Secondo l’Autorità Palestinese, “uccidete gli ebrei” non è apologia di reato

A 70 anni da Wannsee, autorità religiose e politiche palestinesi aizzano l’odio contro gli ebrei.

image_3342Dopo la sua nomina a mufti di Gerusalemme (massima autorità religiosa palestinese), Muhammad Hussein ha disseminato istigazione all’odio anti-ebraico da ogni pulpito. La scorsa settimana ha preso parte a un evento inteso a celebrare il 47esimo anniversario della nascita dell’Olp (l’Organizzazione per la liberazione della Palestina) e per l’ennesima volta, come un disco rotto, ha voluto citare per esteso nel suo discorso la frase attribuita al profeta Maometto secondo cui la fine dei giorni non arriverà finché tutti gli ebrei non saranno stati ammazzati dai musulmani. Secondo tale tradizione (hadith), “l’ora della resurrezione non verrà fino a quando non combatterete gli ebrei, che si nasconderanno dietro pietre e alberi, e le pietre e gli alberi diranno: oh musulmano, servo di Allah, c’è un ebreo dietro di me, vieni e uccidilo”.
Naturalmente se venisse indagato dalle autorità di polizia israeliane per istigazione all’omicidio (come ha chiesto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu), Muhammad Hussein riuscirebbe a trasformarsi subito in un eroe islamico e in un martire della libertà di pensiero.
(Da: Yisrael Hayom, 23.1.12)

Intervistato da AP, Reuters e radio-tv israeliana, il mufti dell’Autorità Palestinese si è giustificato dicendo d’aver semplicemente citato una tradizione islamica del cui contenuto non può essere considerato personalmente responsabile. “Non chiediamo di uccidere gli ebrei – ha detto domenica alla radio israeliana Reshet Bet – Noi non abbiamo mai detto: uccidete gli ebrei. È l’hadith che lo dice. Io non sono responsabile di quello che dice l’hadith. L’hadith è nel libro, ed è un nobile hadith, non è il mio hadith”.
Anche il ministro per gli affari religiosi dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Al-Habbash, ha preso le difese del mufti nella stessa trasmissione. “Questa non è istigazione ad uccidere gli ebrei – ha affermato – Noi non possiamo cambiare gli storici scritti della religione, né vogliamo cambiarli. Comunque la realtà è che noi vogliamo arrivare a una pace giusta”.

«Le affermazioni dei due massimi esponenti religiosi dell’Autorità Palestinese – si legge in un comunicato di Palestinian Media Watch, l’organizzazione che ha diffuso il video del discorso – travisano le parole pronunciate dal mufti. In realtà, il contesto in cui il mufti ha citato l’hadith che preconizza l’uccisione di ebrei da parte dei musulmani dimostra che nelle sue intenzioni l’hadith è del tutto pertinente alla realtà attuale del conflitto israelo-palestinese. Il mufti infatti ha introdotto l’hadith facendo riferimento ai “quarantasette anni” della lotta di Fatah e alla “rivoluzione” palestinese, inserendo chiaramente l’hadith nel contesto odierno, per poi aggiungere che si tratta di un hadith “degno di fiducia” da una raccolta “degna di fiducia” che è parte del diritto e del credo islamico. Dopo aver citato l’hadith, il mufti ha sostenuto che gli israeliani oggi piantano “alberi di Gharqad attorno agli insediamenti e alle colonie”, suggerendo che essi si stiano attrezzando per quando i musulmani adempiranno al comando dell’hadith e verranno ad ucciderli. Infatti, secondo la tradizione islamica, l’albero di Gharqad sarà l’unico che non “denuncerà” gli ebrei nascosti dietro di sé. Sostenendo che gli ebrei oggi circondano le proprie comunità i alberi di Gharqad, il mufti ha messo esplicitamente in relazione l’hadith tradizionale con l’uccisione di ebrei nei tempi attuali, e dunque non stava semplicemente citando scritti storici, come ha cercato di sostenere.»
Va anche notato che l’intervento del mufti Muhammad Hussein è stato introdotto da un membro di Fatah con queste parole: “La nostra guerra con i discendenti delle scimmie e dei maiali [i.e. gli ebrei] è una guerra di religione e di fede. Lunga vita a Fatah! [A lei la parola] nostro onorevole sceicco”.
Palestinian Media Watch dichiara comunque di disporre dell’intero filmato del discorso, trasmesso il 9 gennaio dalla tv dell’Autorità Palestinese, con la citazione del mufti nel suo autentico contesto.

Va segnalato infine che il 16 gennaio YouTube ha bloccato l’accesso a Palestinian Media Watch definendo “inappropriato” il filmato del discorso del mufti dell’Autorità Palestinese messo on-line. L’accesso è stato ripristinato il 18 gennaio in seguito alle proteste di numerosi utenti.
(Da: PMW, isarele.net, 23.1.12)

Per vedere il video (con testo e sottotitoli in inglese):

http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=157&doc_id=6119

Su YouTube:

http://www.youtube.com/watch?v=k83bul6tfdY

L’INFATICABILE PARLAMENTARE ARABA ISRAELIANA CHE APPOGGIA UN AUTORE PREGIUDIZIALMENTE ANTI-EBRAICO

A quanto pare Hanin Zoabi è un politico molto impegnato. Dopo essere stata a bordo della nave Mavi Marmara in compagnia di terroristi turchi, dopo aver celebrato la scarcerazione da parte di Israele (sotto ricatto) di sanguinari terroristi di Hamas e dopo aver partecipato a manifestazioni visceralmente anti-israeliane in mezzo mondo, la parlamentare araba israeliana ha scritto la prefazione a un nuovo libro pubblicato dal britannico Ben White, un autore notoriamente prevenuto contro Israele e da molti considerato francamente antisemita.
Il libro, intitolato “Palestinians in Israel: Segregation, Discrimination and Democracy” (Palestinesi in Israele: segregazione, discriminazione e democrazia) presenta un approccio smaccatamente anti-israeliano. Nelle quattro pagine di prefazione, Zoabi parla di quella che definisce l’impresa “razzista” dei coloni fondata sulla “pulizia etnica”, e parla degli israeliani come di coloro che si sono presi la terra degli arabi. Di più. La parlamentare della Knesset scrive che al cuore del conflitto non vi sono solo la Cisgiordania e la striscia di Gaza, ma anche gli arabi israeliani. Zoabi aggiunge poi che, dopo cinquant’anni di tentativi politici, gli arabi israeliani hanno colto la forza intrinseca della democrazia ed ora puntano a minare la legittimità morale e politica di Israele, riducendolo al rango di un progetto “colonialista e razzista”.
La sezione britannica di Amnesty International non si è fatta sfuggire l’occasione e ha organizzato per giovedì prossimo un evento per il lancio del nuovo libro di Ben White, suscitando vivacissime proteste da parte di varie organizzazioni, ebraiche e non, che hanno scritto ai dirigenti dell’organizzazione chiedendo di cancellare l’evento a favore di un dibattito un po’ più equilibrato sul conflitto israelo-palestinese. Già in passato la comunità ebraica britannica aveva denunciato le posizioni pregiudizialmente antiebraiche di White alla luce di vari suoi articoli pubblicati nel corso degli anni. Nel 2002, White scrisse di non considerarsi antisemita, ma di poter ben capire perché tanti lo sono. Accusando Israele di “incessanti crimini”, sosteneva che tali crimini sarebbero la causa principale dell’antisemitismo a livello globale.
(Da: YnetNews, 23.1.12)

In occasione di una perquisizione condotta il mese scorso negli uffici di Hamas a Tulkarem (Cisgiordania), i militari israeliani hanno trovato una fotografia che ritrae la parlamentare araba israeliana Hanin Zoabi (lista Balad) in compagnia di diversi alti esponenti di Hamas, fra cui Aziz Dwaik e Mariam Saleh. La Zoabi ha reagito dicendo che “i militari israeliani non dovrebbero fare queste perquisizioni, ma mettere fine all’occupazione”, che “tutto il mondo riconosce Hamas” e che “noi non la consideriamo un’organizzazione terroristica”. Nota: Hamas è classificata tra le organizzazioni terroristiche, oltre che da Israele, da Canada, Unione Europea, Giappone e Stati Uniti.
(Da: guysen.com, 20.1.12)

Un video in cui il parlamentare arabo israeliano Ahmed Tibi (lista UAL-Ta’al) fa l’apologia degli attentatori suicidi (shahid) è stato pubblicato su Youtube dall’organizzazione Palwatch (PMW). Parlando a un incontro dell’Autorità Palestinese, Ahmed Tibi afferma: “Lo shahid (martire) è l’apice della gloria. Non c’è valore superiore al sacrificio. Lo shahid, con il suo sangue, apre la via verso la libertà e la liberazione. Lo shahid è il simbolo della lotta per la patria”.
(Da: guysen.com, 19.1.12)