Le tatzpitanit (plurale tatzpitaniyot) – che significa osservatrici – sono le soldatesse, di leva e quindi giovanissime, incaricate di controllare i monitor collegati alle telecamere di sorveglianza sulle frontiere di Israele, in particolare quelle più pericolose con Gaza e con il Libano
L’uccisione non intenzionale di sette operatori umanitari dell’organizzazione World Central Kitchen, lunedì a Gaza, è stata una terribile tragedia. È una delle innumerevoli tragedie della guerra a Gaza, una guerra spietatamente scatenata dall’invasione di Israele da parte di Hamas il 7 ottobre
Rispondendo martedì a un ricorso presentato alla Corte Suprema israeliana da varie organizzazioni per i diritti umani secondo le quali Israele non fornisce o addirittura impedisce la fornitura di aiuti umanitari alla popolazione civile di Gaza, lo Stato d'Israele ha reso noti i dati relativi all'entità degli aiuti forniti dal 7 ottobre.
Ultimamente faccio innervosire un po' più del solito i miei famigliari e conoscenti. Li interrompo bruscamente ogni volta che accennano ai “32.000 abitanti di Gaza uccisi nella guerra”. Ogni volta li interrompo e dico: “Non intendete distinguere tra combattenti e non combattenti?”
Uno dei gravi difetti che abbiamo noi ebrei è la tendenza a concentrarci sulle controversie interne, mentre fuori infuria una tempesta mortale. E’ accaduto nell’anno 2023. Potrebbe benissimo accadere di nuovo anche in questi giorni.
Sono oltre 365 milioni i cristiani nel mondo che subiscono persecuzioni per la loro fede, a vario titolo e con varie modalità.
E' quanto emerge dalla World Watch List 2024, il rapporto che la onlus Open Doors International realizza ogni anno svolgendo ricerche sul campo grazie a numerose reti locali e coinvolgendo ricercatori, esperti e analisti.
Una delle domande chiave che preoccupano politici, accademici, personalità dei media e gente comune è cosa accadrà a Gaza il giorno dopo la fine della guerra tra Israele e Hamas e la cacciata dell’organizzazione terroristica dal governo dell’enclave palestinese.
“Israele sta vivendo ore drammatiche, ma anche decisive per il proprio futuro. Lo dico non soltanto pensando alla guerra contro Hamas, ai civili ostaggi e alla risoluzione dell’Onu sul cessate il fuoco, ma anche alle evoluzioni interne della politica nazionale.