Se ne discute in Israele

Alcuni commenti dagli editoriali della stampa israeliana del 24 ottobre

image_1878Haaretz vede l’ anniversario dell’assassinio del Primo Ministro Yitzhak Rabin come un’opportunità di educare la popolazione sul significato di democrazia. Yigal Amir, nella sua decisione di assassinare Yitzhak Rabin, era imbevuto della fede nella giustizia della sua causa. Generazioni di giovani devono essere educate contro questa fede e questa causa. Inoltre, aggiunge l’editoriale, “l’educazione alla democrazia deve comprendere il dibattito sul controllo da parte di Israele della vita dei palestinesi privi di diritti civili. Senza la discussione di questi argomenti nel giorno della commemorazione dell’assassinio di Yitzhak Rabin, l’iniziativa non sarebbe educativa, ma ipocrita”.

Il Jerusalem Post chiede che il Consiglio del Ministero delle Comunicazioni per le trasmissioni via cavo e satellite prenda posizione riguardo alla minaccia del provider HOT di cessare le trasmissioni della rete di notizie CNN. Sebbene sia improbabile che legioni di israeliani furiosi assedino gli uffici di HOT per protestare contro la decisione di togliere un altro canale dai nostri schermi, il CCSB deve proteggere il pubblico imponendo riduzioni di tariffe sostanziose e significative, commisurate al valore dei canali eliminati.

Yediot Aharonot nota che il Capo di Stato Maggiore delle Forze di Difesa israeliane Gaby Ashkenazi ha recentemente rimproverato il generale di Brigata Yair Golan per aver disobbedito agli ordini della Corte Suprema e delle Forze Armate ed aver usato la procedura di ‘avvertimento preliminare’ con cui un residente locale è obbligato ad avvertire gli occupanti di una casa che è imminente l’arresto di uno degli occupanti. Gli editorialisti asseriscono che “il ‘giusto preavviso’ non è sempre la scelta corretta, ma non è vero nemmeno il contrario. L’ imposizione della Corte Suprema riduce quindi le possibilità e rischia di costringere un comandante a scegliere opzioni che non sono così buone, anche da un punto di vista umanitario.” Il giornale osserva che la Corte Suprema ha approvato l’uso limitato di eliminazioni mirate e le chiede di riconsiderare il suo divieto assoluto dell’equo preavviso.

Ma’ariv cita varie inchieste e sostiene che la grande maggioranza dei palestinesi che vive in campi profughi non desidera essere sradicata di nuovo per ritornare nelle case pre-1948 o pre-1967. L’editoriale suggerisce, quindi, che i campi vengano rasi al suolo e i residenti siano cooptati nella costruzione di alloggi permanenti, scuole vere e proprie ecc., in modo da potersi stabilire nelle aree in cui risiedono attualmente.

(Da: quotidiani israeliani, 24.10.07)