La destra israeliana si è messa nei guai. Aveva i suoi argomenti su un eccessivo potere della Corte Suprema e ne era ben convinta. Li portava avanti da decenni.
La destituzione, domenica, del ministro della difesa israeliano Yoav Galant da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu è stata un'espressione di mancanza di fiducia nelle più alte sfere delle agenzie di sicurezza israeliane e delle sue forze armate.
Il Senato accademico dell'Università di Gerusalemme ha messo in guardia rispetto alla riforma giudiziaria promossa dal governo del primo ministro Benjamin Netanyahu affermando che danneggerà il mondo accademico in Israele.
Anche lasciando da parte per un momento il pandemonio scatenato dalla proposta di riforma giudiziaria, comunque i partner della coalizione di governo del primo ministro Benjamin Netanyahu sembrano fare a gara su chi riesce meglio ad alienare gli alleati di Israele.
Quanti conflitti simultanei può gestire un piccolo paese? Israele, la cui superficie è più piccola di quella di Gibuti e la cui popolazione è inferiore a quella del Cairo, potrebbe trovarsi a scoprirlo presto.
Questo marzo segna un anno dall'inizio dell'attuale ondata di violenze e terrorismo anti-israeliani che ha causato la morte di 45 cittadini, israeliani o residenti nello stato ebraico, e il ferimento di decine di altri.
I ricercatori di HonestReporting sono rimasti letteralmente a bocca aperta quando hanno ascoltato la scioccante dichiarazione in cui Mohammed El-Kurd, l'attivista palestinese più amato dai mass-media, ammetteva di sapere che Israele non è uno stato di apartheid.
A una decina di giorni dalla fine della sessione invernale della Knesset, il 2 aprile, e l’inizio della pausa dei lavori per la Pasqua ebraica, ecco sei possibili scenari su come potrebbe evolvere la controversa vicenda della riforma giudiziaria.