al di là dei dettagli di ciò che si sta facendo nel sito nucleare che l’Iran teneva segreto, al di là della risposta iraniana alla rivelazione del sito stesso e al di là della reazione del presidente americano, vi è un altro aspetto intrigante che preoccupa in questo momento Europa e Stati Uniti: il primo ministro Benjamin Netanyahu darà ordine alle forze aeree israeliane di distruggere il progetto nucleare iraniano, o almeno le sue parti che sono note a Israele?
La risposta a questo interrogativo non è netta. L’effetto delle recenti rivelazioni, qui, non ha tanto a fare con la mera esposizione dell’impianto nucleare in se stesso quanto piuttosto con l’influenza che tale rivelazione eserciterà sull’opinione pubblica globale e soprattutto sulla condotta delle potenze mondiali rispetto all’Iran.
Per come si sono messe le cose perlomeno nei primi giorni dopo la rivelazione del sito segreto, sembra esservi spazio per la speranza che la scoperta, finita sulle prime pagine in tutto il mondo, possa in effetti ridurre, anziché aumentare, le probabilità che Israele proceda con quell’operazione militare che è così restio ad intraprendere.
Le novità sul sito clandestino, sebbene non costituiscano la prova schiacciante a sostegno dei sospetti sullo sviluppo da parte dell’Iran di armi nucleari, dimostrano tuttavia che Teheran ha mentito spudoratamente all’agenzia atomica internazionale AIEA nascondendo informazioni cruciali sul proprio progetto atomico. È chiaro a tutti che, se l’Iran fosse interessato a un progetto atomico esclusivamente votato alla produzione pacifica di energia elettrica, come sostiene (e come fanno senza problemi diversi altri paesi mediorientali), non avrebbe avuto nessun motivo per tenere nascosto un gigantesco impianto di centrifughe. Inoltre non avrebbe costruito questo impianto sottoterra, protetto da batterie di missili anti-aerei. Le rivelazioni dimostrano dunque che gli allarmi lanciati da Israele negli anni scorsi erano fondati: gli iraniani aspirano davvero a produrre armi di sterminio.
Secondo le stime israeliane, queste recenti rivelazioni spingeranno la maggiori potenze a reagire. Il primo segnale in questo senso si è già avuto con la inconsueta conferenza stampa tenuta dai leader di Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Se le potenze dovessero reagire, come ci si aspetta, dando un giro di vite alle sanzioni economiche contro Teheran, sarebbe ancora possibile frenare il progetto nucleare militare iraniano, rendendo di conseguenza superfluo il raid israeliano.
L’Iran vede la prospettiva di trasformarsi in potenza nucleare come una sorta di garanzia politica per la sopravvivenza del suo regime. Se le grandi potenze metteranno in chiaro che in realtà proprio la continuazione del progetto comporterà per Teheran un prezzo tale da far vacillare il regime (ad esempio rafforzando le sanzioni economiche), allora gli ayatollah potrebbero riconsiderare le loro opzioni. Il regime iraniano sostiene alla grande il terrorismo suicida, ma non è suicida esso stesso. In fin dei conti, il primo e forse unico interesse che guida i suoi capi è la loro propria sopravvivenza.

(Da: YnetNews, 27.09.09)

Nella foto in alto: Il sito dell’impianto per l’arricchimento dell’uranio a Qom che l’Iran ha cercato di tenere segreto