Un sondaggio d’opinione condotto tra i palestinesi dal 22 novembre al 2 dicembre, e pubblicato mercoledì dal Palestinian Center for Policy and Survey Research diretto da Khalil Shikaki, registra un vistoso aumento del sostegno a Hamas, anche nella striscia di Gaza devastata dalla guerra provocata e protratta dal gruppo terrorista islamista
Quando le terribili immagini delle sofferenze dei civili di Gaza inondano i media e infiammano le passioni al di là di ogni pensiero razionale, la sfida è rimanere lucidi riguardo alle responsabilità per gli orrori a cui assistiamo.
Quanto è importante lo stato d’Israele per gli ebrei nel mondo? Quanto è importante la forza di quello stato per la sicurezza degli ebrei che non vivono lì? Ora abbiamo a disposizione un “esperimento controllato” che ci dà la risposta.
Sono cittadino israeliano da circa quindici anni e ho votato in una decina di elezioni israeliane, nazionali e locali. Non ho mai votato per Netanyahu o per il suo partito Likud in nessuna elezione.
Avete visto il video di mia figlia Naama Levy. Tutti l’hanno visto. L'avete vista trascinata per i suoi lunghi capelli castani dal retro di una jeep sotto la minaccia delle armi, da qualche parte a Gaza, con i pantaloni grigi della tuta coperti di sangue.
L’obiettivo di una guerra è costringere il nemico alla resa. Questo è precisamente l’obiettivo delle Forze di Difesa israeliane nell'attuale guerra contro Hamas.
Intervenendo al vertice COP28 di Dubai, la vicepresidente americana Kamala Harris ha affermato: “Noi non dobbiamo confondere Hamas con il popolo palestinese”. “Noi” israeliani, americani, occidentali non dobbiamo farlo. Ma i palestinesi e i loro sostenitori delinquenziali continuano a farlo acclamando e santificando Hamas.
Non chiediamo a nessuno, nemmeno a noi stessi, di vedere i video delle atrocità perpetrate dai terroristi palestinesi di Hamas il 7 ottobre in Israele. Ma siamo grati a coloro che l'hanno fatto, per dovere professionale e spirito di servizio, fornendone un resoconto verbale fedele.
Hanno sofferto la fame, sono stati drogati, gettati in tunnel umidi e buie soffitte, oppressi e picchiati dai loro rapitori o da folle di invasati. Sono stati marchiati a fuoco sulle gambe con i tubi di scappamento delle moto in modo che potessero essere identificati se avessero cercato di scappare
Gli israeliani che vivono nelle comunità del nord vicine al confine con il Libano hanno lanciato la scorsa settimana una campagna sui social network con il titolo “1701 o 10.07”.